Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1647127
Anno: 
2019
Abstract: 

Il rione Esquilino di Roma assurge spesso agli onori delle cronache per le sue connotazioni multietniche, per la diffusa criminalità e per il degrado sociale che quotidianamente lo attraversano, come confermano gli studi che hanno esaminato le rappresentazioni mediatiche di questo particolare spazio urbano.

L'Esquilino offre tuttavia diversi altri piani di lettura, tra cui quelli di matrice storico-culturale. Dalle pietre d'inciampo ai portici di epoca umbertina, dal Museo della Resistenza alle targhe commemorative: il rione racconta alcuni tra i momenti più rilevanti della storia della città e dell'intera nazione. Sebbene impresse sul paesaggio urbano locale, le tracce di tale passato e i significati che incorporano rischiano però di passare in secondo piano per effetto del mainstream mediatico di cui sopra.

Il progetto di ricerca qui presentato intende soffermare l'attenzione proprio su una dimensione spesso trascurata dai discorsi e dalle narrazioni che riguardano l'Esquilino, vale a dire quella della memoria storica del rione e dei suoi luoghi-simbolo, attraverso l'impiego di metodologie di ricerca qualitative che vedranno protagonisti gli abitanti storici del rione.

ERC: 
SH5_8
SH6_8
SH6_12
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2113302
Innovatività: 

Il progetto presenta caratteri di innovatività per tre motivi principali:

1) L'assenza di ricerche analoghe sul territorio oggetto di indagine. La quasi totalità della letteratura scientifica sull'Esquilino, come sopra specificato, verte da una parte sulle questioni attinenti alla forte presenza straniera e al degrado sociale rinvenibili nel rione, e dall'altra sulle connotazioni archeologiche, artistiche e urbanistiche del rione. Manca, almeno per quanto è dato sapere, uno studio specifico e mirato sui luoghi della memoria e sulla memoria collettiva del rione.

2) Il carattere transdisciplinare della ricerca. L'argomento del progetto si colloca in un ambito di studi interdisciplinare per eccellenza, che coinvolge tradizionalmente la storia e la geografia, sulla scia della tradizione di studi facente capo all'École des Annales di March Bloch, Lucien Febvre e Fernand Braudel. Una tradizione di studi che continua a perpetuarsi nel tempo: non a caso il volume dello storico Jean-Paul Vallat (Mémoires de patrimoines, 2008) è stato pubblicato nella collana Itinéraires géographiques dell'editore L'Harmattan. Nel caso di questo progetto, il valore aggiunto sta non tanto nella interdisciplinarità (più discipline che lavorano sul medesimo tema), quanto nella transdisciplinarità (più discipline che lavorano sul medesimo tema e sul medesimo territorio, integrando prospettive e metodi della ricerca).

3) L'esperienza delle proponenti. Le proponenti del progetto hanno maturato una significativa esperienza sui temi che ruotano attorno ai luoghi della memoria e alla memoria collettiva. Tiziana Banini, titolare del modulo di Geografia culturale e coordinatrice nazionale del gruppo di ricerca "Identità territoriali" istituito nel 2008 nell'ambito dell'A.Ge.I. (Associazione dei Geografi Italiani), si è occupata a più riprese di patrimoni e questioni culturali (ultimo in ordine di tempo il volume Geografie culturali, Milano, Franco Angeli, 2019). Inoltre, ha coordinato un gruppo di ricerca transdisciplinare sulle polisemie del rione Esquilino, i cui risultati sono prossimi alla pubblicazione (Il Rione Esquilino di Roma. Letture, rappresentazioni e pratiche di uno spazio urbano polisemico, Roma, Edizioni Nuova Cultura, 2019). Ester Capuzzo, titolare del modulo di Storia contemporanea, è componente del Comitato scientifico della Casa del Ricordo del Comune di Roma dedicata alla memoria dell'esodo giuliano-dalmata. Ha pubblicato diversi saggi sulla storia degli ebrei in Italia tra XVIII e XX secolo (ad es. Capuzzo, Gli ebrei italiani dal Risorgimento alla scelta sionista, Le Monnier, 2004; E. Capuzzo, "Gli ebrei italiani e il Risorgimento, in Italia-Israele: gli ultimi centocinquanta anni. Atti della Conferenza (Gerusalemme 16 -17 maggio 2011), Milano, Fondazione del Corriere della Sera, 2012, pp. 39-52 e pp. 341-355) e sul turismo della memoria, nella fattispecie del war tourism (tra cui E. Capuzzo, "Turismo sui campi di battaglia in Italia e in Spagna. Due esperienze a confronto", Eunomia, 1, 2018, pp. 3-14).

3) La metodologia. Il progetto di ricerca intende implementare una metodologia di ricerca visuale (associata ad interviste semi-strutturate) che vanta una lunga tradizione in ambito sociologico e antropologico, nonché in ambito geografico anglofono (la prima edizione del testo pioniere di Gillian Rose, Visual methodologies. An introduction to researching with visual materials, risale al 2001). In Italia, nonostante la pubblicazione di un manuale dedicato (E. Bignante, Geografia e ricerca visuale, 2011) e alcuni saggi collettanei (tra cui E. dell'Agnese, A. Rondinone, Cinema, ambiente e territorio, 2011; F. Amato, E. dell'Agnese, Schermi americani. Geografia e geopolitica degli Stati Uniti nelle serie televisive, 2015) tale metodologia è ancora poco praticata. Altrettanto si può dire in riferimento alla storia contemporanea, ove tale metodologia risulta eccentrica rispetto alle tradizionali implementazioni del metodo storiografico, trovando maggiori attinenze con le pratiche della public history (Bertella Farnetti, Bertuccelli, Botti, 2017).

Codice Bando: 
1647127

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