Shakespeare's Romances

01 Pubblicazione su rivista
Martino Mario Costantino Benedetto
ISSN: 2283-8759

Si esaminiamo gli ultimi plays di Shakespeare nel contesto della opera dello scrittore elisabettiano, con riferimento specifico al ruolo del fool in Pericles, Cymbeline, The Winter’s Tale and The Tempest. Non drammi di evasione fantastica e magica o di rinuncia, come a volte la critica ha suggerito, ma drammi della ricerca di una nuova forma per la modernità, secondo l'interpretazione di una critica più recente, questi plays si inseriscono implicitamente nel dibattito sulla revisione delle forme drammatiche canoniche sviluppatosi nella cultura italiana del Cinquecento. La ricerca di una nuova forma drammatica è sottolineata dalla difficoltà e incertezza sia per quanto riguarda la composizione del gruppo (problema peraltro collegato a quello della authorship) sia per quanto riguarda l'accordo su un'etichetta specifica che possa sintetizzarne le caratteristiche: si sottolinea così la discrepanza tra il Folio (che include Cymbeline e Timon of Athens nelle “Tragedies”, mentre The Tempest and The Winter’s Tale sono in “Comedies”), e il canone moderno, che include Pericles, Cymbeline, The Winter’s Tale and The Tempest; e che, etichette descrittive variano(con pro e contro), da “Tragicomedies” a “Romances”, da “Last comedies”, a “Last plays”.
Il ruolo del fool nei Romances è da ricondurre in parte alle caratteritiche attoriali di R. Armin (che sostituisce W. Kempe); dall'altro mostra le differenze dal fool tragico di Lear, poiché il bersaglio della sua ironia non è il monarca quanto piuttosto la classe medio-bassa.

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