
Venanzio Fortunato, poeta formatosi nell¿ancora classica Ravenna ed emigrato nella Gallia merovingia (VI secolo), è autore di una abbondante produzione agiografica: il poema esametrico Vita Martini e alcune vite in prosa sulle quali si intende incentrare la presente ricerca. Ad eccezione della Vita Radegundis, le vite venanziane sono tutte vite episcopali, commissionate da vescovi che, esaltando i loro predecessori, intendevano celebrare la propria sede episcopale. L¿agiografia di Venanzio è dunque in prima istanza un¿agiografia politica. I santi celebrati sono tutti vissuti in Gallia: Venanzio delinea così i contorni di una Gallia santa che è dunque tacitamente additata come esempio di Christiana res publica. Non manca l¿intento edificatorio: Venanzio afferma di scrivere ad aedificationem plebis (vit. Hilarii e vit. Albini). In quel VI secolo di rovina e decadenza Venanzio intende proporre modelli di santità anche alla ricerca di quell¿ordine morale e sociale che il suo amico Gregorio di Tours non riesce a trovare nella sua Historia Francorum.
La presente ricerca intende fornire un quadro completo della produzione agiografica in prosa di Venanzio Fortunato, teso a fornire una mappatura dei miracoli, che consentirà riflessioni di natura sociologica e mistica, ma anche a delineare la cifra espressiva di Venanzio agiografo, sulla quale mancano studi specifici. Essa auspica inoltre di fare chiarezza sui testi la cui paternità venanziana era stata negata da Krusch. Ulteriore acquisizione per gli studi venanziani è l¿intendimento di produrre la traduzione dell¿intero corpus agiografico dal momento che sono state tradotte solo le vite di santa Radegonda e dei santi Ilario, Paterno e Marcello (Venanzio Fortunato, Vite dei santi Ilario e Radegonda di Poitiers, a cura di G. Palermo, Roma 1989; Venanzio Fortunato, Vite dei santi Paterno e Marcello, a cura di P. Santorelli, Napoli-Catania 2015).