Il sito di Tepe Gawra (nell¿attuale Kurdistan iracheno), indagato da una missione dell'Università di Pennsylvania (Philadelphia, USA) fra il 1931 ed il 1938, è un perfetto caso studio per l'analisi della fase di transizione Halaf-Ubaid (metà del VI millennio a.C.) in Mesopotamia settentrionale. I livelli associati (liv. XX-XVII), indagati durante l'ultima campagna di scavo nel sito, vennero messi alla luce su una porzione piuttosto ampia dell'insediamento. Grazie alla metodologia di scavo e alla qualità della documentazione prodotta, è possibile proporre una rivalutazione funzionale degli edifici e dei livelli in prospettiva diacronica, fondamentale per la comprensione delle dinamiche socioculturali che alla metà del VI millennio a.C. in Mesopotamia settentrionale portarono al superamento della tradizione locale "Halaf" a favore di una tradizione "Ubaid" ispirata a quella della Mesopotamia meridionale. Questo superamento, evidente a livello di ceramica dipinta, condizionò altri aspetti delle comunità locali, fra cui l'organizzazione sociale e degli insediamenti.
I siti in cui la fase di transizione Halaf-Ubaid è conosciuta sono pochi e sono documentati quasi esclusivamente attraverso sondaggi o trincee. La fase è nota solamente a livello di cultura materiale, mentre manca del tutto l'analisi dei materiali archeologici in contesto, utile per approfondire l'organizzazione dell'insediamento, la funzione dei singoli edifici ed il loro cambiamento planimetrico e funzionale nel tempo. Grazie alla qualità della documentazione, il sito di Tepe Gawra rappresenta l'unico caso in cui questo tipo di rivalutazione è possibile e viene a costituire un caso studio ideale per l'approfondimento delle conoscenze sulla fase in questione.
I materiali archeologici e i dati di archivio conservati al Penn Museum di Philadelphia rendono possibile tale rivalutazione, che ha l'obiettivo di offrire anche un riferimento per le indagini archeologiche in corso nella regione del Kurdistan iracheno
Il sito di Tepe Gawra, nella Piana di Ninive (attuale Kurdistan iracheno), a circa 18 km a nord-est di Mosul e contornato dal fiume Tigri ad ovest e dalle prime pendici dei monti Zagros a nord-est, è uno dei siti-chiave per la comprensione delle dinamiche di sviluppo socioculturale in Mesopotamia settentrionale fra il VI ed il IV millennio a.C. Soprattutto per la fase di transizione Halaf-Ubaid, gli scavi condotti nel sito offrono la possibilità di analizzare dei materiali e dei contesti ben stratificati, possibilità unica nel panorama degli scavi ad oggi effettuati.
Il fenomeno della transizione Halaf-Ubaid è stato per la prima volta analizzato da M. Mallowan durante gli scavi nel sito di Tell Arpachiyah (Siria). Mallowan mise in luce 10 livelli archeologici (TT 10-1), i primi cinque dei quali (TT 10-6) caratterizzati dalla ceramica dipinta policroma di tradizione "Halaf", mentre gli ultimi cinque (TT 5-1) erano caratterizzati da una ceramica dipinta "clearly related in style to the Al-Ubaid ware of Southern Babylonia" (Mallowan-Rose 1935: 8). La sovrapposizione diretta dei livelli con ceramica "Ubaid" su quelli con ceramica "Halaf" ed il rinvenimento di un edificio del livello TT 6 bruciato ("Burnt House"), ha fatto propendere lo scavatore per una interpretazione violenta del fenomeno, considerato come un arrivo improvviso di invasori dal sud della Mesopotamia (Mallowan-Rose 1935: 14). Nuovi dati, tuttavia, sembrano smentire la ricostruzione proposta da Mallowan. Successivamente, si è messo l'accento sul carattere non violento del fenomeno, dovuto a continuative e sempre più forti interazioni sociali fra gruppi in contatto fra loro. Le modalità di queste interazioni sono tuttavia ancora discusse.
Alcuni autori, ad esempio T. Dabbagh (1966: 24), hanno considerato il fenomeno come il risultato dell'influsso di popolazione proveniente dal sud. Grazie a questo spostamento, sarebbe avvenuto un interscambio di tradizioni ceramiche con le comunità locali e, alla lunga, l'adattamento delle tradizioni locali (Halaf) a somiglianza di quelle dei nuovi arrivati (Ubaid).
Interpretazioni non più basate su un movimento fisico di gruppi sociali sono state proposte, fra gli altri, da P. Akkermans e C. Breniquet. Lo studio delle fasi pre- e protostoriche nella valle del Balikh (Siria), ha portato Akkermans (1993: 322-323) a considerare la transizione Halaf-Ubaid come il risultato di continuative, crescenti interazioni sociali di unità residenziali organizzate in forme simili. Secondo Breniquet (1996: 117-123), la transizione può essere considerata come un fenomeno graduale, dove non solo si riconosce una fase transizionale, ma dove anche quello che viene definito "Ubaid" presenta delle caratteristiche peculiari proprie che lo distinguono da ciò che si ritrova in Mesopotamia meridionale. Il processo di acculturazione, tra l¿altro, non sembra essere accompagnato da un rilevante influsso di popolazione proveniente dal sud (Campbell-Fletcher 2010: 71). Recentemente, G. Stein (2010) ha suggerito in maniera più esplicita di sottolineare non tanto l'affinità di questo repertorio con quello della Mesopotamia meridionale, bensì di porre l'attenzione sul fondamentale ruolo che le comunità locali ebbero nel selezionare il repertorio "Ubaid" che di volta in volta adottarono, trasformarono e adattarono alle proprie tradizioni locali attraverso l'uso quotidiano.
Come accennato, sono pochissimi i siti in cui la fase di transizione Halaf-Ubaid è stata riconosciuta. In molti, il materiale è stato rinvenuto tramite survey di superficie (come ad esempio il caso della survey nell'area del Balikh; Akkermans 1993). Nel caso di Domuztepe, le indagini in corso permetteranno di comprendere in maniera più approfondita il fenomeno in una regione periferica come quella dell'Anatolia sud-orientale. Il sito di Tell Aqab (Siria) è uno degli esempi al momento meglio documentati per questa fase di transizione, ma l'esposizione archeologica è troppo ristretta per poter analizzare i materiali in contesto.
Solo nel caso di Tell Arpachiyah, per la cosiddetta "Burnt House" del livello TT6, è stato realizzato uno studio di ricontestualizzazione dei materiali all'interno del loro contesto di rinvenimento, sulla base dei dati di archivio conservati al British Museum di Londra (Campbell 2000).
Come si evince, il quadro della documentazione per la seconda metà del VI millennio a.C. è alquanto scarso. Il progetto qui proposto si pone in linea con lo studio presentato da Campbell (2000) per Tell Arpachiyah e con le ricostruzioni proposte da Rothman (1988; 2002) per i livelli del periodo Tardo Calcolitico. La documentazione relativa agli scavi di Tepe Gawra, così come l'estensione archeologica dei livelli indagati (non soltanto un edificio come nel caso di Tell Arpachiyah ma circa 1/3 del mound per più livelli archeologici), si presta molto a questo tipo di ricerca e permette di ottenere un notevole avanzamento delle conoscenze per la fase in esame.