
Nella poesia di Lucio Piccolo, autore appartato che nacque sotto l'egida di Eugenio Montale, è possibile individuare una marca dominante che si basa sulla lacerante dilatazione fra l'io e il reale, all¿interno di quella memoria che egli pone a fondamento della stessa poesia. Se l'io poetico è quasi sempre assente nella sua poesia (cfr. Moro, 2012), il personaggio interno che può essere ravvisato nei vari testi è sempre in costante dissidio con il reale, sempre proteso verso quel "nulla" gorgiano che starebbe a fondamento del mondo. Un nulla ricercato nella memoria, unica possibilità umana di accedere al reale; memoria antica che si traspone nel verso con un linguaggio aulico, barocco, inusuale per la lirica italiana degli anni '60 e che invece sembra protendere verso la poesia metafisica europea, dagli spagnoli agli inglesi. Un gioco di luci soffuse, ombre, nascondimenti, dietro cui scorgere anfratti di reale, possibili presenze umane.
Partendo dalla suggestione di Natale Tedesco che si riferiva ad "una complessità di riferimenti culturali molto diversi fra loro" alla base della poesia di Piccolo, il progetto intende ricostruire le prime ascendenze culturali attraverso lo studio delle carte d¿autore e della corrispondenza. Già la biblioteca dell'autore, per massima parte conservata presso la fondazione Piccolo di Capo d'Orlando, e per la restante parte conservata dagli eredi, offre una vastissima raccolta di volumi fra i più vari, da testi di filosofia a testi di esoterismo a testi propriamente letterari. I suddetti volumi risultano spesso intonsi, data la propensione dei Piccolo di preservare i beni di loro possesso, ma testimoniano comunque una complessità culturale che andrebbe analizzata.
Il progetto intende, dunque, ricostruire la fitta rete di rapporti epistolari alla ricerca di fonti e impronte culturali importanti per la sua poesia, così distante dalle avanguardie italiane degli anni '60, e così vicina alla poesia metafisica e barocca spagnola e inglese.
La possibilità di studiare i manoscritti, gli appunti e l'epistolario di Piccolo può oggi portare a una ridefinizione della sua opera e a un inquadramento più specifico dell'autore nel canone letterario italiano.
In particolare, dato l'esordio tardo di Piccolo, il quale invia a Montale la prima opera (9 Liriche) nel 1954, è importante stabilire un quadro delle maggiori influenze sulla sua poetica, già pienamente matura sin dagli esordi. Le opere di Piccolo risentono tutte della vasta cultura del poeta, e il dissidio individuato fra l'io e il reale è chiaro segnale della cultura filosofica di Piccolo. «Se il fugace è tormento / l'eterno è terrore», lungo questa dicotomica lotta di fugace ed eterno si muove gran parte della poesia di Piccolo, attratto da ¿quel punto di congiunzione dello spazio e del tempo¿ di cui parla a Vanni Ronsisvalle nell'intervista del 1967 per Il favoloso quotidiano. Sceneggiatura e script del film-tv su Lucio Piccolo.