La post-postmodernità nei romanzi cardine di Laura Pariani
Questo contributo focalizza l’attenzione sulla scrittura di Laura Pariani, una fra le autrici italiane contemporanee più sperimentali, con l’intento di evidenziarne quegli elementi che caratterizzano i romanzi della post-postmodernità. La sua cifra stilistica è una scrittura costruita da frammenti e brani stranianti, da una lingua costantemente in bilico tra altre lingue, con la quale si riferisce al tema dell’emigrazione. In particolare si prenderanno in considerazione tre romanzi dell’autrice, che sembrano rappresentare al meglio le caratteristiche di questa nuova tipologia romanzesca e che sono stati pubblicati a cinque anni di distanza l’uno dall’altro: Quando Dio ballava il tango (2002), Ghiacciofuoco (2007 – scritto a quattro mani con Nicola Lecca) e Il piatto dell’angelo (2013). In queste opere, che hanno sempre per protagoniste le donne, l’emigrazione viene vissuta attraverso due differenti punti di vista: per chi parte vi è sradicamento e indeterminatezza, perdita della memoria e delle proprie radici; per chi resta vi è illusione, attesa, angoscia e lutto. Il tentativo di ricollocare la fluidità antinarrativa postmoderna entro pattern narrativi nuovi viene ben esemplificato da questi romanzi metamoderni, in cui sia l’autrice che le sue protagoniste sono costantemente alla ricerca di strutture identitarie più flessibili, che tengano conto delle molteplici deterritorializzazioni e dell’ampliamento del flusso transnazionale contemporaneo.