Aufidio Basso contro Catone il censore. Seneca emulo del De senectute di Cicerone nella lettera 30

04 Pubblicazione in atti di convegno
Berno Francesca Romana

L'articolo analizza in parallelo la lettera 30 di Seneca, il cui protagonista è lo storico Aufidio Basso, e il De senectute di Cicerone, focalizzato sul personaggio di Catone il Censore. I due testi, al di là dei diversi generi letterari, mostrano non poche affinità, sia a livello puntuale (ricorrenza di temi, motivi, lessemi, presenza del modello platonico del Fedone), sia a livello generico (entrambi i testi sono stati scritti durante la senectus del loro autore; entrambi protagonisti sono prossimi alla morte e si rivolgono agli amici, cercando di sostenere la qualità della loro esistenza). Queste coincidenze avvalorano l'ipotesi che Seneca prenda a modello Cicerone, ma rivisitandolo: infatti dà rilievo, fra le varie argomentazioni intorno alla vecchiaia, solo alla paura della morte; mette in scena un uomo morente, e non anziano ma in salute come fa Cicerone; e utilizza argomenti epicurei, anziché guardare alla vita dopo la morte come succede nel De senectute. L'aemulatio di Seneca è mirata a riscrivere il De senectute, di cui lo stesso Cicerone aveva criticato l'eccessivo ottimismo, in modo più realistico ed efficace.

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