Il progetto si propone di applicare alcune categorie della pragmatica della comunicazione umana e della pragmatica linguistica allo studio dei meccanismi di comunicazione attestati nella cultura greca e latina. Fondandosi sugli assiomi della comunicazione di Paul Watzlawick, sulla teoria della (im)politeness, nonché sull'analisi del discorso, la ricerca si concentrerà sull'analisi delle interazioni comunicative descritte in alcuni testi significativi della letteratura greca e latina (Omero, Orazio, Ovidio, nonché le riflessioni di grammatici ed eruditi), ma si interesserà anche delle rappresentazioni degli atti comunicativi nelle arti figurative (in particolare, riguardo ad alcune produzioni figurative greche di V-IV sec. a. C.). Le metodologie impiegate permettono non solo di migliorare la nostra comprensione di alcuni aspetti fondamentali della cultura greca e latina, ma anche di riflettere su alcune tematiche culturali di ampio respiro, tali da permettere anche una comparazione con la nostra cultura: la varietà dei modi di comunicazione nelle culture classiche; le relazioni armoniche e conflittuali, nonché i modi di gestire il conflitto, nelle società antiche; l'espressione delle emozioni nelle relazioni interpersonali e la loro rappresentazione nelle opere d'arte, letterarie e visive, del mondo greco e romano.
Da un punto di vista metodologico, la ricerca si presenta come innovativa sotto diversi punti di vista.
1. Seppure gli studi sulla politeness nel mondo antico costituiscano ormai un filone di studi ben definito, i più recenti sviluppi in questo campo di studi non sono stati adeguatamente recepiti tra i classicisti. Anche in tempi molto recenti, gli studiosi del mondo antico si sono limitati di regola a recepire la formulazione della Politeness theory quale è delineata nel già citato volume, pubblicato ormai più di trent'anni fa, di P. Brown e S. Levinson (Brown - Levinson 1987). Diversi elementi, tuttavia, spingono a considerare inadeguati alcuni presupposti della teoria delineata da Brown e Levinson: a) nel concentrarsi sulle interazioni armoniche, Brown e Levinson (e gli studiosi che adottano incondizionatamente il loro modello) rischiano di trascurare completamente le interazioni conflittuali (cf. soprattutto il già citato Culpeper 2011), una limitazione che risulta particolarmente grave nello studio dei testi greci e latini; b) la concezione di 'face' quale è delineata nel volume di Brown e Levinson appare troppo 'individualistica', dal momento che ignora del tutto la dimensione sociale (la posizione dell'individuo all'interno del gruppo o dei gruppi di appartenenza, ad esempio); il modello di 'face' elaborato da Spencer-Oatey 2008 (e ripreso da Culpeper 2011) tiene adeguatamente conto di questo aspetto e risulta molto più efficace anche nell'applicazione a culture come quella greca e latina, che sono peraltro molto meno individualistiche della nostra.
2. L'efficacia della metodologia proposta risulta dall'innovativa combinazione dell'(im)politeness theory con la Pragmatica della Comunicazione Umana di Watzlawick; gli assiomi di Watzlawick si caratterizzano per il loro ampio respiro e permettono di focalizzare l'attenzione su fenomeni comunicativi di vasta portata, anziché condurre a una predilezione per lo studio del singolo fenomeno comunicativo; al tempo stesso, gli strumenti della pragmatica linguistica garantiscono una maggiore precisione nell'analisi puntuale dei testi.
3. L'attenzione all'analisi del discorso, specie nel caso di testi in cui il dialogo ha un valore preponderante, permette di integrare in maniera efficace l'approccio narratologico (cf. de Jong 2004; de Jong 2014). La narratologia ci ha insegnato a guardare in profondità alle modalità narrative dei testi, anche di quelli antichi; si ritiene tuttavia auspicabile uno studio dei discorsi contenuti nei testi classici che tenga adeguatamente conto della dimensione pragmatica, così da integrare la nozione di focalizzazione, usata in narratologia per indicare il 'punto di vista' riflesso dalla narrazione (che può essere quello del narratore principale -focalizzazione primaria- come di un personaggio della storia, nel qual caso si parla di focalizzazione secondaria: i discorsi sono per l'appunto esempi di focalizzazione secondaria).
4. L'applicazione di queste metodologie alle arti visive, come sopra suggerito, permette non solo di offrire una dimensione nuova al confronto, ampiamente tradizionale, tra parole e immagini, ma anche di acquisire una maggiore precisione interpretativa nell'analisi delle raffigurazioni, rendendo possibile una più consapevole riflessione tra linguaggio verbale e linguaggio 'analogico' (gestuale).
L'innovatività a livello metodologico sarebbe naturalmente poco utile se non si traducesse in un avanzamento concreto nella nostra comprensione di alcuni aspetti specifici della cultura greca e latina. Gli studiosi che fanno parte del gruppo di ricerca terranno dunque presente il quadro di riferimento sopra delineato per condurre, ciascuno secondo le proprie competenze, ricerche mirate su autori e opere significativi della letteratura e dell'arte del mondo classico, come illustrato nel dettaglio nella sezione che segue.
Riferimenti bibliografici (in aggiunta alle opere citate nelle sezioni precedenti)
de Jong, I. J. F. 2004. Narrators and Focalizers. The Presentation of the Story in the Iliad. Bristol (Second Edition).
de Jong, I. J. F. 2014. Narratology and the Classics. A Practical Guide. Oxford
Spencer-Oatey, H. (ed.) 2008. Culturally Speaking: Culture Communication, and Politeness Theory. London