Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1961113
Anno: 
2020
Abstract: 

Il progetto ha lo scopo di indagare alcuni particolari aspetti del rituale espiatorio sudarabico attestato in epoca preislamica (VII-I sec. a.C.), da approfondire poi in una prospettiva diacronica e comparativa. Negli ultimi anni, anche grazie a nuove acquisizioni documentarie, è stato possibile raggiungere una nuova consapevolezza su natura e distribuzione dei testi relativi a questa pratica espiatoria, gestita in ambito sacerdotale, talvolta anche con il coinvolgimento del sovrano per i casi di espiazione collettiva. Grazie alla disponibilità di un ulteriore lotto di iscrizioni inedite conservate presso il Museo Nazionale di Sanaa, sarà possibile acquisire ulteriori elementi utili all'inquadramento di questo fenomeno. In un'ottica di una rivalutazione trasversale dei documenti noti, ci si occuperà di approfondire alcuni problemi relativi ai due campi lessicali relativi alle norme di purità e alle malattie, due settori particolarmente evocati in questa tipologia testuale. Verrà inoltre dedicato spazio allo studio di due specifici aspetti della ritualità, cercando di evidenziare sia il ruolo del sovrano nelle espiazioni collettive, sia quello sacerdotale nella gestione della procedura espiatoria. Si prevede infine di allargare l'orizzonte d'indagine in senso comparativo, anche grazie allo studio di alcuni testi di purificazione della Siria di III e II millennio, in modo particolare di Ebla e Ugarit, dove ricorre nuovamente la figura del sovrano quale esponente primario per rituali purificatori comunitari. Questa prospettiva diacronica si muoverà dunque parallelamente al fine di evidenziare elementi relativi a un comune sostrato, sia per gli aspetti del linguaggio, sia per quelli della ritualità.

ERC: 
SH5_3
SH6_5
SH3_10
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2579020
Innovatività: 

Gli aspetti maggiormente innovativi del progetto risiedono anzitutto nell'analisi di una particolare classe documentaria che da una parte si presenta circoscritta numericamente, ma che dall'altra risulta essersi sensibilmente ampliata di recente, il che ha permesso di iniziare una rivalutazione di questo rituale grazie a elementi contenutistici nuovi. Molti di questi nuovi documenti sono stati rinvenuti durante le attività archeologiche della Missione Archeologica Italiana in Yemen (IsMEO e poi IsIAO), specialmente nel sito mineo di Baraqish (valle del Jawf, Yemen settentrionale) - attività interrotte nel 2009, per cause contingenti di forza maggiore. Il materiale epigrafico portato in luce durante queste campagne è stato affidato ad Alessio Agostini dalla direzione della Missione (A. de Maigret e, dal 2011, S. Antonini). Lo studio preliminare di questo materiale, in parte pubblicato, ha permesso di far emergere sensibili novità su questo rituale specie per quanto riguarda le tipologie di trasgressione e i tipi di divinità coinvolte. Il recente studio del contesto archeologico, ora in corso di stampa all'interno del rapporto finale di scavo, ha permesso di chiarire le dinamiche storico-archeologiche dell'area sacra da cui provengono anche alcuni di questi testi espiatori (tali dinamiche erano state oggetto di un precedente progetto di ricerca: si veda sotto, §5 - Finanziamenti e consuntivo).
Oggi ci viene offerto un ulteriore apporto, grazie a un lotto di 27 epigrafi su pietra, la cui documentazione fotografica è stata messa a disposizione da parte del Museo Nazionale di Sanaa. Si tratta per la maggior parte di pezzi lapidei che dunque possono essere ascritti a espiazioni relative al popolo mineo (gli Amir difatti realizzavano testi espiatori su lamine bronzee, destinate ad essere affisse pubblicamente, il che le rende purtroppo più facile preda di traffici illegali). L'aspetto più rilevante di questo lotto è che molti dei pezzi sono ben conservati e offrono testi anche piuttosto lunghi (in un paio di casi si superano le 15 linee di testo, spec. YM 11887; YM 11891); la base documentaria su cui esercitarsi e le possibilità di allargare le variabili testuali e lessicali è dunque molto alta. È possibile che molti di questi pezzi provengano dalla stessa Baraqish, dato che spesso ricorre la divinità Nakrah, dio principale del sito, e che siano stati trafugati prima dell'inizio degli scavi italiani. Per il lavoro su questi testi si intende sviluppare una collaborazione con Iwona Gajda, ricercatrice del CNRS francese, con la quale si sono già avuti proficui scambi.
Nell'ottica del presente progetto si intende procedere nell'analisi lessicale del materiale sudarabico in esame, dando particolare attenzione all'infrazione delle norme di purità e alle malattie, talvolta evocate come conseguenze di tali trasgressioni. Ulteriori ambiti di indagine saranno quelli relativi alla dimensione rituale del processo d'espiazione, specie per quanto concerne le espiazioni cosiddette collettive, in cui sia coinvolto attivamente il sovrano, e rivalutando il ruolo assunto dalla classe sacerdotale all'interno di questo rituale. La nuova documentazione può in questo senso portare novità sostanziali a entrambi questi filoni di analisi.
Questa ricerca potrà inoltre beneficiare di un significativo allargamento dell'orizzonte di studio, sia in senso diacronico, sia geografico, che ci conduce a esplorare alcuni confronti testuali con la Siria di III e II millennio a.C. (spec. Ebla e Ugarit). Grazie a questo lavoro congiunto e parallelo, potrebbero scaturire utili elementi di connessione per quanto riguarda la pratica espiatoria nel contesto del Vicino Oriente antico, articolando le problematiche sia in riferimento al ruolo della regalità negli atti di purificazione, sia per le specificità lessicali nel campo della medicina nei contesti di trasgressione delle norme di purità.

Codice Bando: 
1961113

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