Il contributo di Pierre Bourdieu per una teoria pratica per gli urbanisti
Tra i grandi intellettuali francesi della seconda metà del XX secolo, Pierre Bourdieu ha effettuato una delle carriere universitarie più brillanti ed esemplari – dall’École Normale superiore alla Sshh al College de France – con una produzione estremamente ricca, diversificata, e, allo stesso tempo, straordinariamente coerente. In questo quadro, il particolare interesse di cui si vuole dar conto con riferimento al contributo di questo autore – filosofo di formazione e sociologo per scelta – risiede, soprattutto, nell’opera di un intellettuale prolifico e impegnato che ha progressivamente affermato la centralità del rapporto tra teoria e azione, con riferimento all’analisi minuta delle prassi e, allo stesso tempo, entro un’esplicita prospettiva di cambiamento. Nonostante alcuni detrattori abbiano spiegato il successo di Bourdieu riconducendolo «all’ambiente popolato dai conformisti del cambiamento», l’idea principale è, invece, che si tratti di un’occasione mancata proprio perché questo autore, attraverso i suoi scritti e le sue opere, ha offerto strumenti concettuali e operativi utili anche all’urbanistica e, più in generale, agli studi urbani.