Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_1559475
Anno: 
2019
Abstract: 

Il progetto di ricerca si propone di indagare, con sistematicità di fonti e riferimenti documentari, i processi di istituzionalizzazione e i modi produttivi del teatro a iniziativa pubblica in Italia, a partire dal periodo di transizione tra epoca fascista e repubblicana, tra anni Quaranta e Cinquanta.
L'ipotesi di base prevede di raggiungere tre macro-obiettivi principali, strettamente integrati:
- indagare le modalità della trasformazione della mentalità degli spettatori e degli operatori del settore (a partire dagli attori), della qualità estetica degli spettacoli, delle relazioni e gerarchie di valori nel periodo di transizione tra ventennio fascista ed epoca repubblicana;
- studiare le influenze di lunga durata degli interventi istituzionali del Fascismo in materia, e in generale dell'ideologia fascista, sulla cultura e sul sistema teatrale italiano del secondo dopoguerra;
- studiare il teatro a iniziativa pubblica in Italia  sullo sfondo delle relazioni spesso conflittuali tra gli aspetti di inquadramento politico-istituzionale del teatro italiano e la cultura veicolata dalla scena.

La ricerca si fonderà anzitutto su fonti di prima mano da reperire in vari plessi archivistici che conservano documentazione di istituzioni e personalità del teatro italiano attive tra gli anni Trenta e l'inizio degli anni Sessanta. 

Ci si concentrerà, in particolare, su tre assi tematici:

1) Primordi e affermazione dei teatri stabili a iniziativa pubblica in Italia e  relazioni con gli aspetti di politica culturale e di inquadramento politico-istituzionale del teatro italiano.

2) Assestamento della regia come modo produttivo, con particolare attenzione al definirsi della non scontata coincidenza, in Italia, tra stabilità e regia.

3) Attori/attrici e modo produttivo critico-registico. Influenze, conflitti, pedagogia.

ERC: 
SH5_4
SH6_8
SH5_5
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_1958937
sb_cp_is_1963271
sb_cp_is_1978239
sb_cp_is_1952015
Innovatività: 

L'approccio documentario del progetto, fondata sul recupero di una consistente messe di fonti di prima mano da diversi archivi, con particolare attenzione alla corrispondenza tra i principali protagonisti sia a livello istituzionale sia a livello artistico e organizzativo, potrà consentire il deciso avanzamento di conoscenza sui processi di istituzionalizzazione e di modo produttivo del teatro italiano tra anni Quaranta e Cinquanta.
Si ipotizza che la ricerca avrà particolari caratteri di innovatività per quanto riguarda le seguenti questioni (che costituiscono altresì ipotesi di lavoro), strettamente connesse tra loro:

1) Il MODELLO ISTITUZIONALE del teatro pubblico italiano.
Il definirsi, nel corso dei primordi del primo teatro stabile pubblico italiano, di una struttura organizzativa fondata quasi esclusivamente, dal punto di vista artistico, sulla figura di un unico regista (Giorgio Strehler), fu senz'altro alla base delle fortune anche internazionali del Piccolo Teatro; al contempo, tuttavia, si trattò di un'opzione che ebbe altresì conseguenze rilevanti per l'intero sistema teatrale italiano, dal momento che essa assunse valore di implicita norma modellizzante per tutti i successivi teatri stabili pubblici. Anziché eccezione, l'organizzazione interna del Piccolo divenne modello istituzionale del teatro pubblico italiano. Influì, inoltre, il fatto che a livello sistemico, anche per volontà politica, si affermò l'idea di di replicare nell'ambito dei teatri pubblici di prosa il modello istituzionale degli Enti Autonomi Lirici.

2) I PROCESSI DI AFFERMAZIONE DEL MODO PRODUTTIVO REGISTICO nell'ambito dei teatri stabili pubblici come compimento dei tratti di anomalia del teatro italiano.
La ricerca potrà avvalorare l'ipotesi che il modo produttivo registico si assestò in Italia tutto sommato lentamente, probabilmente solo attorno alla metà degli anni Cinquanta, nonostante nel decennio precedente la generazione si sentì come investita del mandato di «rifare rapidamente la storia della regia» (Guerrieri), facendo leva, dal punto di vista teorico, su alcune istanze che, a partire dall'incontro/scontro con le consuetudini attoriche italiane, si tradussero nella introduzione di funzioni e pratiche produttive nel lavoro di preparazione dello spettacolo. I processi di affermazione del modo produttivo registico nell'ambito dei teatri stabili, se vogliamo la sostanziale coincidenza tra stabilità e regia, poté sembrare un modo efficace per risolvere finalmente, e in fretta, problemi che venivano riassunti nella facile formulazione di "ritardo del teatro italiano". Essi, in realtà, portarono a compimento i tratti di anomalìa che, almeno dall'inizio degli anni Trenta, avevano caratterizzato il nostro sistema teatrale e che si risolsero nella mancata ricostruzione di nuclei teatrali vitali, alternativi agli organi costituiti dalle compagnie, come invece avvenne in quei "microcosmi teatrali" che, in altri Paesi, furono in grado di riprodurre in ambiti ristretti e in forme nuove il tipo di relazioni che avevano per secoli caratterizzato il teatro basato sul complesso delle compagnie. In stretta connessione con queste questioni, l'indagine potrà fornire elementi per storicizzare particolari tratti peculiari del teatro italiano; ne è un esempio la questione del Dramaturg, figura centrale in gran parte del teatro europeo del Novecento, ma sostanzialmente assente o, in ogni caso, non-ufficialmente presente nel teatro italiano assestatosi all'insegna della stabilità e della regia.

3) REGIA E CULTURA DELL'ATTORE / REGIA COME CULTURA DELL'ATTORE.
I primordi del lavoro registico nell'ambito dei teatri stabili si configurano all'insegna di compromessi con attori spesso insensibili all'idea di stabilità, poiché in maggioranza ancorati alle logiche produttive (anche per quel che concerne la scelta del repertorio) tipiche delle compagnie di giro. Non stupisce che una delle principali affermazioni di principio per l'affermazione dei teatri stabili riguardi anzitutto lo smantellamento del "sistema dei ruoli". Ma il processo di estirpazione delle antiche abitudini delle compagnie di giro fu lento e non esente da continui compromessi con attori e attrici. L'ipotesi di ricerca, che se confermata potrà portare ad acquisizioni innovative nell'ambito degli studi in materia, si fonda sulla convinzione che sia necessario indagare a fondo i processi di lavoro della "generazione dei registi" in particolare con i primi attori e soprattutto prime attrici tra anni Quaranta e Cinquanta: in questo incontro-scontro si annida probabilmente uno dei fulcri dello stesso processo di maturazione alla regia critica come modo produttivo, come sistema organizzativo autonomo e altro da quello dei ruoli, dunque non semplicemente come pratica che si pone in concorrenza o in contrapposizione con il lavoro attoriale bensì come genuina cultura del teatro che, in quanto tale, non può che porsi anzitutto la necessità primaria di occuparsi integralmente dell'attore.

Codice Bando: 
1559475

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