Cinquant'anni di luce. Forma,colore e materia nell'oggetto lampada del design italiano, dagli anni sessanta ad oggi

02 Pubblicazione su volume
Zammerini Massimo

Il ruolo del colore nell’oggetto lampada trova nuove espressioni con l’Industrial Design.
L’intervento proposto approfondisce la relazione tra l’uso del colore e i nuovi materiali industriali. Prima di essi il colore trovava principalmente nel vetro una sua espressione, nelle vetrate piombate e nei diffusori di lampade tipo Tiffany, una tradizione artigianale raffinata. Con l’industria l’oggetto lampada pur mantenendo pressoché invariate le principali tipologie (a sospensione, da terra, da tavolo, a parete, alle quali si aggiungono nel tempo l’incasso e la tensostruttura) subisce delle trasformazioni dipendenti da fattori che incidono anche sui caratteri cromatici. Tra questi:
- La moltiplicazione dei tipi di sorgente luminosa (incandescenza, neon, alogena, led);
- L’inserimento del trasformatore;
- La possibilità di modellare la forma delle materie plastiche;
- Le necessità di contenimento energetico;
- La possibilità di assemblare diversi materiali nello stesso oggetto (marmo, metalli, vetro, materie plastiche, tessuti).
La riduzione delle dimensioni delle sorgenti, dalle alogene fino ai led, determina una revisione dell’idea del diffusore, che in taluni casi coincide con la sorgente stessa.
Le caratteristiche intrinseche dei diversi materiali, e le loro cromie, ispirano accostamenti inediti e una rigorosa attribuzione del materiale e del colore in funzione dell’esaltazione della qualità della luce, come nelle opere dei fratelli Castiglioni. Ogni materiale trova una caratterizzazione cromatica precisa. Tuttavia le variazioni cromatiche sembrano articolarsi tra i due poli estremi del nero e del bianco, del “buio” e della “luce”. Gli altri colori sono spesso “varianti”, anche se in taluni casi, come nell’opera di Sottsass i colori vivaci sono protagonisti. Ogni autore esprime una precisa idea del colore in funzione di un dato essenziale: la lampada deve emettere luce bianca.
Il rapporto tra materiali naturali e artificiali è molto chiaro rispetto ai colori: i primi “portano” il proprio colore mentre i materiali artificiali come l’alluminio pressofuso e le plastiche si ricoprono spesso di colori con finitura brillante o satinata. Il colore spesso viene proposto come variante, ha carattere “opzionale”, ma non è sempre così. Le lampade che hanno superato le mode mostrano un’aderenza univoca tra un’idea di un modo di diffondere la luce e i colori delle sue componenti e in alcuni esempi il colore “non può che essere quello”, ma coesiste con questo rigore anche una sana dimensione ludica che verrà evidenziata.
Lo scritto si concentrerà sulla produzione italiana degli ultimi sessant’anni, a partire dal 1960, quando appaiono quelli che diventeranno dei capisaldi.
Tra gli autori analizzati Achille e Pier Giacomo Castiglioni, Tobia Scarpa, Giò Ponti, Angelo Mangiarotti, Gae Aulenti, Giancarlo Mattioli, Enzo Mari, Vico Magistretti, Mario Bellini, Ettore Sottsass, Mario Botta, Michele De Lucchi, Aldo Rossi.

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