Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2510350
Anno: 
2021
Abstract: 

Il progetto intende rappresentare la prima tappa di una ricostruzione esaustiva, a oggi mancante, delle fonti greco-latine di Leopardi. Di fondamentale importanza per l'esperienza intellettuale e poetica leopardiana, il dialogo con l'Antico è stato finora affrontato dagli studi critici in maniera frammentaria, in relazione a circoscritti perimetri testuali oppure in merito al rapporto con un singolo autore. La ricerca mira dunque a muoversi nella direzione di una mappatura che tenga conto di tutto il corpus leopardiano e che consenta uno sguardo complessivo sull'intero bacino delle fonti antiche, a partire dall'ambito della prosa: un fronte, questo, ancora meno sondato rispetto alla poesia, malgrado la ricchezza e varietà degli autori assiduamente frequentati da Leopardi (oratori, filosofi, storici, eruditi, ecc.). Il progetto si prefigge in particolare di 1) predisporre una schedatura bibliografica esaustiva delle fonti greco-latine in prosa, da Esopo fino a Gemisto Pletone (XV sec.); 2) raccogliere nuovi importanti dati sulla "biblioteca" dell'autore, utili sia sul piano filologico sia su quello critico-interpretativo; 3) allestire il primo nucleo di un archivio digitale delle fonti leopardiane.
Il censimento, per il quale si prevede la collaborazione di un assegnista, includerà anche l'ampia congerie degli abbozzi, dei paratesti e delle annotazioni manoscritte. Tale approccio organico, di fatto inedito, consentirà di indagare per la prima volta su basi più solide il rapporto con autori di primo piano (spiccano i casi di Aristotele e Cicerone); e al tempo stesso di colmare alcune vistose lacune, come quelle relative al tardo antico (da Apuleio alla patristica) e al ruolo giocato dalla mediazione dei "libri-contenitore", quali le antologie di Stobeo e Fozio. Le acquisizioni della ricerca saranno oggetto di pubblicazioni e saranno esposte in giornate di studio e seminari, aperti anche a esperti esterni.

ERC: 
SH5_2
SH5_1
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_3165733
sb_cp_is_3232154
sb_cp_is_3232221
sb_cp_is_3572457
Innovatività: 

Tali presupposti metodologici pongono solide premesse per il raggiungimento di risultati innovativi e originali. L'estensione dello spoglio anche alle opere finora meno esplorate, come pure ai materiali avantestuali, assicura anzitutto l'acquisizione di nuovi dati mai presi in esame. Si intende, infatti, censire anche i testi non ancora digitalizzati e/o privi di un' edizione critica e commentata, ma imprescindibili per ricostruire il bacino delle fonti a cui Leopardi attinge fin dai primi anni di studio: tra questi, il volgarizzamento e il commento dell'Esichio Milesio, i Rhetores e il Porphyrii de vita Plotini (tutti del 1814); i Fragmenta Patrum Graecorum e gli Auctorum historiae ecclesiasticae fragmenta (1814-15); il Saggio sopra gli errori popolari (1815); le traduzioni dei testi di Frontone e Dionigi di Alicarnasso riportati alla luce da Angelo Mai, con i relativi apparati (1816-1817); e ancora gli Scritti filologici (redatti tra il 1817 e il 1832). L' analisi approfondita di questi testi e il loro confronto con le note e le postille marginali delle opere maggiori (si pensi al corredo che accompagna le Operette morali) permetterà, tra l' altro, di delineare un quadro sinottico, finora mai realizzato, del metodo di lavoro sulle fonti negli scritti eruditi giovanili e negli scritti della maturità.
Ulteriore elemento di significativa novità sarà costituito dalla più dettagliata e rigorosa messa a fuoco del rapporto con autori di primo piano, la cui presenza - anche laddove già discussa dalla critica - non è ancora integralmente mappata: spiccano i casi di Platone e Aristotele; ai quali si possono aggiungere, per esempio, Cicerone, Seneca, Quintiliano. Acquisizioni altrettanto rilevanti si attendono, inoltre, dalla ricognizione dei molti autori del tardo-antico che Leopardi ha letto e compulsato a più riprese, e che rappresentano una lacuna evidente nella storia degli studi. Se ne propone qui un elenco parziale: Apuleio, Arriano di Nicomedia, Boezio, Cassio Dione, Clemente Alessandrino, lo Pseudo-Dionigi Areopagita, Floro, Gregorio di Nazianzo, Epitteto, Eusebio di Cesarea, Aulo Gellio, Lattanzio, Macrobio, Nonno di Panopoli, Plutarco, Temistio. A questi andranno aggiunti anche, da un lato, grammatici e critici, tra i quali soprattutto lo Pseudo-Longino (oggetto di interesse costante ma non sistematico da parte della critica), ma anche Elio Donato e Servio; dall' altro, autori quali Stobeo e Fozio, utilizzati da Leopardi come "fonti di fonti", ovvero come mediatori attraverso cui leggere, anche se solo per excerpta, opere altrimenti irreperibili. Il censimento, infine, condurrà per la prima volta all' esame puntuale dei paratesti delle edizioni consultate: è il caso delle Vite dei Filosofi di Diogene Laerzio (Amsterdam 1692) con le osservazioni di Casaubon e di Menagio, ampiamente sfruttate da Leopardi; oppure dei Deipnosofisti di Ateneo (Heidelberg 1598), con le note ancora di Casaubon. Questi e altri «libri-contenitore» (Brozzi, 2018) - come repertori, lessici e opere di consultazione, da Meurs al già menzionato Fabricius -, in molti casi hanno rappresentato gli unici strumenti per accedere a un gran numero di testi non presenti nella Biblioteca di Recanati: soffermarsi su di essi consentirà di individuare i più importanti "filtri", spesso anche interpretativi, attraverso cui Leopardi ha conosciuto l' antico.
Così impostata, la capillare ricognizione potrà dunque segnare un rilevante avanzamento negli studi leopardiani, consentendo:
a) di individuare inedite relazioni tra i loci leopardiani e una o più fonti, a livello tematico, concettuale, lessicale;
b) di mettere in relazione zone dell' opera leopardiana accomunate dal medesimo retroterra di letture;
c) di compiere sondaggi preliminari in vista dell' allestimento di nuove edizioni critiche e commentate da tempo attese (Frontone, Saggio errori popolari);
d) di gettare le prime basi per un successivo ripensamento complessivo del rapporto di Leopardi con il mondo antico, che potrà essere osservato non sulla scorta di un' astratta idea di classicità o di inveterati paradigmi critici, ma in accordo con le coordinate cronologiche stabilite dallo stesso autore (si pensi al caso già citato di Gemisto Pletone), e alla luce della diretta esplorazione della sua "biblioteca" e del suo scrittoio.
La schedatura bibliografica, con l' avvio del complementare archivio delle fonti digitalizzate, potrà per giunta aprire la strada per un successivo allargamento dell' esplorazione dapprima alle opere antiche in versi e in seguito alle opere moderne; e potrà costituire, al tempo stesso, il punto di partenza per la futura costruzione di una banca dati online relativa all' intero bacino delle fonti di Leopardi. Più in generale, la ricerca potrà infine contribuire, sul piano documentario e metodologico, agli studi sulla ricezione della tradizione classica tra Sette e Ottocento, e rappresentare un modello di riferimento replicabile anche per altri autori.

Codice Bando: 
2510350

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