Il tema della riforma del welfare e della sua sostenibilità è ormai al centro, da alcuni anni, del dibattito scientifico e politico, sia a livello nazionale che internazionale.
Il diritto alla sicurezza sociale, nella sua doppia anima assistenziale e previdenziale, costituisce uno dei diritti sociali su cui ruota la tutela dell¿individuo, dei suoi bisogni essenziali e delle sue legittime aspettative a ricevere, dall¿ordinamento, quei mezzi ritenuti adeguati a soddisfare le proprie esigenze di vita, al verificarsi degli eventi ritenuti socialmente rilevanti; eventi individuati dalla stessa Carta costituzionale, così come dal legislatore ordinario, nell¿esercizio della propria discrezionalità.
La crisi economica, politica e sociale dell¿ultimo decennio ha imposto correttivi urgenti e significativi anche nel sistema di welfare, in grado di operare un ragionevole punto di equilibrio tra le esigenze della finanza pubblica e la tutela dei diritti previdenziali coinvolti. Facendosi sempre più stringente l¿interrogativo se il diritto della crisi possa giustificare l¿indebolimento dei diritti sociali. E¿ infatti ormai un dato comune che l¿esigenza di garantire un¿adeguata attuazione ai principi sanciti nella nostra Carte costituzionale si scontra con la non sostenibilità del sistema di sicurezza sociale per via dei vincoli di bilancio europei, così come del debito pubblico in crescita.
Al legislatore spetta dunque il compito di elaborate tecniche di tutela - sia previdenziali in senso stretto, sia di tipo fiscale ¿ in grado di ripristinare quell¿equilibrio delle risorse e delle prestazioni erogate dallo Stato sociale, necessario per garantire la sostenibilità finanziaria del sistema di welfare.
Il principale aspetto innovativo della ricerca si collega al sua carattere interdisciplinare.
L'associazione dei risultati ottenuti nei diversi settori di ricerca offrirà un quadro più esauriente delle misure di cui si propone l'adozione, formulando previsioni metodologicamente fondate sul loro possibile esito. Attraverso questo modello si potrà dotare il legislatore di una metodologia idonea a mettere in comunicazione i diversi profili giuridici che interessano la materia, con gli obiettivi da realizzare.
Più volte nella materia previdenziale è emersa la necessità di intervenire anche attraverso la leva fiscale e contributiva, ovvero attraverso modalità ¿altre¿ di finanziamento. L'intento che ci si propone di raggiungere è quello di definire un sistema integrato di misure nei diversi ambiti di competenza dei partecipanti al gruppo di ricerca, che possa coordinare i diversi interventi in un quadro armonico e unitario, superando l'episodicità (e a volte la contraddittorietà) degli interventi adottati nel passato.
Nel corso della sua evoluzione, il funzionamento del sistema previdenziale ha presentato notevoli criticità, che solo in parte sono state risolte. Le critiche sollevate si appuntano sui rapporti tra le diverse generazioni degli obbligati alla contribuzione (prima) ed aventi diritto alle prestazioni (poi). In un contesto, come quello in cui viviamo, di risorse scarse e di calo demografico, questa sfasatura temporale produce in modo fisiologico un oggettivo contrasto di interessi tra le diverse generazioni. Mentre resta nella discrezionalità del legislatore la possibilità di introdurre elementi di solidarietà intergenerazionale; principio quest¿ultimo di enorme rilievo nei dibattiti nazionali e sovranazionali, e tuttavia non costituzionalizzato.
In questa logica, un¿area che necessita di essere indagata, e che costituisce tuttora un ¿nervo scoperto¿ del sistema, è proprio quella costituita dai suoi meccanismi di perequazione ¿interna¿ che riguardano, in prima battuta, l¿equità distributiva tra gli aventi diritto alle erogazioni, ovvero i pensionati; ma anche tra questi ultimi e i lavoratori attivi.
Sotto il primo profilo, rileva la vicenda del c.d. ¿contributo di solidarietà¿ sulle pensioni più elevate (c.d. ¿pensioni d¿oro¿); sotto il secondo, quella della c.d. perequazione automatica delle pensioni, oggetto di numerosi interventi limitativi da parte del legislatore.
Si tratta, come si diceva, di misure già in passato oggetto di vaglio da parte della Corte costituzionale, più volte chiamata a pronunciarsi sulla legittimità di analoghe disposizioni, sotto il particolare profilo del bilanciamento tra l¿interesse, costituzionalmente protetto, all¿adeguatezza dei trattamenti pensionistici e le scelte ¿restrittive¿ di finanza pubblica richieste per la garanzia della tenuta finanziaria del Paese.
Sul versante previdenziale, la Corte ha negli anni recenti maturato una consapevolezza della necessità di correttivi sulle evidenti iniquità esistenti nell¿impianto previdenziale, perno dell¿intero sistema di welfare. Si è assistito infatti a una evoluzione che ha enfatizzato l¿elemento socio-economico come uno dei fondamentali parametri ai quali si àncora la valutazione della legittimità costituzionale delle norme.
Secondo la Corte, interventi peggiorativi dei trattamenti pensionistici sarebbero ammissibili soltanto se ritenuti ¿non irrazionali¿ né ¿arbitrari¿, ¿non eccessivamente lesivi¿ dell¿affidamento del cittadino, ma improntati ai criteri di ragionevolezza e proporzionalità. Per assicurare una coerente applicazione di tali principi-cardine negli interventi legislativi che si prefiggono risparmi di spesa, questi ultimi devono essere accuratamente motivati, il che significa sostenuti da valutazioni della situazione finanziaria basate su dati oggettivi, in considerazione delle esigenze connesse «alla concreta e attuale disponibilità delle risorse finanziarie e dei mezzi necessari per far fronte ai relativi impegni di spesa» (Corte cost. n. 104/2018). Esigenze che, in taluni casi, ben possono giungere a legittimare un sacrificio parziale e temporaneo dell¿interesse dei pensionati a tutelare il potere di acquisto dei propri trattamenti. In una siffatta prospettazione, resta tutta da indagare la legittimità della reiterazione di misure restrittive, operata da ultimo dal legislatore del 2019, nella misura in cui la loro ripetitività nel tempo perde il carattere della temporaneità e rischia di tradursi in un ordinario meccanismo di alimentazione del sistema di previdenza.
Altra linea da indagare, sulla quale si è sviluppato l¿intervento recente, è quella del reddito di cittadinanza, che assicura un sussidio diretto al ricollocamento e, dunque, alla nascita (o al recupero) di nuove posizioni assicurative. Anche questo strumento costituisce un ottimo banco di prova per l¿analisi interdisciplinare (da un lato contributiva e previdenziale, dall¿altro tributaria e finanziaria) su cui si basa la presente ricerca.