
Il progetto di ricerca intende analizzare la protezione dei diritti fondamentali a partire dalla prospettiva delle "dimensioni" di questi. Si tratta di un approccio relativamente nuovo nella dottrina italiana, in cui è a lungo prevalsa, per un verso, la narrazione delle "generazioni" dei diritti e, per l'altro, l'impostazione più tradizionale dei diritti pubblici soggettivi. Accanto alla dimensione individuale e difensiva, espressione del liberalismo classico, vengono in rilievo altre dimensioni dallo spessore istituzionale o ordinamentale, emerse con maggiore evidenza nelle democrazie pluralistiche novecentesche: i diritti come valori, gli obblighi di protezione, i diritti di prestazione, la garanzia di istituto, l'efficacia dei diritti nei confronti dei terzi, la dimensione procedurale e organizzativa dei diritti e quella democratico-partecipativa. Il progetto di ricerca poggia su un filone dottrinale molto radicato nell'esperienza tedesca, che affonda le sue radici nell'epoca weimariana ed è stato ulteriormente sviluppato nel dopoguerra, soprattutto da esponenti della scuola smendiana. Esso si ricollega inoltre agli studi sui diritti fondamentali di alcuni autori italiani che, a partire dagli anni settanta, hanno messo in discussione gli approcci più formalistici della dogmatica tradizionale, positivista e statualista. L'indagine sarà sviluppata secondo il metodo comparativo, con una particolare attenzione alle specificità delle singole culture ed esperienze costituzionali e sovranazionali. Tra gli aspetti innovativi del progetto, merita sottolineare una ricostruzione più equilibrata dei rapporti tra i diritti e i doveri costituzionali, rapporti che non saranno impostati in maniera rigidamente antitetica, ma in termini di correlazione e integrazione reciproca, per il tramite della dimensione latu sensu istituzionale dei diritti e dei principi di solidarietà e responsabilità.
I principali aspetti innovativi della ricerca sono almeno due. In primo luogo, appare originale, nella dottrina italiana, lo spostamento dalla prospettiva delle "generazioni" a quella delle "dimensioni" dei diritti. Anche se in passato sono stati pubblicati contributi significativi, soprattutto con riferimento alla concezione dei diritti come valori, manca tuttora uno studio che esamini, in maniera approfondita e attraverso il metodo comparativo, le singole dimensioni dei diritti e i loro reciproci rapporti. Una ricerca comparativa siffatta è assente anche negli studi tedeschi, che più ampiamente si sono occupati di questo tema, nonché in quella statunitense (alcuni spunti sono rinvenibili in R. Wahl, S. Gardbaum, M. Tushnet). Il ricorso al metodo comparativo implica una valorizzazione delle specificità delle "culture costituzionali" (P. Häberle, H. Vorländer, P. Ridola, A. Cervati, R. Cotterrell) e delle "esperienze" costituzionali (G. Gorla, R. Orestano, A. Giuliani, A. Somma). Ciò consente di mettere a fuoco le singole dimensioni dei diritti fondamentali e di evidenziare, attraverso una considerazione dei contesti storico-culturali, gli aspetti comuni e le differenze tra i vari ordinamenti. Si cercherà di spiegare, ad esempio, perché la dimensione assiologica è un elemento presente in tutte le democrazie pluralistiche contemporanee; perché, sul piano giudiziale e argomentativo, ciò richieda il ricorso alle ponderazioni e ai bilanciamenti e come questi si articolino presso le varie corti; perché la dimensione degli obblighi di protezione sia particolarmente pronunciata in Germania e meno in Italia; perché la dimensione dell'efficacia dei diritti nei confronti di terzi sia stata tematizzata, in questi due paesi, attraverso categorie solo in parte sovrapponibili; perché nei singoli ordinamenti sia diverso il rapporto tra funzione limitativa e funzione conformativa della legge; perché la dimensione dei diritti di prestazione si sia sviluppata lungo itinerari differenti nelle singole esperienze nazionali; perché la dimensione procedurale e organizzativa presenti caratteri simili nei vari contesti; perché la dimensione difensiva risulti ancora preminente negli Stati Uniti e nell'ordinamento riferibile alla Convenzione europea dei diritti dell'uomo; perché nell'ordinamento dell'Unione europea i diritti fondamentali si siano sviluppati inizialmente attraverso la dimensione istituzionale e, solo in un secondo momento, attraverso quella individuale.
Il secondo profilo innovativo riguarda il rapporto tra la dimensione individuale e la dimensione istituzionale, osservato alla luce di una recente discussione che ha riportato alla luce il tema dei doveri costituzionali. Secondo questo indirizzo, rappresentato, tra gli altri, da L. Violante e G. Zagrebelsky, la dottrina avrebbe negli scorsi decenni enfatizzato eccessivamente il significato dei diritti, marginalizzando invece i doveri costituzionali quando invece, specialmente in tempi di crisi economica e sociale, il ruolo di questi ultimi dovrebbe ricollocarsi in primo piano. Tesi siffatte tendono a prospettare il rapporto tra diritti e doveri in termini antitetici e reciprocamente escludenti, come se la rivendicazione dei primi implicasse una inevitabile rimozione dei secondi. Per converso, l'auspicato rinnovato protagonismo dei doveri spingerebbe sullo sfondo i diritti. Tesi siffatte, per quanto abbiano il merito di richiamare all'attenzione l'indubbia importanza dei doveri costituzionali per la tenuta di una comunità democratica, appaiono troppo semplicistiche. Diversamente, la prospettiva delle dimensioni dei diritti fondamentali consente di raffigurarsi questi problemi in maniera più complessa e meno unilaterale. L'antitesi tra diritti e doveri costituzionali, infatti, presuppone implicitamente che i diritti vengano intesi secondo un modello prevalentemente individualistico, in modo da farne risaltare la dimensione soggettiva e difensiva. Se invece si osservano i diritti nelle loro molteplici dimensioni, si nota come queste racchiudano spesso un profilo di doverosità: la realizzazione effettiva dei diritti costituzionali di alcuni non può prescindere dall'osservanza dei doveri costituzionali da parte di altri (e viceversa), oppure da parte dello stato. La prospettiva delle "dimensioni" dei diritti si sgancia quindi dal modello dell'individuo isolato e presuppone un essere umano calato all'interno di relazioni sociali che si fondano sul riconoscimento reciproco. Dimensione individuale e dimensione istituzionale si tengono quindi insieme in una serie di rapporti complessi che, nelle costituzioni contemporanee, si svolgono all'insegna dei principi di solidarietà e di responsabilità. Il potenziale innovativo offerto da una chiave di lettura siffatta può cogliersi agevolmente se si considerano i diritti delle generazioni future, tra cui quello all'ambiente, ai quali sarà dedicata una parte specifica dello studio.