Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_927051
Abstract: 

Pellegrino Tibaldi (1527-1596), nato a Puria di Valsolda e trasferitosi ancor giovane a Bologna con il padre, muratore e architetto, è considerato uno dei più rilevanti artisti del Cinquecento, esponente di spicco di quella fase storica che con terminologia assai problematica e discussa è definita Maniera o Manierismo.
L'importanza attribuita alla sua opera come pittore di scuola bolognese ha per un certo periodo sopravanzato il riconoscimento critico della sua attività architettonica. A partire dalla prima e finora unica monografia su Pellegrino architetto, quella di Hiersche (1913), la ricerca su questo settore della sua opera è andata intensificandosi, privilegiando però soprattutto le opere piemontesi e lombarde.
Il punto di svolta nella sua carriera, dopo l'apprendistato a Bologna, è rappresentato dal soggiorno romano, cominciato forse nel 1543, durante il pontificato di Paolo III Farnese (1534-1549) e poi di Giulio III Ciocchi del Monte (1550-1555). Alla frequentazione dei tanti artisti presenti nella capitale pontificia negli anni prima del 1553, quando, lasciata definitivamente Roma, cominciò la serie dei suoi spostamenti nel centro e nord Italia, Pellegrino deve la sua inconfondibile fisionomia di pittore e poi di architetto.
I suoi successivi soggiorni a Loreto, Ancona e Bologna, furono d'importanza fondamentale per la cultura figurativa cinquecentesca. Secondo le principali fonti storico-artistiche del XVI-XVII secolo (Vasari, Baglione) proprio ad Ancona Pellegrino divenne, da talentuoso pittore, anche architetto.
La ricerca intende approfondire questo particolare momento della sua biografia, analizzando le opere eseguite nelle Marche (Loreto, Ancona) e a Bologna, prima del suo pressoché definitivo trasferimento in Lombardia, dove la sua attività artistica fu prevalentemente rivolta all'architettura.

ERC: 
SH5_6
Innovatività: 

La ricerca si avvale di competenze diverse: storici dell'architettura, storici dell'arte e storici della storiografia artistica e delle fonti artistiche, collaboreranno per approfondire un settore estremamente importante ma del tutto trascurato della biografia di Tibaldi. Ciò al fine di evitare una trattazione unilaterale e parziale di un artista in realtà estremamente poliedrico.
Stando a Vasari, ripreso poi da Baglione, è proprio nelle Marche che Pellegrino compie il grande passo verso l'architettura, arte alla quale consacrerà quasi tutto il resto della sua vita. A questo territorio rimarrà legato anche dopo il suo arrivo in Lombardia, come la ricerca documentaria ha messo in evidenza.
E' perciò del massimo interesse porsi la seguente domanda: come mai proprio lontano dalla capitale pontificia e dal suo ricchissimo humus culturale, del quale era fortemente permeato, Pellegrino sviluppa un interesse così specifico per l'architettura? Quali erano le sue conoscenze di base in tale campo? Quale influenza può aver avuto il mestiere del padre? Quale il rapporto con uno dei suoi principali committenti anconitani, Angelo Ferretti? E' possibile, partendo dalle relazioni intercorse tra il pittore-architetto ed i suoi referenti marchigiani, allargare il catalogo delle sue opere nella Marca pontificia? Se le opere più sicuramente documentate in questa regione sono quelle militari, è però poco probabile che, sulla base di questo solo precedente, gli sia stata subito dopo affidata l'importante e tipologicamente così diversa fabbrica del Collegio Borromeo. E' quindi ipotizzabile che il novero delle commissioni architettoniche sia più vasto di quello fin qui documentato o riportato dalle fonti.
Se consideriamo il fatto che, con le opere realizzate in Lombardia, Tibaldi darà un contributo essenziale alla storia dell'architettura del secondo Cinquecento, e al diffondersi del michelangiolismo in Italia settentrionale, appare evidente l'importanza di affrontare monograficamente questo delicato punto di snodo e trasformazione della sua carriera artistica.

Codice Bando: 
927051

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