Le “voci” dello psichiatra e la metamorfosi da “pensatore” a “operatore”

01 Pubblicazione su rivista
Bersani G.
ISSN: 0035-6484

Nel corso degli ultimi decenni si è assistito a un radicale cambiamento nella formazione e nel ruolo sociale dello psichiatra, che da “pensatore” si è trasformato in “operatore”. Un grande numero di fattori, scientifici, medici, formativi, culturali, sanitari, organizzativi, politici, legali, ha contribuito a questo cambiamento. Nella realtà professionale questi fattori possono essere simboleggiati come “voci” interne dello psichiatra, che automaticamente ne limitano o inibiscono l’attitudine al pensiero autonomo, decaduta a vantaggio della necessità di operare praticamente in un ruolo professionale vissuto con sempre minore consapevolezza e profondità culturale. L’impoverimento del senso di identità scientifica e culturale dello psichiatra, a cui si chiede sempre meno di “pensare”, corrisponde a un cambiamento delle attese da parte della società, che gli chiede essenzialmente di “operare”. In un’ottica di metafora scientifica, il “crollo” dell’attitudine mentale dominata da questi fattori potrebbe ridare forza allo spessore culturale e al ruolo sociale dello psichiatra.

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