IL SISTEMA DEL PROCUREMENT DEI SERVIZI SOCIALI IN ITALIA TRA CONCORRENZA E CONCESSIONE. QUALI ESITI SULLE CONDIZIONI DI LAVORO, QUALI IMPLICAZIONI SULLA QUALITÀ DEL SERVIZIO
Con l’entrata in vigore del nuovo Codice degli appalti (d.lgs. 50/2016) il public procurement rappresenta il principale strumento di policy per la produzione e l’erogazione di servizi ed interventi socioassistenziali e sociosanitari che l’attore statuale (Amministrazione aggiudicatrice) acquista da Enti privati – no profit e profit – (ente aggiudicatore). Si tratta di uno strumento regolativo i cui fini dichiarati consistono nell’incremento di efficienza, efficacia ed innovazione nella Pa. L’approccio di analisi adottato in questo capitolo considera ogni strumento di policy «un dispositivo al tempo stesso tecnico e sociale, che organizza rapporti sociali specifici tra il potere pubblico e i suoi destinatari, in funzione delle rappresentazioni e dei significati di cui è portatore»1. Gli strumenti dell’azione pubblica non sono quindi neutri, assumono diversi significati e implicazioni a seconda degli attori coinvolti e del contesto in cui sono implementati.
A partire da questa consapevolezza, in questo capitolo saranno illustrati i principali passaggi normativi e istituzionali alla base delle pratiche di implementazione dello strumento in un ambito di policy con caratteristiche peculiari: un settore di produzione di servizi intrinsecamente collegati al godimento universale ed inclusivo di diritti sociali fondamentali (alla salute, alla protezione sociale, all’istruzione e così via), altamente labour-intensive e in cui pertanto condizioni di lavoro e qualità dei servizi sono strettamente intrecciati. È alla luce di tale specificità che nel corso del capitolo analizzeremo l’impatto del nuovo quadro regolativo su queste complesse relazioni.