Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1601822
Anno: 
2019
Abstract: 

Le cosiddette "aree interne" si impongono oggi, in maniera sempre più importante, all'interno del dibattito urbanistico italiano. Si tratta di aree che comprendono quasi il 60% del territorio nazionale, significativamente distanti dai centri di offerta di servizi essenziali, soggette a importanti processi di spopolamento ma ricche di fondamentali risorse ambientali e culturali.
La fragilità di queste porzioni di territorio ha richiamato, negli ultimi anni, una crescente attenzione che si è tradotta, operativamente, nella costruzione di esperienze progettuali di varia natura: politiche istituzionali e progetti dal basso, ma anche sperimentazioni artistiche e culturali intese come forma di intervento sul territorio. Queste sperimentazioni lavorano sull¿individuazione di vocazioni territoriali endogene in antitesi alla monocultura turistica, spesso imposta come unica direzione di sviluppo possibile e sono capaci, potenzialmente, di supportare strategie di community building all¿interno di territori semi-abbandonati o minacciati dalla presenza di legami sociali sempre più laschi.
La ricerca vuole prendere in oggetto tali pratiche, analizzandone alcune specifiche dimensioni: la capacità trasformativa e di attivazione progettuale, le condizioni di realizzabilità relativa ai contesti in cui vanno ad inserirsi, la possibilità di attivazione di reti territoriali e di interlocuzione con i soggetti istituzionali, la qualità delle strategie messe in campo e la significatività dei relativi risultati. Tale lavoro di analisi di limiti e potenzialità intende suggerire direzioni di intervento che possano tradurre tale approccio in politiche territoriali, individuando le modalità per adottare tali pratiche a pieno titolo come complementari alle tecniche di policy making.

ERC: 
SH2_9
SH2_10
SH2_11
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2011826
sb_cp_es_281016
sb_cp_es_281017
Innovatività: 

Alcune delle riflessioni elaborate sulle pratiche artistiche e culturali che investono i territori marginali hanno contribuito ad evidenziarne le potenzialità di rilettura dei luoghi: esse alimentano modi altri di percezione e immaginazione degli spazi vissuti, proponendosi dunque come nuovi dispositivi di conoscenza e rappresentazione. In questo senso, si rivelano uno strumento in forte controtendenza rispetto a una visione fortemente semplificatoria che sempre più prende piede negli ambiti urbani e rurali italiani, visione che tende ad appiattire le plurime identità territoriali in una rappresentazione univoca, facilmente brandizzabile ma pericolosamente riduzionista. Nelle loro peggiore interpretazioni tali rappresentazioni sembrano sottintendere una riconfigurazione delle aree interne secondo un modello estrattivista (Gago e Mezzadra 2015) che pare lasciar spazio solo ad una fruizione del territorio in chiave di mero turismo stagionale. Il pericolo è quello di una cristallizzazione del paesaggio, una banalizzazione del vivente: un processo che rischia di trasformare i territori in musei (MacCannell 1976; Palumbo 2006; AlSayyad 2013; Attili 2016, 2018).
Tali pratiche, che lavorano invece sulla molteplicità delle vocazioni territoriali, in un continuum temporale che permette di recuperare tracce di passati, intercettare e rappresentare le trasformazioni in atto, ma anche proporre visioni future, cominciano ad essere riconosciute nel loro valore di forma di intervento sul territorio.

La ricerca propone dunque una lettura inedita delle pratiche artistiche e culturali nelle aree marginali, eleggendo un preciso punto di osservazione, quello delle discipline che si occupano della progettazione e, più in generale, delle trasformazioni dello spazio. Partendo dal riconoscimento del valore intrinseco di tali pratiche (Cognetti 2007; Mendola 2012; Pioselli 2015; Crobe 2017), sceglie di interrogarle quindi nel loro potenziale trasformativo, rintracciandone le ricadute politiche, economiche e sociali. L'obiettivo è, per un lato, raccogliere le peculiarità che caratterizzano le pratiche analizzate dalla ricerca, le loro scelte metodologiche e le variabili processuali incontrate, realizzando un compendio che possa essere utile non solo per l'adozione di tali pratiche, ma anche per la loro stessa ideazione e sviluppo; per l'altro, l'obiettivo è contribuire al loro riconoscimento come forme legittime di intervento sul territorio, auspicandone un'integrazione nella cassetta degli attrezzi di progettisti e pianificatori. Attenzionare alcune pratiche tradizionalmente estromesse dalla sfera delle policies, e individuare le modalità per adottarle a pieno titolo come complementari alla pianificazione rappresenta un orizzonte possibile e necessario per un significativo avanzamento dal punto di vista delle tecniche di policy making.

Codice Bando: 
1601822

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma