Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_885099
Abstract: 

La ricerca si propone lo studio dell'incompiuto processo di elaborazione delle basi politico giuridiche fondamentali del Primo Impero Messicano (1821 - 1823): sarà specialmente considerata la prospettiva offerta da scritti e progetti costituzionali compilati da personalità coinvolte negli organi di governo di cui Agustín de Iturbide, "Libertador" del Messico, fondatore dell'Impero e suo primo sovrano, intese provvisoriamente dotare la nuova creatura istituzionale. L'obiettivo consiste nell'osservazione critica delle componenti giuspolitiche a partire da cui si tentò di edificare l'impalcatura costituzionale dell'effimera Monarchia messicana: attraverso la lettura delle fonti primarie, integrata dall'interpretazione del complesso contesto politico-intellettuale del tempo, si cercherà di valutare l'originalità (ma anche le ragioni dell'effettiva inconcludenza, dato che nessuno dei progetti elaborati fu mai applicato o tantomeno discusso fino alla caduta dell'Impero) del pensiero costituzionale messicano all'indomani dell'emancipazione dalla Spagna. Sarà evidenziato quanto complessa fosse, nella costruzione del nuovo Stato monarchico, la ricerca di un equilibrio tra un'eredità giuspolitica di Antico Regime e la forza propulsiva intellettuale e politica di un "novum ordo" in evoluzione, nel frattempo, su entrambe le sponde dell'Atlantico. Di conseguenza, si cercherà di investigare sulla persistenza di un'"impronta spagnola", tra eredità vicereale e costituzionalismo di Cadice, sul pensiero costituzionale monarchico, valutando poi se ed in che misura quella più sedimentata cultura giuridico istituzionale si sia combinata con altri elementi, prodotto della difficile transizione verso un ancora nascente, ma ormai in via di consolidazione, liberalismo.

ERC: 
SH2_4
SH6_8
Innovatività: 

La migliore caratterizzazione di un profilo storico-istituzionale del Primo Impero Messicano consentirebbe di conferire al fenomeno una maggiore dignità critica, svincolata, per quanto possibile, dalla valutazione dell'infelice avventura personale del suo fondatore e Imperatore, destituito, esiliato, rientrato in patria e giustiziato tra il 1823 ed il 1824.
In particolare, sottolineare le peculiarità conferite da Agustín de Iturbide e dal suo entourage politico all'unica Monarchia ispanoamericana consentirebbe di apprezzare il valore storico di un'esperienza in grado di coniugare, almeno per poco tempo ed almeno all'interno di dibattiti e progetti costituzionali, una tradizione monarchica di Antico Regime, una visione più marcatamente costituzionale - parlamentare "moderata" e, pur se con cautela, alcuni dei nuovi concetti del liberalismo, ormai già chiave in quegli anni. Evidenziare il carattere ibrido di un esperimento fallimentare, ma unico nel suo genere per le contingenze caratteristiche del suo processo di formazione, così come per la sua breve evoluzione ed il suo stesso insuccesso, risulterebbe di primario interesse proprio per lo studio della transizione ottocentesca verso il Nuovo Regime: ciò tanto più considerando che il contesto messicano, in quegli anni, risultava ancora decisamente influenzato da molteplici contaminazioni peninsulari ed europee, per diverse ragioni di ordine "coloniale" (per quanto l'uso di questo termine riferito ai possedimenti ultramarini spagnoli sia ritenuto quantomeno contestabile da una parte della storiografia). La vicinanza del tumultuoso panorama messicano con fermenti e inquietudini intellettuali e politiche diffuse non solo nella Metropoli iberica, ma anche in altri contesti dell'Europa continentale dell'epoca, diventerebbe così caratteristica interessante da indagare, approfittando della prospettiva fornita dalla parabola del Primo Impero.
In sostanza, al netto delle sfaccettature innegabilmente particolari del processo di emancipazione ispanoamericana, di cui bisogna tenere comunque conto per operare un'adeguata contestualizzazione del fenomeno, la definizione delle contingenze storiche e del coacervo di presupposti ideologici sulla cui base si tentò di fondare il Primo Impero Messicano potrebbe convertirlo persino in un'esperienza paradigmatica del concetto stesso di "transizione", simbolo dell'"incertezza" di pensatori e uomini di Stato di un'epoca già allora percepita come "di rottura", non solo su come porsi innanzi alla dicotomia monarchia-repubblica, ma specialmente sul modo "ottimo" di costituire istituzioni e sistema di governo di una forma monarchica comunque concepita ed avvertita come "nuova". L'innovatività della Monarchia messicana sarebbe tanto più evidente, se si definissero con precisione le matrici eterogenee del pensiero costituzionale e istituzionale dell'Impero, tra cui: la continuità giuspolitica di elementi precolombiani (da cui del resto fu mutuata la stessa dignità istituzionale di "Impero"), inserita in schemi di pensiero giuspubblicistico tipicamente europei; i retaggi del peculiare assolutismo monarchico spagnolo (per quanto concerne, ad esempio, la concezione dell'ispirazione divina-provvidenziale e paternalistica del potere del sovrano, il ruolo degli ecclesiastici nello Stato e una concezione apparentemente ancora corporativa della società); gli elementi del costituzionalismo spagnolo del 1812, così come restaurato nella Penisola nel 1820 (tra cui la caratterizzazione dell'equilibrio di poteri tra re e assemblea rappresentativa della Nazione e la concezione "moderata" del potere del sovrano); i contributi della recente tradizione rivoluzionaria angloamericana e francese (tra cui la concezione della sovranità come tendenzialmente residente nella Nazione e nei suoi rappresentanti, una separazione tra legislativo ed esecutivo teoricamente ben marcata, la definizione dell'assemblea costituente come "Congresso" e la stessa consapevolezza dell'irrinunciabilità di una "Costituzione" per il nuovo Impero).

Codice Bando: 
885099

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