Fine del progetto è indagare il contributo del romanzo moderno alla costituzione dell'identità nazionale inglese, francese e angloamericana, guardando al dialogo che esso ha intrecciato con il sistema dell'opinione pubblica teorizzato da Jürgen Habermas, in particolare con la stampa periodica, la pubblicistica politica ed economica, i fogli volanti, la satira e la caricatura politica. La scelta della Francia, della Gran Bretagna e degli Stati Uniti si deve al fatto che queste tre nazioni sono state, in modi diversi, il laboratorio politico della modernità, e formidabili centri di irradiazione di idee e modelli. Saranno presi in esame casi significativi nel periodo che va dal 1700 al 1945, con inevitabili aperture comparative ad altre culture, e saranno chiamati in causa i filoni storiografici non soltanto storico-letterari relativi alla sfera pubblica habermasiana e alla definizione dell'identità nazionale nell'Europa moderna. Particolare attenzione sarà rivolta ai modi in cui, attraverso i meccanismi estetici, il romanzo costruisce concretamente o idealmente il suo pubblico e definisce lo spazio virtuale dello stato nazione. La ricerca si innesta su ambiti di studio consolidati ma scarsamente interconnessi, e risponde a questioni di ordine economico e politico che risuonano con forza nel dibattito contemporaneo: contiene dunque i presupposti per un interesse non esclusivamente accademico.
L'innovatività della ricerca è garantita dal suo apparato metodologico, che permetterà di inquadrare fenomeni non ancora indagati dagli studi su romanzo e nazione. Tali studi sono perlopiù incentrati su questioni di ordine contenutistico, e sono poco inclini a un confronto con teorie dell'agire sociale esterne alla zona di influenza del post-strutturalismo, oltre che scarsamente attrezzati dal punto di vista delle teorie narrative. In particolare, pesa su di essi la tendenza, tipica in particolare della critica letteraria angloamericana, a indagare la costruzione di stereotipi o le meccaniche dello svilimento di gruppi antagonisti: una tendenza che risponde alla "identity politics" e che (come è stato ben evidenziato da Pierre Bourdieu) ha fortemente limitato sia la riflessione teorica sia la ricerca.
Alla luce degli studi sulla sfera pubblica moderna, a contare all'interno della produzione letteraria è anche la sua elevata capacità costruttiva, la sua elaborazione costante e instancabile di un immaginario sociale. In altri termini, la costruzione della nazione si è basata non soltanto su logiche di esclusione, di minaccia o di mistificazione, ma ha anche comportato la definizione di un territorio comune e di regole comuni: l'uso di logiche inclusive.
Esempi di questo aspetto vengono, più che dagli studi letterari, dalla storia economica, per esempio dai lavori sulla cultura borghese di Deirdre McCloskey ("The Bourgeois Virtues", Chicago, Chicago UP, 2013) e di Joel Mokyr ("The Enlightened Economy", London, Penguin, 2009), il cui fine non è condannare il passato, ma mostrare lo sviluppo di un sistema che, nonostante i suoi difetti, ha mostrato una straordinaria produttività e flessibilità. Quest'ottica può rivelarsi feconda anche per quanto riguarda la comprensione dei modi in cui, entrando in sintonia con il dibattito pubblico, il romanzo ha immaginato la nazione e le sue parti costitutive: la società civile, il mercato, e la stessa sfera pubblica.
Crediamo, in sintesi, che uno studio su romanzo, nazione e cultura pubblica possa approdare a scoperte e modelli nuovi e far luce sulle funzioni antropologiche del testo letterario senza ricadere nel "determinismo ideologico" che ha caratterizzato i filoni di studio dei decenni trascorsi (basati su un'interpretazione, e su un'applicazione, del pensiero di Derrida e Foucault che oggi appare problematica).