Il classico si fa pop. Di scavi, copie e altri pasticci

06 Curatela
Barbanera M.

Nell’autunno del 2010, a Roma, in via Urbana 152, uno scavo portò alla luce la fabbrica di biscuit di Giovanni Volpato, l’inventore del souvenir a tema classico. L’indagine di un isolato di Roma in una vertiginosa successione antropica ed edilizia, ha offerto l’occasione per mostrare come cultura materiale, opere d’arte, tecnologia, documenti storici, produzioni, vanno tenuti intrecciati se si vuole ricostruire il ‘passato’ senza gerarchie disciplinari.
Volpato ha utilizzato l’ ‘antico’ per la sua attività artistica, generando un processo produttivo di stimolo per la crescita economica della città e per la diffusione di modelli culturali in Europa. Ercolano e Pompei erano state da poco scoperte; i grandtouristi giungevano in l’Italia, meta del loro viaggio di iniziazione culturale. Volpato usa il biscuit per riprodurre opere celebri; sono lavori in serie che ci hanno portato a riflettere sul tema della riproduzione, della serialità, dell’imitazione e dell’ispirazione in un percorso a ritroso dal 1700, alla Grecia d’età classica. Questa mostra vuole riflettere sulla serialità moderna e contemporanea, ribadendo il concetto che l’arte classica non era caratterizzata da capolavori unici e irripetibili.
Gli scultori romani riformulavano immagini create in Grecia per adattarle a contesti inediti e significati differenti.
Gli artisti greci conservavano gli stampi nelle botteghe e li riusavano per ricavare altri bronzi.
Il classico si ripete e rigenera: dissimulato, imitato, dissacrato o contestato, sempre presente con significati diversi.

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