Il ritorno alla stampa a caratteri mobili (letterpress) è stato individuato come una delle più interessanti forme della comunicazione visiva contemporanea. Dopo essere stata resa obsoleta dai cambiamenti tecnologici che hanno interessato il mondo della stampa nella seconda metà del Ventesimo secolo, prima negli Stati Uniti e poi in Europa sono sorte realtà che hanno avuto come obiettivo la salvaguardia della cultura del mestiere del tipografo e del conseguente patrimonio tangibile, composto da torchi, caratteri mobili e strumentazione specialistica. Tuttavia tale patrimonio è stato solo in minima parte 'musealizzato' nell'accezione canonica del termine: un enorme sforzo è stato infatti perpetrato per continuare ad utilizzare le strumentazioni.
Questo fenomeno ha portato alla necessità di produrre nuovi caratteri tipografici, in parte per colmare ovvie lacune venutesi a verificare nel tempo, e in parte per rispondere a nuove esigenze comunicative. In questo processo le tecnologie dell'epoca sono state sostituite da quelle moderne, basate sul controllo numerico, rendendo quindi possibile l'interazione tra fisico e digitale. Tra queste tecnologie, quella che mostra maggiori potenzialità e ambiti di sperimentazione è la stampa 3D.
Dati questi presupposti, il mio progetto ha come obiettivo la realizzazione di un intero set di un carattere tipografico d'epoca, individuato tra quelli che, per motivi di conservazione, non è più possibile stampare. Da una parte questo permetterà di tornare ad utilizzare un carattere 'perduto', contribuendo alla ricerca nella storia della tipografia; ma in maniera più ampia, si fornirà un caso studio condotto scientificamente e documentato nella maniera appropriata, utile a tutte le realtà che, per varie ragioni, hanno intrapreso questa strada.
In un contesto in cui molte realtà e singoli individui, coniugando competenze tecniche del passato e studio delle nuove tecnologie, si stanno adoperando per provvedere alla necessità di nuovi caratteri tipografici con approcci più o meno amatoriali, il supporto di una ricerca condotta scientificamente appare essere fondamentale, al fine di fornire un apparato teorico e tecnico e delle sperimentazioni laboratoriali a fini metodologici, didattici, linguistici e potenzialmente industriali.
Attualmente il campo della produzione di nuovi caratteri mobili, e della stampa letterpress in generale, è stata infatti indagata in maniera poco approfondita da una prospettiva accademica. La mia ricerca sarebbe di fatto uno dei primi passi in tale ambito, soprattutto a livello nazionale, permettendo alla Sapienza di inserirsi in un dibattito internazionale dove invece alcune questioni iniziano ad essere introdotte, anche se con mancanza di sistematicità. Tale ricerca, che porterebbe alla definizione di uno dei pochi caso studio sul tema, rappresenterebbe un punto importante da cui ripartire per nuove sperimentazioni, che procederanno di pari passo con l'avanzamento tecnologico e lo studio della storia della tipografia.
Essendo un campo d¿esplorazione estremamente ristretto, la ricerca rispetto all¿utilizzo delle nuove tecnologie risente da un lato della difficoltà di accesso a macchine di maggiore precisione e alla competenza di professionisti specializzati; e dall¿altro, della mancanza di coordinazione tra le varie esperienze, al fine di condividere errori e risultati. Credo che la comunità scientifica, finora tendenzialmente estranea al tema, possegga le risorse e le competenze per intervenire nella questione, mettendo a disposizione non solo metodi, strumentazioni e piattaforme di condivisione, ma anche prassi ormai consolidate nella gestione di progetti interdisciplinari col mondo della cultura e dell¿industria.