Negli ultimi anni l'introduzione dei farmaci biologici ha contribuito ad ampliare le opzioni terapeutiche per la sclerosi multipla (SM), ma contemporaneamente è emersa l'evidenza che tali trattamenti potessero aumentare il rischio di insorgenza di nuove infezioni o riattivazione di infezioni latenti. Il rischio di sviluppare patologie infettive risulta più elevato nei soggetti affetti da SM rispetto alla popolazione generale, proprio in relazione alle modificazioni del sistema immunitario che sono alla base dell'immunopatogenesi della SM. Sono state individuate alterazioni a carico dei linfociti T helper (Th), T follicular helper (TFH) e dei linfociti B. Da qui l'esigenza di mettere in relazione le alterazioni del sistema immunitario dei singoli individui affetti da SM con il meccanismo d'azione dell'agente biologico prescritto, nel tentativo di prevedere e prevenire le possibili complicanze infettive. Tale approccio si allinea ad un'esigenza sempre più concreta di personalizzazione (tailoring) delle terapie per la SM. Partendo dal presupposto che le alterazioni immunitarie preesistenti al trattamento con farmaci biologici giochino un ruolo fondamentale nella patogenesi delle complicanze infettive in corso di tali terapie, il razionale è quello di esplorare l'interazione ospite-patogeno-farmaco biologico attraverso un¿osservazione longitudinale di una coorte di pazienti affetti da SM in trattamento con farmaci biologici, registrando eventi avversi infettivi e correlandoli con biomarcatori misurabili in campioni di sangue periferico, per descrivere le modificazioni dell'immunità T, B e dell'asse monocito/macrofagico. Tale approccio, oltre a chiarire la patogenesi delle complicanze infettive permetterà di identificare potenziali marcatori predittivi di aumentato rischio infettivo.
La domanda alla quale si intende rispondere con il presente studio è: "considerata l'aumentata incidenza di patologie infettive in soggetti affetti da SM in trattamento con farmaci biologici, quali nuovi biomarcatori possono essere utili per la valutazione del rischio di riattivazione di patologie infettive e per la diagnosi precoce?". Per rispondere a tale quesito, l'ipotesi di partenza è che le alterazioni immunitarie preesistenti al trattamento con farmaci biologici siano essenziali nella patogenesi delle complicanze infettive in corso di trattamenti con farmaci biologici. Pertanto, il nostro razionale è quello di esplorare l'interazione ospite-patogeno-farmaco biologico attraverso un'osservazione longitudinale di una coorte di pazienti affetti da SM in trattamento con farmaci biologici, registrando gli eventi avversi infettivi e correlandoli con biomarcatori misurabili in campioni di sangue periferico, in grado di descrivere le modificazioni dell'immunità T, B e dell'asse monocito/macrofagico. Tale approccio, oltre a chiarire la patogenesi delle complicanze infettive permetterà di identificare potenziali marcatori predittivi di aumentato rischio di complicanze infettive.
Saranno confrontati due gruppi di pazienti omogenei per caratteri demografici e differenziati dalla presenza o assenza di complicanze infettive significative. Lo scopo di tale confronto è quello di individuare dei parametri immunologici che siano predittivi di una complicanza infettiva, o al contrario che rappresentino un fattore protettivo, essendo caratterizzati da un elevato potere predittivo negativo per complicanza infettiva. Ci attendiamo di individuare e quantificare una serie di marcatori biologici che assumano valori nettamente differenti nei due gruppi, arrivando a definire valori di cut-off (mediante analisi ROC) attraverso cui stimare il rischio di sviluppare complicanze infettive.
La definizione di marcatori predittivi di rischio infettivo permetterà di gestire al meglio la terapia con farmaci biologici, consentendo una selezione più precisa del paziente e del farmaco per il trattamento della SM, combinando i dati derivanti dalle alterazioni immunologiche di base presenti nell'individuo affetto da SM, il meccanismo d'azione del farmaco e la presenza di patogeni latenti. Tale approccio aiuterebbe a prevenire l'insorgenza di complicanze infettive che potrebbero peggiorare la qualità di vita del paziente affetto da SM, ridurne l'aspettativa di vita, o ancora determinare l'interruzione del DMT con conseguente ripresa dell'attività e della progressione di malattia. Questo approccio rientra nell'ottica della personalizzazione (tailoring) delle terapie mediche, che deve tenere conto non solo dell'attività farmacocinetica e farmacodinamica della molecola, ma anche degli aspetti legati al soggetto, come l'assetto immunitario, che sono una diretta conseguenza della genetica e dell'epigenetica dell'individuo.
A livello di sanità pubblica l'ottimizzazione della terapia per la SM e la possibilità di diagnosi precoce dell'evento infettivo, resa possibile dalla stratificazione del rischio e da un monitoraggio più stringente dei soggetti selezionati, comporterebbe una riduzione della necessità di ospedalizzazione del paziente, o comunque una riduzione dei tempi di degenza, con notevole risparmio di risorse pubbliche.
Nel processo di analisi dei biomarcatori predittivi di eventi infettivi, ci aspettiamo di ottenere informazioni rilevanti per comprendere meglio i meccanismi immunopatogenetici alla base della SM con possibilità di individuare nuovi target terapeutici per lo sviluppo di farmaci per il trattamento della SM.