Le grandi lesioni polipoidi e non polipoidi del colon (> 2 cm) rappresentano una importante sfida diagnostica e terapeutica nell'ambito dello screening e del trattamento dei precursori del cancro colorettale. Tali lesioni infatti albergano un maggiore rischio di malignità rispetto ai polipi più piccoli, e rendono più impegnativa la valutazione endoscopica iniziale, la stratificazione del rischio, la scelta della tecnica resettiva e la resezione endoscopica in sé, influenzando gli outcome a breve e a lungo termine.
I dati sulla prevalenza, sui fattori prognostici e sui risultati del management di questa particolare categoria di lesioni sono frammentari ed eterogenei, e sono rappresentati prevalentemente da serie orientali, con una presunta minore efficacia del management in centri europei.
Nel nostro centro, l'expertise diagnostico e terapeutico sulle lesioni precancerose del colon è migliorato parallelamente alla diffusione delle nuove tecnologie diagnostico-resettive.
Abbiamo disegnato uno studio retrospettivo riguardante il management endoscopico di tutte le lesioni > 2 cm consecutivamente trattate presso l'A.O.U. Sant'Andrea (ricavate da un cross-check dell¿archivio istologico ed endoscopico). L'outcome principale è la valutazione dell'efficacia e della sicurezza del management endoscopico di queste lesioni, sia in termini di outcome "soft" (completezza della resezione / eventi avversi intra/periprocedurali), che in temini di ouctome "hard", mediante la valutazione della sopravvivenza libera da recidiva e della mortalità generale e cancro-specifica. Ulteriore obiettivo è quello di valutare quali fattori legati al paziente, alle lesione e alla tecnica resettiva siano associati a migliori outcome clinici. Infine, obiettivo secondario è valutare come è migliorata nel tempo l"appropriatezza del percorso, le competenze degli operatori, la completezza dei referti, e se questo ha dei risvolti in termini di una migliore prognosi per il paziente.
Nell'ambito della gestione endoscopica delle grandi lesioni del colon, le conoscenze sul ruolo delle diverse variabili pre-/intra-/post-procedurali nel condizionare gli outcome a lungo termine, sono ricavate da studi retrospettivi con analisi di singole caratteristiche morfologiche, dimensionali, mucosali o vascolari, mentre poche coorti prendono in considerazione tutti i diversi fattori noti dalla letteratura per analizzare la loro importanza relativa in un modello multidimensionale complesso.
In questo terreno di probabilità vi sono alcuni punti fermi ma anche questioni aperte a cui la ricerca deve dare risposte, con particolare riferimento all'accuratezza dei criteri endoscopici che predicono il rate di malignità (assessment endoscopico preresettivo) o dei criteri istologici che predicono la radicalità oncologica della resezione endoscopica (stratificazione istologica postresettiva). Non esiste allo stato dell'arte alcun algoritmo o nomogramma che integri variabili endoscopiche ed istologiche della lesione con caratteristiche clinico-demografiche del paziente, per fornire una stima personalizzata dei rischi di un approccio endoscopico. Gli studi dimostrano che esiste una notevole disomogeneità nel modo in cui una simile problematica endoscopica viene trattata da operatori diversi o in pazienti diversi, anche alla luce di variabili indipendenti come l'expertise di centro ed operatore o la presenza o assenza di una discussione multidisciplinare del caso. Per di più i regimi di ricovero e la diagnostica di sorveglianza post-resettiva chiamano in causa analisi di costo-efficacia che sono state raramente esplorate in letteratura. Infine, la maggior parte degli studi analizza outcome surrogati o "soft", mentre pochi dati sono disponibili su come i diversi approcci ed i diversi parametri influiscano nel determinare differenti sopravvivenze cancro-relate.
Un'analisi preliminare del database istopatologico ha restituito circa 10.000 referti da screenare. Una analisi campione di un sottogruppo di questi pazienti (circa il 40%) ha documentato che circa il 5-10% dei pazienti presenta le caratteristiche di interesse per gli obiettivi dello studio. Si conta pertanto di arruolare circa 500-1000 pazienti nello studio. In una metanalisi sull'efficacia e sulla sicurezza della resezione endoscopica di grandi polipi colorettali, le coorti metanalizzate includevano tra i 20 e i 500 pazienti, quindi questa proposta di studio si staglierebbe nel panorama della letteratura esistente come una delle più larghe coorti analizzate.
Il nostro gruppo ha già condotto in un setting temporale e tecnologico differente (prima dell'introduzione dell'ESD nella nostra pratica clinica) un'analisi retrospetttiva sul management delle grandi lesioni polipoidi colorettali, pubblicata su un giornale indicizzato e peer-reviewed (DOI: 10.1016/j.dld.2015.10.006).
Per tutte le ragioni precedentemente elencate (incidenza del problema, eterogeneità dei dati scientifici allo stato dell'arte, scarsità di dati su outcome "strong" a lungo termine, esperienza del gruppo di ricerca in questo tipo di analisi e prevista numerosità del campione in esame) lo studio si candida ad essere una delle poche coorti europee adeguatamente numerose di pazienti con grandi lesioni del colon trattate endoscopicamente e ha in potenza un adeguato potere statistico per validare fattori prognostici conosciuti (ma studiati in coorti diverse o geograficamente distanti), per identificarne di nuovi e per integrarli in un'analisi multidimensionale che tenga anche conto delle caratteristiche del paziente e del costo del percorso.