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La tradizione lirica italiana, in lingua materna e latina, presenta tuttora ampie aree poco esplorate, soprattutto tra XV e XVIII secolo. Nonostante iniziative importanti ma ancora agli inizi, scarseggiano censimenti dedicati a raccolte di rime e di carmi, con diffusione manoscritta o anche tipografica. Ancor più desolato è lo scenario delle edizioni oggi disponibili, penalizzante per autori significativi nell'età in cui operarono, ma anche per veri poeti (tra cui i maggiori in lingua latina), letti, apprezzati e imitati per secoli: le cui opere, oggi a mala pena accessibili in antiche stampe, o in scarne o troppo specialistiche (comunque fuori mercato) edizioni moderne, per recuperare l'attenzione che meritano necessitano di cure filologiche, ma soprattutto di traduzioni artistiche (se latine), e di commenti attenti ai pregi estetici, oltre che diffusamente esplicativi.
Da qualche anno il proponente di questo progetto, grazie alla collaborazione di dottorandi in Italianistica e a piccoli finanziamenti di Ateneo, contribuisce a questa azione di recupero. Con i fondi 2014 è stato allestito un database di oltre 5200 edizioni quattro-cinquecentesche di libri di poesia in volgare, che il DigiLab sta per mettere in rete; con quelli dei progetti 2016 e 2017 è stata prima avviata una collana presso le Edizioni dell'Orso, dedicata alla "Poesia del Quattrocento", poi esteso l'ambito d'indagine fino al Seicento. Ora, la partecipazione di altri specialisti di poesia neolatina, anche settecentesca, consente al progetto di assumere una più completa e coerente fisionomia: conservando la centralità assegnata alla poesia quattrocentesca, esso applicherà le stesse metodologie fino alle esperienze fiorite presso l'Accademia dell'Arcadia. Contestualmente, se al progetto sarà concesso l'assegno di ricerca richiesto, quest'ultimo sarà destinato alla revisione del database e alla sua integrazione, con l'aggiunta di un censimento delle stampe quattro-cinquecentesche di poesia neolatina.
In Italia gli studi riguardanti l'Umanesimo, e più in generale il Classicismo, vivono una stagione orientata, oltre che alla ricostruzione di significativi episodi storico-letterari, alla pubblicazione in testo critico di opere prive di edizioni moderne: esigenza effettivamente primaria, a cui si sta rispondendo con lavori di alto valore filologico, dedicati tuttavia a testi cui vengono riconosciuti non tanto pregi di ordine letterario, quanto motivi d'interesse culturale, nelle loro più varie espressioni. Ne derivano lavori imprescindibili, cui dobbiamo un notevole incremento di conoscenze, ma ovviamente riservati alla consueta fruizione di pochi esperti, come del resto confermano le sedi editoriali che li ospitano. Nel frattempo, forte si avverte la mancanza di iniziative altrettanto efficienti, ma finalizzate a promuovere la ricezione di opere di grande interesse letterario, seppur escluse dal canone dei capolavori; di iniziative basate sugli stessi criteri che ispirano pregevoli collane straniere; di progetti che mirino non solo a riscattare testi mirabili dalle deturpazioni di edizioni obsolete, ma anche a diffonderli in sedi editoriali effettivamente accessibili, e provviste di tutti gli apparati (commento critico ma anche esplicativo, eventuale traduzione artisticamente curata) funzionali a evidenziarne i valori estetici. Contestualmente, la scarsa attenzione rivolta alla poesia del Classicismo (nelle varie declinazioni da questo assunte tra XV e XVIII secolo) ha fatto sì che opere di notevole rilievo storico-letterario giacciano tuttora (del tutto o parzialmente) inedite. Se questo progetto, con un'attenta gestione delle risorse che gli saranno concesse, potrà da un lato promuovere un pieno recupero critico di poeti come Pontano, Giusto de' Conti, Basinio da Parma, Cariteo e Chiabrera, dall'altro rendere accessibile la produzione lirica del Serdini, di D. Brocardo, J. Sanguinacci, A. Staccoli, B. Ilicino e Rustico Romano, certamente ne deriverà un avanzamento delle conoscenze sulla tradizione lirica italiana; anche perché questi nomi non sono che i primi di un corpus su cui si è già cominciato a lavorare, e che nei prossimi anni potrà comprendere autori ancor più rilevanti, se supportato.
Contestualmente il database CLIAP, già pronto e presto consultabile in rete, se sarà (come questo progetto prevede) accuratamente revisionato e integrato con il censimento di tutti i libri di poesia latina editi a stampa (sempre nell'arco temporale dal 1470 al 1600), offrirà uno strumento di ricerca straordinario, infinitamente più efficace della bibliografia cartacea da cui esso trae origine; tale obiettivo, peraltro, potrà essere raggiunto solo se al progetto sarà concesso l'assegno di ricerca che qui si richiede, data l'applicazione metodica che esso prevede.
Giungerà invece comunque a compimento il censimento della poesia latina del XVIII secolo: un lavoro che condurrà in primo luogo al recupero di centinaia di autori e opere del Settecento italiano, la cui conoscenza è attualmente perduta, anche nell'ambito degli studi specialistici. L'"Iter Latinitatis Italiae saeculi XVIII" costituirà dunque uno strumento di ricerca nuovo e praticamente unico nel suo genere, che fornirà un vasto materiale di studio e di lavoro non solo agli studiosi di neolatino e di letteratura italiana, ma anche a tutti coloro che si occupano di Settecento. In Italia c'è una grande tradizione di studi sul latino umanistico, ma il neolatino è ancora terra di nessuno. La Sapienza è l'unica università italiana nella quale sia attivato un insegnamento di Letteratura neolatina, presso la cattedra di Filologia della Letteratura Italiana tenuta da uno dei componenti il gruppo di ricerca; se il progetto dell'"Iter Latinitatis Italiae saeculi XVIII" giungesse a compimento, la Sapienza potrebbe rivendicare un ruolo di primo piano in un contesto di ricerca internazionale ormai fortemente affermato, ma che vede l'Italia ancora sostanzialmente assente.
Naturalmente, anche nel caso della poesia latina settecentesca un censimento non basterebbe a gettare nuova luce sulla qualità dei testi interessati. Fondamentale, a tal fine, anche come atto inaugurale di un complesso percorso, appare dunque l'edizione di un'ampia scelta delle satire pubblicate dagli Arcadi nei tre volumi degli "Arcadum carmina", i cui motivi di interesse sono stati sopra illustrati. Data l'impostazione del progetto appare poi preziosa la possibilità di includervi l'edizione commentata di una delle più importanti raccolte di rime pubblicate da G. Chiabrera, ossia l'autore che costituì il punto di congiunzione tra il Classicismo rinascimentale e quello arcadico.