La missione proposta fa parte di un progetto di dottorato sullo studio crossculturale del comportamento alimentare in gravidanza in relazione alle strategie di sussistenza e alla questione ancora non definita dell'obstetric dilemma, ovvero la relativa difficoltà del parto umano rispetto a quello di altri vertebrati. L'ipotesi avanzata, nata dai miei studi precedenti, è quella che il passaggio a strategie di sussistenza che producono un aumento di carboidrati nella dieta possa accentuare l'obstetric dilemma attraverso l'aumento del peso del feto. Tale scenario, riconducibile all'avvento dell'agicoltura nel Neolitico come a quello della dieta "moderna" di tipo industriale, può emergere dallo studio del comportamento alimentare in gravidanza in culture con diversi sistemi di sussistenza con particolare riferimento alla scelta del cibo da evitare, anche in riferimento a tabù religiosi. Nella mia tesi bibliografica di master (MSc in Human Evolution and Behaviour, University of Kent, 2016), questo approccio bio-culturale ha permesso di individuare differenze nella scelta del cibo durante la gravidanza tra non-agricoltrici e agricoltrici: mentre le prime tendono a evitare cibi di origine animale per nausea, le seconde manifestano una consistente preoccupazione per il peso alla nascita e un parto difficile, attribuito a cibi energetici che vengono dunque evitati. Parallelamente, studi clinici evidenziano l'impatto di glicemia e antropometria materne sul peso fetale, mentre la genetica offre una base per ipotizzare un diverso metabolismo del glucosio tra popolazioni con storia agricola e di caccia-raccolta. Avendo il mio primo fieldwork (Madagascar 2018) confermato differenze comportamentali tra pescatori e agricoltori, ne propongo un follow up per descrivere la dieta delle due comunità (24h dietary recall) e ottenere informazioni antropometriche (statura, circonferenza di bacino e fianchi, diametro bi-iliaco) tra le donne agricoltrici (Antananarivo) e pescatrici (Tulear).
Il fieldwork che pongo all'attenzione del finanaziamento di ateneo fa parte di un progetto innovativo dai seguenti punti di vista:
- è il primo studio in prospettiva evolutiva che lega la variabilità dei sistemi di sussistenza umani alla variabilità della dieta e di successo riproduttivo in termini di output della gravidanza e di "obestetric dilemma". Dal punto di vista strettamente antropologico, non sono state ancora chiarite le dinamiche evolutive dei sistemi economici umani, tanto meno quelle di fluttuazione della fertilità delle popolazioni più o meno antiche, né dell'impatto del consumo di carboidrati nella specie umana. Per quanto concerne il passato, il campo di studio è certamente impervio data la mancanza di reperti o strumenti adeguati tramite cui risalire a tali dinamiche; tuttavia, partire dalla migliore comprensione dei dati attuali può essere la chiave per ricostruire scenari di interazione uomo-ambiente passati. In particolar modo, è utile ivestigare relazioni non precedentemente individuate o approfondite (in questo caso quella tra dieta, così come influenzata dai sistemi di sussistenza, e parto) attraverso metodi non convenzionali (l'utilizzo di tratti culturali, quali i tabù alimentari in gravidanza, come indizi superficiali utili a individuare pressioni selettive biologiche più profonde).
- Se da un lato ci sono evidenze crescenti sul rapporto tra dieta iperglicemica e aumento eccessivo del peso del feto nei contesti occidentali, non sono ancora stati individuati tutti i fattori che producono nel loro insieme un "parto difficile" (evolutivamente e clinicamente) e non si può annoverare in letteratura un'adeguata attenzione ai contesti non occidentali. Queste mancanze si ripercuotono sulla limitata profondità di campo con cui si analizzano le difficoltà del parto umano, spesso circoscritte al processo di encefalizzazione e bipedismo di Homo sapiens dal lato antropologico, e alla condizione di obesità da quello clinico; tali mancanze si riflettono spesso anche sull'inadeguatezza, teoretica e tecnica, delle strategie di ostetricia nelle zone tropicali e non (Boerma et al., 2018). Per gettare maggiore luce sui fattori implicati nel parto difficile, questo studio si focalizza sull'utilizzo combinato di antropometria e abitudini alimentari in diversi contesti di economia di sussistenza (in questo caso del Madagascar, ma applicabile a tutti i contesti non occidentali).
Ne consegue che l'avanzamento delle conoscenze attuali riguarda almeno altrettanti campi:
- Dal punto di vista antropologico, l'individuazione di una relazione tra sistemi di sussistenza, dieta (in termini soprattutto di quantità di carboidrati e proteine disponibili) e output della gravidanza permetterebbe di definire il "mistero" evolutivo dell'obstetric dilemma in una prospettiva senza precedenti: ai concetti di encefalizzazione e bipedismo infatti, a cui la difficoltà del parto umano è stata storicamente collegata, si aggiungerebbe l'effetto di sottili processi metabolici che influiscono tutt'ora sulla riproduzione umana. Analogamente, i risultati di questa ricerca hanno potenziali ripercussioni in campo paleoantropologico e/o archeologico, poichè offrirebbero nuovi strumenti (l'analisi incrociata di antropometria, dieta e sistemi di sussistenza evincibili dagli scavi) per la difficile stima della fertilità nelle popolazioni passate.
- Dal punto di vista della "public health", questo studio è centrale nell'individuazione dei molteplici fattori di rischio che concorrono al fenomeno, crescentemente descritto, dell'aumento del peso dei neonati con conseguenze negative sul parto. La migliore definizione del ruolo che statura, waist-to-hip ratio, tipologia di sussistenza e abitudini alimentari della gestante giocano nel parto può aiutare a comprendere quali strategie mediche utilizzare in contesti tropicali (se favorire quelle per l'aumento o la riduzione del peso del bambino, stabilire i limiti entro quali effetturare il parto cesareo o interventi di "preventive medicine"), stimolando anche una revisione del rapporto dieta/riproduzione a livello globale.