L'emicrania è stata riconosciuta come la prima causa di disabilità nelle persone tra i 20 e i 50 anni. Soffrirne significa perdere ore di lavoro, ore di svago e gravare sul servizio sanitario nazionale. Purtroppo, l'armamentario terapeutico a disposizione dello specialista è stato, fino ad adesso, composto da farmaci inizialmente usati per altre indicazioni e che, per puro caso, si scoprivano essere efficaci anche per il trattamento dell'emicrania. Oggi giorno, grazie agli avanzamenti della comprensione dei meccanismi fisiopatologici di questa malattia neurologica, una nuova classe farmacologica sta arricchendo le nostre potenzialità terapeutiche. Infatti, è da poco a nostra disposizione l'erenumab (aimovig®), un anticorpo monoclonale contro il recettore del CGRP, uno dei polipeptidi responsabili dell'innesco della cascata di eventi che a livello della porzione periferica della I° branca del nervo trigemino porta allo scatenamento di un attacco di emicrania. Questa terapia biologica sembra non avere effetti collaterali importanti. Non è noto se l'efficacia clinica di questa terapia preventiva sia dovuta solo alla sua azione a livello periferico o anche ad un effetto neuromodulatorio a livello centrale. Proprio allo scopo di cercare di fare luce su questo aspetto, noi studieremo un gruppo di pazienti affetti da emicrania ad alta frequenza prima e dopo ogni trattamento con enenumab somministrato 1 volta al mese per 3 mesi consecutivi.
L'emicrania è una patologia del SNC di cui sono negli ultimi anni si è iniziato a comprendere le basi fisiopatologiche. Aver compreso che il polipeptide CGRP, quando liberato a livello delle terminazioni periferiche della prima branca del nervo trigemino è in grado di iniziare la cascata di eventi che porta all'inizio di un attacco di emicrania ha permesso lo sviluppo di una nuova classe di farmaci per la prevenzione: gli anticorpi monoclonali contro il CGRP. Purtroppo, data la novità di questo tipo di trattamento, non si conoscono ancora bene i siti di azione di questi farmaci. Alcuni ricercatori, in virtù della fatto che queste terapie biologiche sembra passino solo in minima quantità la barriera emato-encefalica, hanno ipotizzato solo una azione a livello delle terminazioni periferiche della prima branca del trigemino. Non si può escludere una possibile azione neuro-modulatoria a lungo termine a livello del sistema nervoso centrale. Le potenzialità del presente studio risiedono nella possibile comprensione dei siti di azione di questa terapia biologica. I risultati di questo studio potrebbero corroborare una possibile unica azione a livello periferico o supportare anche un suo ruolo a livello del SNC.
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