
Introduzione: La prevalenza delle infezioni fungine invasive nel Lupus Eritematoso Sistemico (LES) varia tra lo 0,64% ed il 3,24%, e riconosce come principali miceti patogeni Cryptococcus, Candida ed Aspergillus; i principali fattori di rischio evidenziati sono l¿attività di malattia e l'assunzione di glucocorticoidi (GC). Le complicanze infettive rappresentano una delle principali cause di morte nei pazienti affetti da LES immunodepressi: fino al 20-40% dei decessi, infatti, può essere attribuito ad un agente infettivo. L'aspergillo, fra tali agenti infettivi, richiede un meccanismo di killing particolare, la formazione di Neutrophil Extracellular Traps (NET) -NETosi- ovvero un processo di esternalizzazione, da parte del neutrofilo, di cromatina ed istoni associati ad enzimi antimicrobici tipicamente contenuti nei granuli. Questo processo è stato recentemente chiamato in causa anche nella patogenesi del LES poiché la stessa esternalizzazione di autoantigeni modificati rappresenterebbe un trigger al sistema immunitario alla produzione di autoanticorpi. Nei pazienti affetti da LES la NETosi potrebbe rappresentare un anello di unione fra processo infettivo ed autoimmune, ed una sua eventuale alterazione contribuirebbe a spiegare l'elevata suscettibilità dei pazienti alle malattie fungine invasive, oltre che il perpetuarsi della risposta autoimmune.
Obiettivo: Indagare la NETosi e la sua efficacia nei pazienti affetti da LES con episodio di aspergillosi polmonare od invasiva, ed evidenziarne eventuali associazioni con indici di attività di malattia, terapia immunosoppressiva e manifestazioni d'organo. Metodi: lo studio sarà condotto confrontando i livelli di peptidi anti-microbici e anticorpi contro essi diretti in pazienti affetti da LES ed aspergillosi polmonare od invasiva rispetto a pazienti affetti da LES senza episodi di micosi invasiva.
Il presente studio sarà il primo a valutare la NETosi come meccanismo d'interazione fra lo sviluppo di una malattia autoimmune, quale il LES, e la suscettibilità all'infezione, secondo quanto oggi disponibile in letteratura. L'interesse per lo studio dell'aspergillosi e le sue associazioni è nato dall'osservazione clinica, nella vita quotidiana ospedaliera, della gravità e della frequenza relativa di tale infezione, che porta a prendere difficili decisioni cliniche e terapeutiche. Il caso di aspergillosi polmonare in un paziente affetto da LES rappresenta una difficile sfida per il medico: da una parte, la terapia lunga e frequentemente associata ad effetti collaterali degli anti-fungini, dall'altra, la terapia della malattia sistemica autoimmune in fase di attività, con la difficoltà di impiegare farmaci immunosoppressori, controindicati in corso di infezione. Per i motivi esposti, nasce l'interesse nel cercare di comprendere se non vi sia un meccanismo comune a motivare l'attività di entrambe le patologie: la NETosi potrebbe inserirsi in questo ipotetico modello. Da una parte, rappresenterebbe un processo indispensabile per la lotta all'infezione, dall'altra uno stimolo continuo al presentarsi di autoantigeni. Potrebbe quindi, la cura dell'aspergillosi avere un beneficio anche sul perpetuarsi della risposta autoimmune? Lo stimolo infettivo potrebbe, forse, rappresentare un fattore di rischio iniziale allo sviluppo della malattia autoimmune in sè? L'aspergillo, infatti, colonizza frequentemente le vie aeree dei portatori sani: in pazienti predisposti, un inefficace killing ed una ridondante attivazione della NETosi potrebbe essere uno dei fattori trigger sul sistema immunitario? Lo studio proposto ha l'obiettivo di gettare le basi per una migliore comprensione del complesso mosaico alla base dell'eziopatogenesi - e di conseguenza della cura - del Lupus Eritematoso Sistemico.