GIUSTIZIA AMBIENTALE E ANALISI QUANTITATIVA. LE QUESTIONI RILEVANTI GUARDANDO ALL’ITALIA
La giustizia ambientale rappresenta un utile quadro concettuale all’interno del quale possono
trovare spazio nuove prospettive teoriche e metodologiche nello studio del rapporto che lega
l’ambiente, la società, la salute ed il benessere dei cittadini. Nella sua formulazione originale, la
giustizia ambientale si afferma negli Stati Uniti come principio guida di diversi movimenti civili il
cui obiettivo era la denuncia ed il sabotaggio delle iniziative di localizzazione di fonti inquinanti in
luoghi abitati da gruppi svantaggiati o minoranze ―soprattutto afro-americane. Il primo significato
del principio di giustizia ambientale è dunque quello della equa ripartizione dei carichi ambientali
tra i gruppi sociali, e si lega fortemente ai movimenti per il riconoscimento dei diritti civili, in
particolare delle minoranze. Nell’accezione originale, dunque, l’idea di giustizia come equa
distribuzione dei vantaggi e degli svantaggi connessi con un ambiente (inteso come componente
non umana) poggia su una concezione di spazio euclideo utile a misurare la prossimità alla fonte
di rischio, con un approccio statico che legge in un certo tempo i risultati di un processo (ingiusto)
di scelta localizzativa. Muovendoci in questa prospettiva, negli ultimi anni abbiamo avviato un
percorso di ricerca sulla giustizia ambientale in Italia, con l’obiettivo di produrre una
rappresentazione quantitativa il più possibile sistematica. Obiettivo di questo paper è ricostruire i
problemi teorici e metodologici associabili alla giustizia ambientale a partire da alcune
sperimentazioni condotte in Italia.