La ricerca è volta a ricostruire la vita e l'opera di Pirandello durante il suo soggiorno a Palermo, che va dal 1882 al 1887. Sebbene poco indagati dalla critica, gli anni giovanili sono determinanti per la vocazione artistica dello scrittore e la maturazione della sua poetica. Nel capoluogo siciliano Pirandello frequenta gli studi classici e il primo anno di Università; a questo periodo risalgono le prime sperimentazioni letterarie e alcune pubblicazioni su quotidiani e periodici.
A Palermo Pirandello entra in contatto con poeti, traduttori, giornalisti, figure di spicco nel panorama culturale isolano e nazionale. Sia che abbia aderito al loro modello sia che abbia scelto di discostarsene, questi incontri hanno inevitabilmente influenzato il giovane scrittore.
Con il presente progetto si intende indagare, quindi, la rete dei rapporti che Pirandello intesse durante il soggiorno palermitano. Questo obiettivo implica uno studio sul contesto storico della città, in cui Pirandello ha potuto beneficiare di una ricca offerta di attività culturali. Parallelamente, si intende fare luce sulla produzione giovanile di Pirandello attraverso un'analisi filologica e critica dei testi che tenga conto della sua formazione e delle possibili influenze. Conoscere le relazioni, le letture e gli studi del giovane Pirandello può contribuire a inquadrarne l'opera, considerato l'inscindibile legame che unisce biografia intellettuale e scrittura letteraria.
A dispetto della vasta mole di studi critici sull'opera pirandelliana, manca ad oggi una biografia esaustiva dello scrittore. Dopo la vita redatta da F. V. Nardelli (L¿uomo segreto. Vita e croci di Luigi Pirandello, Milano 1932), voluta dallo stesso autore e, proprio per questo, non del tutto affidabile, l'ultimo profilo risale ormai a sessanta anni fa (G. Giudice, Luigi Pirandello, Torino 1960), ovvero prima di poter disporre dei carteggi, fonti imprescindibili per accostarci al laboratorio dell'artista.
Nell'immaginario più diffuso la figura di Pirandello è ancorata alla città di Agrigento, mentre quasi del tutto in ombra resta il soggiorno palermitano, con la formazione scolastica e l'esordio letterario. Alcune prime evidenze suggeriscono, invece, che Palermo sia stata di fondamentale importanza, non limitandosi a fornire i modelli per l'apprendistato artistico ma gettando le basi per la poetica umoristica del Pirandello più noto.
A livello della biografica intellettuale, uno studio sul contesto culturale della città - che vanta scuole prestigiose, teatri, circoli, case editrici, pullula di giornali e riviste letterarie intorno alle quali gravitano docenti e scrittori - può aiutare a ridisegnare quella rete di rapporti instaurata durante gli anni di studio, determinanti per gli sviluppi successivi della vita e dell'opera di Pirandello.
A livello testuale, gli scritti giovanili presentano nuclei tematici che troveranno piena espressione nei lavori più maturi. Datati a partire dal 1883 (16 anni), da un punto di vista formale costituiscono spesso puerili sperimentazioni, ma nascondono una serie di immagini marcatamente «pirandelliane»: dal riso alla maschera, dal dubbio alle illusioni, dalla pazzia all'ossessione della morte. Analogamente, spie anticipatorie del motivo copernicano - di assoluta centralità nella sua opera successiva - ricorrono nei componimenti inviati al poeta Giuseppe Schirò, testimone prezioso, insieme a Carmelo Faraci, delle vicende concernenti gli anni `86 -`87. Tra questi, ad esempio, risulta degno di nota il Caro Gioja, precoce tentativo drammaturgico nel cui protagonista Lazzaro è possibile ravvisare addirittura un preludio al mito religioso del 1929.
Inclusi in parte nella corrispondenza privata, questi testi sono stati con essa pubblicati ma mai accolti nell'opera pirandelliana né analizzati (Lettere giovanili da Palermo e da Roma (1886-1889), Roma 1993; G. R. Bussino, Alle fonti di Pirandello, Firenze 1979 e 2005; «Amicizia mia» lettere inedite al poeta Giuseppe Schirò, 1886-1887, Roma, 1994; Peppino mio. Lettere di Luigi Pirandello a Giuseppe Schirò (1886-1890), Enna 2002).
Altri scritti giovanili risalenti agli anni palermitani sono stati scoperti da M. Strazzuso (Inediti pirandelliani del periodo giovanile (1884-1889), in «Rivista di Studi Pirandelliani», III serie, n. 11, Agrigento1993) ma, anche in questo caso, non sono confluiti in alcuna edizione dell'opera di Pirandello, rimanendo ad oggi misconosciuti e privi di commento.
Ad essi si aggiungono quattro quaderni manoscritti conservati da R. Marsili Antonetti (Luigi Pirandello intimo. Lettere e documenti inediti, Roma 1998; Scritti giovanili di Luigi Pirandello, Velletri 2003, ed. fuori commercio) resi integralmente noti soltanto nel 2017 (Conchiglie ed Alighe. Piccole Prose. Spigolature storiche, Palermo 2017).
Lo studio di questa produzione, contestualizzata attraverso un confronto puntuale con le tendenze letterarie del tempo e costanti riferimenti alle vicende biografiche dell'autore, rappresenterebbe un contributo di assoluta novità nell'ambito degli studi pirandelliani. Questo consentirebbe di organizzare una raccolta completa dell'opera giovanile secondo una cronologia aggiornata, nell'ottica di fare luce sulla scrittura successiva, e ripercorrere il processo che ha portato un giovane apprendista a divenire il grande Pirandello famoso in tutto il mondo.