Costruzione del sé ed esperienza dell'angoscia: un approccio fenomenologico
Troppo spesso le teorie relative alla costruzione dell'identità propongono l’immagine di un attore che giunge ad assumere le proprie decisioni in una condizione di solitudine o di interazione bilaterale, circostanze che si pongono su un piano astratto rispetto alla realtà effettuale, ovvero alla concretezza dei rapporti sociali che legano l’attore stesso alla collettività e alle diverse formazioni sociali che la compongono. È immune da questa omissione l'ultima opera di Massimo Corsale, 'Perdersi o ritrovarsi? Navigare (serenamente) nella nostra angoscia quotidiana' (Oèdipus 2017), che – in piena continuità con il precedente 'L'attore sociale e la principessa Turandot. Senso, identità e verità' (L'Harmattan 2010) – adotta un approccio fenomenologico ai temi della costruzione del sé, per approdare a un'approfondita disamina dell'esperienza dell'angoscia esistenziale.