Il ruolo dei linfociti B nella patogenesi delle malattie autoimmuni è stato finora associato alla produzione di autoanticorpi antigene-specifici. Negli ultimi anni, invece, le evidenze accumulate suggeriscono un loro ruolo nella regolazione sia positiva che negativa nella risposta immune. Infatti, oltre a produrre anticorpi antigene specifici e di indurre l'attivazione linfocitaria T, un sottogruppo [le cellule B regolatorie (B reg)] regola negativamente la risposta immune autoaggressiva attraverso la produzione di citochine immunomodulanti, quali IL-10. Infatti è stato dimostrato che nel soggetto sano sono in grado di limitare la differenziazione dei linfociti T CD4+ naive in Th1 e Th17 e di generare linfociti Treg inducibili dalle cellule T effettrici. Da nostri studi precedenti è emersa una sostanziale e significativa differenza tra la percentuale di cellule Breg dei sottotipi CD19+ ( Breg cells= CD19+CD24hiCD38hi; Breg memory cells= CD19+CD24hiCD27+) nei pazienti con poliautoimmunità rispetto a quelli con tiroidite autoimmune, usata come malattia pivotale. Tuttavia i disordini autoimmuni associati alla tiroidite erano malattie organo specifiche: in questo studio viene invece valutato l'assetto B reg in pazienti con una connettivite sistemica, la Sclerosi Sistemica (SS), nella quale è stata descritta una down regulation delle cellule Breg quando in forma isolata, ma mancano ancora evidenze del loro comportamento quando SS è inserita in un quadro poliautoimmune. Scopo dello studio è valutare l'esistenza di una differenza percentuale e funzionale di queste sottopopolazioni nella sclerosi sistemica e/o associata alla tiroidite autoimmune, nella sindrome poliendocrina di tipo III.
Il principale risultato atteso risiede nella comprensione dell'impatto che la co-presenza di più di un disordine autoaggressivo può avere su uno dei principali check point immunologici ed in particolare sull'attività delle cellule B regolatorie che sono cruciali nell'inibire la risposta Th1 e Th17, mediante la produzione di IL-10, e nello stimolare la produzione di cellule T regolatorie tramite l'espressione del gene Foxp3. Una tale evidenza potrebbe spiegare l'osservazione clinica di una minore aggressività delle autoimmunopatie quando associate fra loro, rispetto a quando appaiono in forma isolata.