Il visitatore che entra nella Sala dei Cento Giorni, situata al primo piano del Palazzo della Cancelleria, è accolto da un vasto ambiente di forma rettangolare lungo circa 24 metri per 12 e alto 12 ed è colpito dalla presenza di elementi architettonici affrescati sulle pareti, pregevole esempio di prospettiva architettonica, la sensazione che ne riceve è quella di riconoscere in essi spazi illusori che alludono, secondo il suo modello ideale, ad ambienti di diversa natura. In effetti il suo autore, Giorgio Vasari, ha spartito tutte le pareti orizzontalmente in tre fasce: un basamento, una zona centrale con le narrazioni e un alto attico che accoglie timpani, busti, scudi e figure allegoriche. L¿alto basamento è caratterizzato dalla presenza (tranne la parete Est d¿ingresso) di doppie scalee che collegano virtualmente il pavimento della sala alle grandi aperture che formano logge mentre nella parete (Nord) finestrata le scalee sono interrotte dalle finestre. La fascia centrale è destinata alle scene narrative che proseguono prospetticamente negli sfondi che sono costituiti da sale architettoniche con colonne. Dopo il primo momento di assestamento visivo, il visitatore inizia però a percepire un senso di disagio in quanto osservando le pedate delle scalee e i piani di calpestio sui quali insistono le narrazioni questi elementi che dovrebbero essere orizzontali gli appaiono invece inclinati verso di lui. Il motivo di questa diversa giacitura dei piani va ricercata nella differente quota esistente tra il visitatore e il centro di proiezione secondo il quale è stata costruita la prospettiva.
Questo effetto di disorientamento è stato effettivamente previsto da Vasari?
Premesso che uno studio sistematico sulla Sala dei Cento Giorni che accolga le nostre considerazioni a nostro avviso non ci risulta essere mai stato effettuato. Numerosi sono gli studiosi che si sono avvicinati con competenze diverse a questi affreschi ma sempre riservando a quest'opera un'attenzione parziale a seconda che lo studioso fosse uno storico d'architettura o d'arte.
Certamente una base di partenza di questa ricerca consiste nel provare a rintracciare e a collazionare i vari disegni che Vasari ha eseguito per la realizzazione degli affreschi. D'altronde è lo stesso artista aretino che ci ricorda che: ¿L¿anno medesimo [1544], avendo animo il cardinale Farnese di far dipignere la sala della Cancelleria nel palazzo di San Giorgio, monsignor Giovio, disiderando che ciò si facesse per le mie mani, mi fece fare molti disegni di varie invenzioni, che poi non furono messi in opera. Nondimeno si risolvé finalmente il cardinale ch¿ella si facesse in fresco, e con maggior prestezza che fusse possibile, per servirsene a certo suo tempo determinato".
Dunque Vasari ha redatto molti disegni di varie invenzioni ma questi sembrano non essere più nella disponibilità. Alcuni disegni come quelli conservati presso la Biblioteca Reale di Torino (Fig. 2) e alla Galleria Nazionale di Irlanda a Dublino (Fig. 3) denunciano chiaramente un forte riferimento al secondo riquadro, entrando nella Sala, della parete sud (Fig. 4).
L'osservazione e il raffronto tra questi disegni e la realizzazione pittorica presenta alcune interessanti differenze soprattutto nella dimensione del basamento e di conseguenza nella geometria delle scalee.
Può questa differente altezza del basamento tra quello progettato e quello realizzato aver contribuito a determinare quell'effetto di "vertigine" cui abbiamo fatto precedentemente riferimento?
Può Vasari non aver saputo controllare l'effetto prodotto dalla incongruenza dettata dal progetto e dalla effettiva realizzazione?
Non dimentichiamo inoltre che è proprio Vasari che ci dice di non essere soddisfatto del suo operato nella Sala: " E tutta quest¿opera è piena d¿inscrizioni e motti bellissimi, fatti dal Giovio; et in particolare ve n¿ha uno che dice quelle pitture essere state tutte condotte in cento giorni. Il che io come giovane feci, come quegli che non pensai se non a servire quel signore, che, come ho detto, desiderava averla finita, per un suo servizio, in quel tempo. E nel vero, se bene io m¿affaticai grandemente in far cartoni e studiare quell¿opera, io confesso aver fatto errore in metterla poi in mano di garzoni per condurla più presto, come mi bisognò fare, perché meglio sarebbe stato aver penato cento mesi et averla fatta di mia mano. Perciò che, se bene io non l¿avessi fatta in quel modo che arei voluto per servizio del cardinale et onor mio, arei pure avuto quella satisfazione d¿averla condotta di mia mano. Ma questo errore fu cagione che io mi risolvei a non far più opere che non fussero da me stesso del tutto finite sopra la bozza di mano degl¿aiuti, fatta con i disegni di mia mano.
Vasari di che cosa si rammarica? Del risultato artistico di alcune parti? O forse del complesso della sua opera che manifesta questo effetto di disorientamento?
Un altro disegno di Vasari potrebbe fornire alcuni spunti di riflessione, si tratta del disegno in forma di bozzetto conservato presso il Szépmùvészeti Mùzeum a Budapest che descrive Papa Leone X mentre nomina dei cardinali (Fig. 5). Il grafico, datato dal museo 1556-1559, è molto probabilmente il disegno preparatorio per il dipinto murale ¿Leone X crea nel Concistoro vari Cardinali¿, presente a Firenze in Palazzo Vecchio, Sala di Leone X, realizzata dal Vasari tra il 1555 e il 1562 (Fig. 6).
Ad una prima osservazione del bozzetto di Budapest non si può non rilevare, estrapolando da esso l'impianto architettonico, una forte attinenza con l'impianto presente nel primo riquadro della parete sud della Sala della Cancelleria. Ora è pur vero che Vasari ebbe l'incarico di affrescare la sala romana nel 1544 perciò antecedentemente alla datazione del bozzetto e dell'affresco fiorentino ma una più approfondita indagine merita di essere effettuata per approfondire queste "coincidenze" rappresentative.
Reperire i disegni su menzionati con riproduzioni ad alta risoluzione per confrontarli tra loro e con la fotografia dell'affresco, già in possesso del proponente, permetterà di dare importanti risposte ai quesiti posti dalla ricerca.
Queste nostre riflessioni si configurano pertanto come un interessante e originale contributo per la storia di questo capolavoro artistico.