Lo studio s'inserisce all'interno del filone di ricerca neuroscientifico volto ad indagare le sensazioni vicarie, ovvero la tendenza umana automatica ad "entrare in risonanza" con le esperienze altrui. In particolare, lo studio è volto ad indagare a livello neurofunzionale, attraverso l'utilizzo della risonanza magnetica funzionale, l'elaborazione neurale del tocco vicario.
Recenti studi di neuroimmagine hanno evidenziato l'esistenza di un sistema neurale mirror visuo-tattile, che comprende le cortecce somatosensoriali primaria e secondaria (SI e SII), insieme ad aree del sistema dei neuroni specchio, che si attiva sia in presenza di una stimolazione tattile reale sia durante l'osservazione del tocco stesso. Questa sovrapposizione neurofunzionale è stata altresì dimostrata in uno studio recente che ha evidenziato la presenza di mappe somatosensoriali anatomicamente sovrapposte, nell'area 3b di SI. Queste mappe si attivano in maniera somatotopica sia durante la stimolazione meccanica che durante l'osservazione della medesima stimolazione. Sebbene la presenza di una risposta multisensoriale visiva dell'area 3b sia molto discussa e controversa in letteratura, i recenti studi stanno fornendo sempre più evidenze neurali a favore. Tuttavia, non è ancora chiaro se questo pattern di sovrapposizione anatomo-funzionale si realizzi anche in un contesto di tatto vicario. Attraverso il mappaggio corticale, lo studio si propone quindi d'indagare la presenza di mappe somatopicamente organizzate nella corteccia somatosensoriale primaria in relazione alle sensazioni vicarie elicitate dalla visione del tocco. Sulla base delle evidenze sopracitate ci si aspetta che a livello neurale vi sia una topografica sovrapposizione delle mappe tattili e visuo-tattili (vicarie). Quest'ultime, rispecchiando la topografia dell'homunculus sensoriale di SI, sarebbero un'evidenza in favore della presenza di un homunculus sensoriale vicario nella corteccia somatosensoriale.
Il presente studio comporta un importante avanzamento conoscitivo sia in ambito neuroscientifico ed anatomo-funzionale che nell'ambito della social cognition.
In primis, l'idea di un'attività visiva nella corteccia somatosensoriale primaria è un argomento ancora dibattuto e le evidenze a favore sono ancora controverse, soprattutto per quanto riguarda l'area 3b, deputata alla ricezione d'informazioni somatosensitive, che si erge a potenziale correlato neurale della distinzione tra tatto reale ed osservato.
L'idea di un'integrazione cross-modale è ormai piuttosto sdoganata ed oggigiorno, diverse evidenze neuroscientifiche hanno dimostrato come anche aree cerebrali prima considerate prettamente unimodali, come la corteccia somatosensoriale primaria, siano invece aree la cui attività è modulata non solamente da input somatosensoriali, ma anche da svariati input ambientali e sociali.
Gli studi di neuroimmagine hanno evidenziato la presenza di neuroni multimodali visuo-tattili all'interno della corteccia somatosensoriale primaria. Questi neuroni hanno mostrato un comportamento simile ai neuroni mirror del sistema motorio, ovvero un'attivazione somatotopicamente congrua in risposta ad uno stimolo tattile reale o alla visione dello stesso stimolo tattile, avanzando l'idea che anche le interazioni tattili possano essere condivise e quindi di una "risonanza tattile", non solo motoria ed emotiva.
In generale, le recenti evidenze neurofunzionali, evidenziando da un lato il primario ruolo delle aree somatosensoriali nel veicolare e comprendere i fenomeni vicari di tatto e dall'altro la presenza di un'attività corticale topografica, ovvero organizzata in modo somatotopico, rispecchiando l'homunculus sensoriale, lasciano spazio all'idea che accanto a quest'ultimo coesista un homunculus anche di tipo vicario. La presenza di quest'ultimo spiegherebbe l'allineamento topografico tra le mappe visuo-tattili della corteccia somatosensoriale e concorrerebbe all'ulteriore comprensione dei processi di "risonanza tattili" ed in generale di risonanza sociale cerebrali.
Alla luce di questo quadro letterario è chiaro come diventi necessario fornire ulteriori evidenze neurofunzionali utili a chiarire il ruolo di queste aree nel processamento dell'esperienza vicaria del tatto ed il loro contributo nella percezione sociale del tocco. La comprensione di questi meccanismi è essenziale all'interno del contesto sociale, dove la comprensione ed il riconoscimento delle azioni altrui è veicolo d'informazioni utili a guidare e programmare il nostro comportamento e le nostre interazioni sociali.
La comprensione delle esperienze vicarie diviene ancora più importante se si considera il potenziale risvolto clinico in svariate patologie e disturbi. In letteratura infatti, lo studio delle esperienze vicarie è spesso considerato un proxy delle capacità ematiche. In quest'ottica, la comprensione dell'anatomia sottesa alle esperienze vicarie può aiutare in una maggiore comprensione di alcuni disturbi caratterizzati da deficit empatici ed anomale esperienze vicarie, come nel caso di alcuni disturbi psichiatrici, tra cui la psicopatia e il disturbo dello spettro autistico. Un'alterata sensibilità e percezione del tatto è presente inoltre in altre patologie psichiatriche, tra cui l'anoressia nervosa, il disturbo da addiction ed è anche una sequela di alcuni disturbi neurologici, tra cui il dolore cronico e lo stroke.
Una delle caratteristiche prototipiche dell'autismo è proprio l'evitamento d'interazioni e contatti sociali. Diversi studi hanno evidenziato una diretta relazione tra la suddetta patologia ed un deficit nella capacità di discriminazione, nonché un'alterata sensibilità agli stimoli tattili. È stato tuttavia dimostrato come la "touch therapy" abbia un significativo effetto sull'attenuazione di spasmi muscolari e dell'ansia sociale, sintomi prototipici della patologia.
Nonostante l'affermato potenziale terapeutico del tatto e delle terapie legate ad esso, tutt'oggi non sono ancora chiari i suoi meccanismi d'azione terapeutica. Si potrebbe ipotizzare che in patologie caratterizzate dall'evitamento dei contatti sociali, il tatto vicario possa agevolare una graduale accettazione di queste interazioni, comportando una modificazione delle rappresentazioni sensoriali. Inoltre, l'utilizzo del tatto vicario potrebbe essere un valido strumento terapeutico anche nei disturbi in cui l'evitamento è dettato da esperienze dolorose legate al tatto, come nel caso di gravi ustioni. L'uso del tatto e del tatto vicario nella pratica clinica è ancora relativamente poco indagato ed impiegato, tuttavia una maggior comprensione dei meccanismi neurali legati ad esso potrebbe aprire la strada anche verso una sperimentazione clinica.