Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1085542
Abstract: 

Il "Decretum" di Graziano (XII sec.) ha segnato la nascita del diritto canonico come scienza: pietra angolare dell'ordinamento canonico fino al 1917, è stato apprezzato, nel tempo, anche da coloro che contestavano il primato papale: conciliaristi, gallicani, protestanti. La ricerca di soffermerà su una sua singolare "reordinatio", realizzata alla metà del Quattrocento da Juan de Torquemada (1388-1468), un insigne teologo protagonista della polemica conciliarista come difensore delle prerogative pontificie. La "Nova ordinatio" - che disponeva i contenuti del "Decretum" secondo lo schema tipico delle raccolte canoniche successive - non ebbe grande successo tra i canonisti contemporanei ma riscosse un'insperata fortuna tre secoli dopo, quando Benedetto XIII ne sollecitò la stampa. Un accurato lavoro editoriale sul testo venne allora compiuto grazie all'impegno di eruditi legati ad ambienti romani in odore di giansenismo. Lo studio di quest'opera offre spunti per l'esame dei concetti di "methodus" e "systema" nell'esperienza canonistica.

ERC: 
SH2_4
SH5_3
Innovatività: 

La ricerca che si intende svolgere affronterà i temi storiografici indicati partendo dall'esame della "Nova ordinatio Decreti" di Juan di Torquemada, un'opera monumentale mai fatta oggetto di indagini specifiche o approfondite.
Essa sarà studiata: (1) come testo, ricostruendone la tradizione, vagliando i problemi di critica testuale ed esaminando in modo analitico il suo contenuto, (2) con riferimento ai fenomeni politici, culturali, religiosi e storico-giuridici connessi alla sua redazione ed alla successiva pubblicazione, (3) in una più ampia prospettiva metodologica.
Quanto al profilo ecdotico, in particolare, occorre sottolineare che la quasi totalità dei testimoni manoscritti dell'opera non sono mai stati analizzati, e che la ricerca sarà del tutto originale. Infatti, la pubblicazione del 1726 si basava su un unico manoscritto, e l'interesse filologico per l'opera è stato sin qui limitato a profili marginali. Anche la conoscenza del contenuto della raccolta non è andata oltre la verifica di una discontinua corrispondenza con i titoli delle Decretali (Binder): si cercherà invece in questa occasione di individuare i criteri di composizione adottati dall'autore, anche in relazione alle finalità (teologiche, ideologiche, didattiche) sottese alla stesura.
Quanto al secondo aspetto, la distanza di tre secoli fra la redazione quattrocentesca dell'opera e la sua edizione settecentesca consentiranno di verificare quale tipo di soluzioni siano state prospettate dinanzi a problemi simili, in esperienze culturali differenti: a) in che modo l'interesse filologico verso le antichità cristiane - proprio tanto dell'umanesimo quanto del neocultismo del primo Settecento - sia stato strumentale ad esigenze di riforma; b) come la questione delle fonti del diritto canonico sia stata affrontata in tempi di conciliarismo, gallicanesimo, ripresa tridentina, giansenismo, giurisdizionalismo, e dunque quale sia stata l'influenza di fenomeni politici e ideologici interni alla Chiesa stessa.
Infine, in una prospettiva metodologica è significativo che l'opera rappresenti un "unicum", poiché riassume nella sua storia l'aspirazione medievale all' "ordine giuridico", la tendenza umanistica al ciceroniano "redigere ius in artem", la propensione della modernità verso il sistema.
Se, infatti, il Decreto era stato composto da Graziano per definire i contorni di un ordinamento canonico disarmonico, il tentativo di Torquemada di assegnargli un "nuovo ordine" rappresentava l'espressione di un ideale umanistico, quello della riformulazione del diritto secondo criteri di razionalità, che in campo civilistico ha trovato la massima espressione nelle opere di François Connan e Hugues Donau. Di questa "methodus", incentrata sul procedimento espositivo, l'opera di Torquemada non resterà peraltro l'unica manifestazione canonistica: nel '500 Giovanni Paolo Lancellotti inaugurerà il genere delle "Institutiones iuris canonici" trasferendo al diritto della Chiesa lo schema tripartito delle Istituzioni gaiane ("personae-res-actiones"). In un clima culturale profondamente mutato, gli editori settecenteschi esalteranno la "nova methodus" come costruzione di un "aptius systema", del quale Torquemada era raffigurato come il "novus architectus". Il riferimento al sistema riflette le elaborazioni filosofiche di quegli anni, anticipatrici di un orientamento della scienza giuridica a considerare il sistema come principio costitutivo del diritto (Mazzacane). Un orientamento che porterà nel XIX secolo ad un vero e proprio "culto della sistematica" (Orestano).

Codice Bando: 
1085542

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