Nel complesso ecosistema digitale contemporaneo le piattaforme online e le pratiche ad esse collegate tendono progressivamente a differenziarsi per «sfere di esercizio», colonizzando la nostra esperienza del mondo. La città, innervata dalle infrastrutture di rete e hub economico-politico contemporaneo, è un osservatorio privilegiato per lo studio di questi processi. Con l'irrompere degli oligopolisti tech nel proprio spazio, essa incorpora nel tessuto sociale e produttivo le tecnologie e i meccanismi di piattaforma. Per rendere conto della presenza di dinamiche co-generative tra le logiche di piattaforma e l'ambiente urbano, emerge in letteratura la definizione di «platform urbanism», collocata a cavallo tra i media- e gli urban studies, che segnala la necessità di una reciproca integrazione tra ambiti ormai interrelati: l'esperienza di abitare spazi (geografici) e luoghi (culturali, relazionali, politici) risulta infatti modellata anche da pratiche mediali. Le attività ancora scarsamente regolamentate dei tech giants si innestano tuttavia su un terreno disomogeneo, in cui le scelte dettate dai soli interessi economici possono acuire disuguaglianze preesistenti. La ricerca mira a confrontare il modello dominante di Airbnb (piattaforma profit per l'intermediazione tra domanda e offerta di alloggi per brevi periodi) con modelli emergenti riferibili al «platform cooperativism», orientati a strategie di sviluppo sostenibili nel settore turistico, ospitalità a prezzi equi, rispetto delle culture ed economie locali. L'approccio mixed methods scelto consente di integrare le informazioni di geolocalizzazione provenienti da progetti di open data, volte a stimare la presenza di alloggi su specifici territori, con la realizzazione di interviste a utenti della piattaforma (host e guest), ove possibile comparandole ad analoghe realtà straniere. La tenuta dei modelli ricostruiti sarà sottoposta a verifica ricorrendo a procedure di validazione da parte di testimoni privilegiati.
In letteratura, lo studio dell'intermediazione delle piattaforme commerciali nell'ambito turistico e in generale della ricettività è stato condotto soprattutto in relazione al fenomeno Airbnb. Da questo punto di vista, gli studi appaiono idealmente concentrati lungo due assi tematici principali: il primo, di taglio più critico, è riferito all'indagine circa gli effetti sulle economie locali, a partire da quelle legate al turismo (Coyle e Yeoung 2016), alla sostenibilità dei flussi di visitatori per i quartieri (Garcia-Ayllon 2018), alla trasformazione urbana «platform-driven» (Picascia, Romano e Teobaldi 2017) e alla scarsa trasparenza del sistema piattaforma, con particolare attenzione rispetto ai criteri discrezionali che sono alla base della formazione dei prezzi e sui quali i margini di negoziazione degli host sono sostanzialmente inesistenti: i prezzi sempre più bassi sono, infatti, funzionali ad assicurare un numero sempre crescente di transazioni, dalle quali la piattaforma trae profitti (Corporate Europe Observatory 2018). Il secondo approccio ha carattere più ampio e si concentra sulla penetrazione della piattaforma e delle sue logiche nel tessuto socioeconomico e culturale urbano agendo come un potenziatore dei fenomeni di gentrificazione (Capineri, Picascia e Romano 2018). Non mancano progetti di open data orientati al mercato, come AirDna (https://www.airdna.co/), che produce informazioni e stime attendibili sul fenomeno utili a investitori o aspiranti host (prevalentemente professionalizzati) di piattaforma. Una linea di riflessione meno esplorata appare quella che considera la piattaforma in quanto attore politico oltre che economico, in grado di porsi come interlocutore dei governi cittadini, attivando, come nel caso di altri grandi player (Uber e Amazon su tutti), processi di negoziazione con le amministrazioni locali (Parisi 2018). Altrettanto poco esplorata è la direzione di ricerca che studia le pratiche sociali e culturali legate all'attività dell'utente su piattaforma. Qui le possibilità di studio vanno dalle strategie di differenziazione e posizionamento della propria offerta per quanto riguarda gli host, di fatto coinvolti in un sistema di ranking guidato dalle valutazioni degli ospiti e dalle logiche opache dell'algoritmo di piattaforma, e inseriti in un circuito produttivo molto poco controllabile dai singoli, fino alle richieste dei guest, orientate lungo un duplice binario di ricerca: ospitalità a prezzi accessibili ed esperienza del luogo il più possibile autentica, da vivere idealmente «come autoctoni» e non da semplici fruitori occasionali del luogo, enfatizzandone il carattere di «experience economy» (Pine & Gilmore 1998). Non a caso, la gran parte delle ricerche condotte appaiono caratterizzarsi per il taglio di marketing e di economia del turismo, conservando una specifica attenzione alla valutazione del rischio per il settore alberghiero tradizionale (Mody 2016). Appaiono in sostanza sottodimensionate, in letteratura, le ricerche di impianto sociologico. A questa mancanza, la ricerca proposta si propone di fornire alcuni elementi di riflessione, potenzialmente utilizzabili come insights innovativi per ulteriori e successivi approfondimenti ed ampliamenti. Un ulteriore elemento di avanzamento di conoscenza risiede nella possibilità di operativizzare il framework del «platform urbanism» applicandolo a contesti specifici e di interesse sociologico come le aree urbane interessate da consistenti flussi umani (città universitarie/turistiche/economicamente strategiche) e i quartieri gentrificati o sede della «movida» urbana. Si tratta di zone sensibili proprio perché percepite come «espropriate» ai residenti e sottoposte a un massivo sfruttamento, nelle quali il discorso relativo alla sostenibilità e alla cura dell'ambiente comune, che sorregge alcuni progetti del cooperativismo di piattaforma, può insediarsi con successo alimentando circuiti partecipativi virtuosi e attivando un dialogo proficuo tra abitanti, turisti e city users, amministrazioni ed imprenditori delle economie locali. Quest'ultimo punto può essere funzionalmente inserito fra le nuove frontiere degli studi sulle sostenibilità degli spazi urbani, orientati all'individuazione di declinazioni su attori, processi e tendenze, che non siano limitati agli aspetti meramente ambientali, politici o economici, né alla generale determinazione della smart city.