Anno: 
2018
Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1079846
Abstract: 

Nel volgere di un ventennio, le piattaforme hanno moltiplicato il proprio peso nella tech economy, colonizzato le pratiche sociali e culturali connesse e funzionato sempre più come intermediari (Gillespie 2010) per l'archiviazione, navigazione, produzione e distribuzione di contenuti, modellando ampi territori dell'agency "connessa". La connectivity (Van Dijck, 2013) in gioco in questi processi è una risorsa capace di generare profitto. E proprio i meccanismi in capo ai quali risiede la possibilità di estrarre profitti dalle pratiche d'uso delle piattaforme aprono a inedite sfide per la ricerca. Gli ambienti digitali, in particolare quelli "social" e "search", sono popolati quotidianamente da larghissime fasce di utenti: ciò li rende particolarmente interessanti sotto il profilo della sociologia dei media, degli studi sulle pratiche culturali, sui consumi di informazione e sulla partecipazione politica. Allo stesso tempo, la nozione di "piattaforma" appare sfuggente dal punto di vista giuridico, in quanto non ne esiste una definizione univoca nell'ordinamento giuridico nazionale e in quello dell'UE.
Adottando un approccio multidisciplinare, lo studio si propone di indagare le dimensioni "manifeste" del coinvolgimento degli utenti e quelle latenti, che interessano i modelli di business e i condizionamenti legislativi. Particolare attenzione sarà rivolta ai temi della consapevolezza e literacy degli utenti rispetto alla pratica "naturalizzata" della produzione di contenuti e alla tracciabilità della propria presenza sul web (di pertinenza della sociologia dei media) con i temi della definizione di piattaforme digitali, l'attribuzione della responsabilità per i contenuti diffusi attraverso di esse (con particolare riguardo ai contenuti prodotti e diffusi da sistemi robotici), la legittimità delle pratiche di profilazione e la tutela (nonché autotutela) della web reputation individuale (di competenza giuridica).

ERC: 
SH3_13
SH3_12
SH2_4
Innovatività: 

Le piattaforme, e l'approccio friendly che ne caratterizza l'accesso lato utente, sempre più spesso in connessione da mobile (Castells et alii 2007), consentono di incorporare le tecnologie nelle pratiche sociali, promuovendo la costruzione di reti di connessione tra individui e tra individui e aziende, politica, istituzioni, supportando la stessa formazione del discorso pubblico (Gillespie et al., 2014). La partecipazione alle reti di social networking abilitate dalle piattaforme internet, e la stessa consuetudine alla ricerca di contenuti, informazioni e merci attraverso un search engine come Google sono esperienze quotidiane per fasce molto ampie della popolazione.
Al di là delle opportunità pratiche che queste piattaforme offrono, è opportuno rilevare come esse esse abilitino nuove forme di costruzione e messa in scena del sé come progetto riflessivo, biografico ed evolutivo, costruito anche a partire dalla rielaborazione di materiali mediali che contribuiscono a costruire la propria autorappresentazione (Thompson, 1996, Marinelli, 2004).
Se in generale possiamo considerare le relazioni mediate dalle piattaforme come un segmento rilevante per la vita delle nostre società, è altrettanto vero che i rapidissimi progressi tecnologici rendono rapidamente obsoleto qualsiasi tentativo di definizione e regolamentazione dei fenomeni in atto in questi ambienti sotto il profilo giuridico. Come evidenziato da Pizzetti e altri (2018), persino il recente regolamento UE 2016/679 sulla protezione dei dati personali, appena entrato in vigore, rischia di essere già superato poiché non tiene pienamente conto del fatto che i dati che circolano nelle piattaforme online non sempre sono prodotti da individui che ne sono responsabili, ma sempre più spesso da sistemi di intelligenza artificiale programmati per imparare a produrre nuove informazioni. Occorre, dunque, riflettere sulla possibilità di attribuire ai robot una forma di personalità e di responsabilità giuridicamente individuabile. Inoltre, i sistemi automatizzati di trattamento dei dati rendono difficile individuare con precisione la figura del titolare e del responsabile del trattamento nell'ambito di concatenazioni di trattamenti interconnessi fra loro. Immaginare che l'individuo possa, in ogni momento, mantenere il controllo sulle informazioni che lo riguardano rischia di apparire utopistico e, pertanto, l'unica forma di tutela dotata di una qualche efficacia sembra risiedere nell'obbligo di trasparenza sul funzionamento degli algoritmi, per la verità assai difficile da assicurare.
Questo progetto di ricerca, per quanto riguarda i suoi profili giuridici, aspira ad addentrarsi in un ambito quasi del tutto inesplorato dalla letteratura scientifica, nel quale la (finora scarsa) giurisprudenza, influenzata dal dogma dell'irresponsabilità degli intermediari digitali sancito dalla direttiva europea sul commercio elettronico risalente al 2000, a fatica tenta di rispondere alle nuove istanze di tutela dei diritti. Ci si aspetta, al termine dell'analisi, di pervenire a una più chiara individuazione, definizione e categorizzazione degli attori e delle problematiche in gioco, su cui formulare eventualmente suggerimenti in prospettiva de jure condendo.
Presentati come astratti e tecnici, gli algoritmi sono frutto di una scelta umana, istituzionale e commerciale e possono sfuggire ai processi di domesticazione (Silverstone, 1994), poiché i gestori delle piattaforme possono continuamente cambiarne le regole, alle quali gli utenti possono giungere solo tramite approssimazione. Gli algoritmi sono così responsabili di fenomeni assurti alle recenti cronache sulla polarizzazione e radicalizzazione del dibattito politico, noti come filter bubbles (Pariser 2011) o enclaves. Inoltre, fanno registrare il passaggio dai "networked publics" (boyd, 2011), costruiti dalle intenzioni degli utenti, ai "calculated publics", pubblici che esistono solo nella piattaforma, che ne conosce e prevede l'effettiva composizione (Gillespie, 2014).
Se nell'ambito economico appare già delineato con sufficiente chiarezza il ruolo degli utenti nella trasformazione del proprio leisure time in risorse profittevoli per i distributori di contenuti (Marinelli, 2017), è sulla percezione e conoscenza dei meccanismi a livello individuale e socioculturale che occorre porre l'attenzione. Date queste premesse e finalità fin qui esplicitate, sembra di poter sintetizzare il carattere innovativo della ricerca, entro un frame condiviso che, a partire dalle due prospettive complementari della dimensione giuridica e culturale relative alla pratica d'uso delle piattaforme internet, miri a costruire una base comune di partenza per successivi progetti di "platform literacy", intendendo con ciò una forma di "alfabetizzazione" culturale all'uso delle piattaforme social e search.

Codice Bando: 
1079846

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