Lo spazio aperto nella pianificazione locale, da standard a struttura

02 Pubblicazione su volume
Bianchi Giovanna

Lo spazio pubblico è lo spazio “tra le cose” ma non è ciò che “resta” tra gli edifici. Non v’è dubbio che all’interno di questa accezione ampia, si può riconoscere allo spazio aperto e, più specificatamente allo spazio a dominante verde, una rilevanza particolare. Ed è su questo spazio che mi vorrei soffermare, sul come la pianificazione locale lo ha “preso in carico” quale componente da sempre fondamentale e da sempre presente nella città, ricorrendo a una sorta di “indice ragionato” per rendere evidente il filo rosso che tiene insieme il lungo percorso di stratificazione del sapere tecnico che regola il rapporto tra verde e città nella sua dimensione spaziale, morfologica, di fruizione, di accessibilità e di percezione.
In via generale e in un’ottica evolutiva, è riconoscibile un percorso da un’accezione strettamente funzionalista (standard quantitativo) a un’accezione morfologico-strutturante (progetto di suolo), da un’accezione ecologico-ambientale (rete ecologica) ad un’accezione integrata e in esplicito riferimento a una strategia di rigenerazione urbana (trama, matrice, infrastruttura verde). Coesiste in ogni caso, nei piani, l’approccio regolativo e normativo di acquisizione attraverso il dispositivo dello standard e oltre-standard nei progetti di trasformazione.
Il punto di arrivo di questo lungo percorso di stratificazione tecnica è il riconoscimento che lo spazio pubblico e in particolare quello aperto – nell’ampia definizione delineata – sia il connettivo efficace che può innescare processi di rigenerazione della città contemporanea, tanto più quando si traduce in un dispositivo strategico e strutturale del piano locale.

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