Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1208212
Abstract: 

La presenza della filosofia di Platone e della sua scuola fu una costante negli scritti del Giardino, sin dalla formazione delle sue dottrine fondamentali; tale presenza fu caratterizzata, nelle diverse epoche e nei diversi autori, da un interesse non filologico né criticamente statico, ma da un tentativo di attaccare (o, più raramente, di assimilare) determinati aspetti del pensiero di Platone rintracciabili sicuramente nei suoi dialoghi (cfr. e.g. Epicuro, Nat. XIV coll. XXXIV-XXXIX Leone contro la teoria delle forme geometriche degli elementi, o Colote, apud Procl. Comm. in Remp., passim, che ne attaccava l¿utilizzo didattico dei miti), ma spesso letti sotto l¿influenza delle forme che di volta in volta la sua filosofia assunse, in particolar modo nelle sue declinazioni scettiche (cfr. ancora Colote, apud Plutarch. Adv. Col. 1115D ss.) e nella sua successiva vicinanza con la cosmologia stoica (cfr. e.g. Cic. ND I 18-24).
Tenendo conto delle trasformazioni e declinazioni appena accennate, la presente ricerca si pone l¿obiettivo di esaminare alcuni frammenti dell¿epigrafe di Diogene di Enoanda (filosofo epicureo di I-II sec.) contenenti una polemica contro la filosofia di Platone. Considerando nel dettaglio le strategie utilizzate nell¿iscrizione per combattere certe dottrine del filosofo ateniese si tenterà di stabilire se (e in che modo), le polemiche ivi comprese siano attribuibili a Diogene stesso (e dunque indirizzate a Platonici a lui contemporanei, o derivanti da una lettura autonoma dei dialoghi), oppure vadano riportate a una tradizione precedente, formatasi in occasione di polemiche passate. Il fine ultimo sarà quello di mostrare il rapporto intrattenuto da Diogene coi suoi predecessori epicurei e il modo in cui, nella sua iscrizione, tali precedenti siano assimilati e rielaborati in maniera talvolta originale, nonché quello di fornire un contributo alla comprensione del rapporto tra la scuola epicurea e la quella platonica nel loro sviluppo storico.

ERC: 
SH5_11
SH5_1
Innovatività: 

L¿innovatività della presente ricerca risiede, soprattutto, nella completezza che si intende dare alla trattazione del problema dell¿attitudine polemica di Diogene di Enoanda nei confronti di Platone; un lavoro di questo tipo non è stato finora svolto, né in Italia né all¿estero. Come si è tentato di mostrare precedentemente, infatti, gli studi prodotti intorno a questa problematica (cfr. su tutti M. Erler, art. cit.; F. Verde, art. cit.) si sono concentrati su temi specifici o su singoli frammenti e se, da una parte, hanno contribuito in maniera decisiva alla comprensione di tali passi e dei problemi annessi, essi non avevano tuttavia come scopo primario quello di trattare il problema in questione nella sua totalità. In questo caso, invece, si intende prendere in considerazione un buon numero di fonti, epicuree e non (da quelle tramandate nel X libro delle Vite di Diogene Laerzio ai papiri ercolanesi, dagli scritti polemici di Cicerone al De rerum natura di Lucrezio), così da poter situare al meglio la posizione di Diogene di Enoanda all¿interno del contesto della dottrina epicurea.
In questo senso, la ricerca che si propone rappresenta per così dire un ramo esterno della tesi di dottorato che si sta portando avanti dall¿ottobre scorso e che intende esaminare, per la prima volta in maniera unitaria e complessiva, i contenuti filosofici del trattato di physiologia epicurea presente nell¿iscrizione di Enoanda. La questione fondamentale, in entrambi i casi, è quella della relazione intrattenuta da Diogene con le sue fonti, le differenze che, eventualmente, presenta rispetto agli scritti canonici della sua scuola, la sua autonomia di pensiero (qualora essa sia rintracciabile) e il rapporto che egli intrattenne con gli altri indirizzi filosofici, tutte problematiche ineludibili per lo studio di un pensatore di cui, purtroppo, non si sa nulla eccetto ciò che egli stesso scrisse nel documento epigrafico che oggi leggiamo. Il problema del suo rapporto con Platone, dunque, andrebbe inserito nel contesto più ampio del suo pensiero e dovrebbe fornire un importante contributo per la comprensione di quest¿ultimo; si è tentato di mostrare, infatti, per quanto brevemente e in maniera necessariamente incompleta, il carattere multiforme e in costante evoluzione dei rapporti dei pensatori epicurei con la filosofia dell¿accademia; capire in che modo Diogene interagisca con questa tradizione polemica e, dunque, da quale fonte (o, forse più probabilmente, da quali fonti) tragga il suo pensiero, costituirebbe un importante risultato da cui ripartire per una comprensione ancora migliore del contenuto della sua opera in maniera complessiva. Nel precedente paragrafo si è provato a offrire una prima delineazione delle modalità in cui Platone e la sua opera sembrano essere affrontati da Diogene, modalità che farebbero pensare a un utilizzo della sua figura non omogeneo, ma subordinato al tipo di argomentazione di volta in volta utilizzata; è probabile infatti che, nel caso del problema dell¿origine del linguaggio Platone fosse ancora l¿obiettivo polemico privilegiato (e quindi direttamente criticato), mentre, in questioni come la giustizia, l¿ordinamento del cosmo e il la natura della divinità, il suo ruolo fosse sceso in secondo piano, oscurato dalla presenza ingombrante della scuola stoica, a cui d¿altronde è dedicata la maggior parte delle polemiche presenti nell¿iscrizione.
L¿idea di fondo, insomma, è che Diogene non sia un semplice ripetitore del verbo di Epicuro, come è stato affermato, per esempio, nel caso di Lucrezio (cfr. D.N. Sedley, Lucretius and the Transformation of Greek Wisdom, Cambridge 1998) e, in maniera forse meno intransigente, per lo stesso autore dell¿iscrizione (cfr. M. F. Smith, op. cit., pp. 121-143 e, ultimamente, G. Leone, Diogène d'Œnoanda et la polémique sur les meteora, in Güremen-Hammerstaedt-Morel (ed.), op. cit., pp. 89-110), ma che, invece, dimostri di essere a conoscenza di un certo grado di sviluppo della dottrina epicurea, non soltanto quando si tratti di polemiche nei confronti di autori posteriori a Epicuro (un esempio assai chiaro potrebbe essere la sua esposizione del pleonachos tropos nel fr. 13, che sembra discostarsi sensibilmente da quanto leggiamo nell¿Epistola a Pitocle e negli altri scritti epicurei). Ciò che si vuole tentare di mostrare, insomma, è che, anche nelle polemiche con Platone, nonostante tale autore fosse precedente al fondatore del Giardino e da lui già criticato nei suoi scritti, Diogene possa dipendere talvolta da fonti successive, derivanti anche dalla tarda età ellenistica, talvolta invece rielaborare in maniera originale polemiche forse già svolte dallo stesso Epicuro, magari dimostrando una certa (autonoma) conoscenza degli argomenti di cui tratta.
Un lavoro che indaghi in profondità tale rapporto di Diogene con le sue fonti potrebbe, in conclusione, apportare delle innovazioni e dei miglioramenti per la conoscenza della sua opera.

Codice Bando: 
1208212

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