Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1057345
Abstract: 

All'interno del dibattito filosofico nazionale e internazionale il tema del "declino" o della "fine" dell'arte si ripresenta con sempre maggiore insistenza. Nella riflessione filosofica il tema è stato articolato secondo tre direttrici: (1) la "fine della storia" dell'arte; (2) la crisi o "fine dell'arte" in senso stretto; (3) la "crisi" della cultura. Nella società contemporanea assistiamo, infatti, a un processo globalizzato di mercificazione e spettacolarizzazione del reale, che non solo costringe la produzione artistica a fronteggiare meccanismi di impoverimento dell'esperienza estetica, ma che finiscono per minare l'idea stessa di una "cultura" possibile. Diventa dunque necessario ripensare il nesso tra crisi dell'arte e crisi della cultura.

La domanda che muove questo Progetto di ricerca è la seguente: l'arte è ancora un luogo "esemplare" di senso dell'esperienza? È ancora un luogo in cui una società si "riconosce" e attraverso cui è possibile una cultura in senso pieno? Se gli sviluppi dell'arte contemporanea sembrano attestare una perdita di quella "esemplarità" che l'aveva tradizionalmente caratterizzata, la riflessione di Emilio Garroni e della "Scuola romana di estetica" offre una strumentazione adeguata per affrontare queste domande e per analizzare il rapporto tra arte, cultura e società.

Il Progetto di ricerca intende muoversi su un piano "teorico" e su un piano "applicativo":
(1) dal punto di vista più propriamente "teorico", l'obiettivo sarà quello di affrontare il tema dell'esemplarità dell'arte secondo le linee indicate nel Progetto;
(2) dal punto di vista "applicativo" il Progetto mira alla ricognizione sistematica dell'eredità di Emilio Garroni e al riordinamento scientifico del "fondo Garroni", allo scopo di rendere possibile alla comunità nazionale e internazionale la fruizione di un patrimonio scientifico della Sapienza.

ERC: 
SH5_9
SH5_4
SH5_8
Innovatività: 

La "Scuola romana di estetica", nota da tempo a livello nazionale, comincia ad avere una sua riconoscibilità anche in ambito internazionale, grazie alle pubblicazioni in lingua inglese, francese, russa, portoghese, spagnola e tedesca sia del suo capostipite - Emilio Garroni - sia dei suoi referenti più o meno prossimi (da Luigi Scaravelli a Guido Calogero e a Giulio Carlo Argan), sia degli allievi diretti e indiretti che ne proseguono la tradizione (tra gli allievi diretti - tutti ormai strutturati nelle università italiane o al CNR - si ricordano Paolo D'Angelo, Stefano Catucci, Giuseppe Di Giacomo, Hansmichael Hohenegger, Pietro Montani, Elena Tavani, Stefano Velotti). Si moltiplicano anche tesi triennali, magistrali e dottorali dedicate ad alcuni aspetti di tali ricerche, mentre le attività seminariali e le lezioni magistrali annuali organizzate dall'associazione "Cattedra internazionale Emilio Garroni" (CiEG) hanno fatto crescere la domanda di materiali e strumenti di approfondimento nella comunità degli studiosi.

In questo contesto manca tuttavia una ricognizione sistematica della sua eredità e delle potenzialità che tale patrimonio di idee offre, per affrontare le sfide poste dal mutamento nei mezzi di comunicazione e nei media artistici digitali degli ultimi anni, nei mutamenti delle forme di vita e della società civile, nel riassetto culturale complessivo della cultura. Arte, forme di vita e cultura materiale e immateriale sono i tre fuochi che animano le attività di questa "scuola", non solo quando costituiscono gli obiettivi espliciti delle sue ricerche - la natura della percezione e la civiltà delle immagini, le tecnologie digitali e il loro complesso rapporto con la realtà, la tecnica e il linguaggio, il paesaggio e la legislazione relativa alla sua tutela, i centri storici e le loro trasformazioni - ma anche quando si concentrano sulla lettura analitica di grandi classici - a cominciare da Kant, per arrivare a pensatori come Adorno, Arendt, Croce, Dewey, Heidegger, Husserl, Merleau-Ponty, Wittgenstein - solo per citarne alcuni.

Una ricognizione a tutto campo, accompagnata da un riordinamento scientifico del "fondo Garroni" - che ne permetterebbe l'accesso e lo studio alla comunità internazionale - sarebbe non solo un importante passo avanti per ridefinire, consolidare ed espandere questo grande patrimonio, ma anche il modo migliore - per quanto sta nelle nostre competenze - di celebrare gli 80 anni della Città Universitaria della Sapienza, valorizzando uno dei suoi patrimoni scientifici che altrimenti rischiano di perdere la loro coesione visibile, e di consegnare al futuro una parte non trascurabile della sua identità scientifica nel campo umanistico.

La prospettiva che caratterizza la "Scuola romana di estetica", centrata sull'estetica come "filosofia non speciale" del senso dell'esperienza, la differenzia da altre prospettive presenti sulla scena nazionale e internazionale - l'estetica come teoria della percezione, come filosofia dell'arte, come atmosferologia, come insieme di "estetiche speciali" tipiche della tradizione analitica ecc. - e sta guadagnando adesioni anche in altre discipline (dalla geografia culturale all'antropologia, dalla filosofia del linguaggio ai film studies, dall'architettura alla storia dell'arte, ecc.), grazie alla sua capacità di non rinchiudersi in un settore specialistico, ma di offrire strumenti concettuali per affrontare alcuni dei temi più problematici che scuotono tutte le società avanzate: cosa costituisce propriamente una cultura? Quali rapporti si vanno stabilendo tra le attività artistiche e gli "ordini spontanei" del mercato, della città o del linguaggio? In che modo immagini, edifici, configurazioni urbane - tutta la cultura visiva e materiale - incide sulla "mente dei cittadini", plasmandone la percezione, la sensibilità, il pensiero? È ancora possibile individuare nella produzione artistica il luogo esemplare del senso dell'esperienza, in cui una società di riconosce e si autocomprende, o stanno emergendo nuovi "luoghi del senso", che soppiantano il ruolo che l'arte ha avuto nella modernità? Su tutti questi temi, crediamo, il patrimonio di idee della "Scuola romana di estetica" della Sapienza possa offrire un'importante strumentazione, capace di impostare e articolare in maniera innovativa e incisiva i termini del dibattito, ed è pertanto urgente che tale "cassetta degli attrezzi" venga inventariata, riordinata, messa a punto e testata sulla realtà complessa del contemporaneo, ed essere trasmessa alle future generazioni di studiosi.

Codice Bando: 
1057345

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