Le Corbusier e i rapporti professionali con la famiglia Vago

01 Pubblicazione su rivista
Turco Maria Grazia
ISSN: 0485-4152

La famiglia Vago, composta dagli architetti József (Nagyvárad, 1877-Salies de Béarn, 1947) e Pierre (Budapest, 1910-Noisy-sur-École, 2002), ha rappresentato nella storia dell’architettura del Novecento un riferimento culturale di grande interesse. Spesso padre e figlio si sono trovati coinvolti nei più significativi concorsi di progettazione, hanno partecipato agli eventi dell’architettura moderna e hanno avuto rapporti di collaborazione o di conflittualità con i maggiori interpreti del Novecento; tra questi: Ödön Lechner, Hermann Muthesius, Michel Roux-Spitz, Auguste Perret, Henri Sauvage, Mallet-Stevens e Le Corbusier (La Chaux-de-Fonds, 1887-Roquebrune-Cap-Martin, 1965). Ma è soprattutto con quest’ultimo che sia József sia Pierre si trovano spesso a condividere occasioni professionali e scambi d’idee, ma anche contraddizioni, contrasti e competizioni; è, infatti, con la partecipazione di József e Le Corbusier al concorso internazionale per la sede della Società delle Nazioni a Ginevra, nel 1926, che tra l’architetto magiaro e Le Corbusier s’innesca un’esasperante e infinita polemica. Ma anche Pierre Vago ha avuto modo di relazionarsi e scontrarsi più volte con Le Corbusier, sin dalla sua frequentazione nell’atelier di rue de Sèvres. Il giovane Vago avrà ben presto numerose occasioni per esprimere le sue idee sull’architettura e sulle opere dell’architetto svizzero, che non sempre condivide, sulla rivista “Architecture d’aujourd’hui” di cui è capo redattore. È proprio con la pubblicazione di alcuni numeri speciali della rivista su Auguste Perret (n. 7 del 1932) e su Le Corbusier e Pierre Jeanneret (n. 10 del 1933), che ha inizio la serie di monografie dedicate all’opera dei grandi maestri contemporanei. Dalla lettura del numero monografico dedicato a Le Corbusier e dell’autobiografia di Pierre Vago appare con chiarezza la stima e l’ammirazione per un grande maestro che, però, spesso si è lasciato andare a un’architettura di natura essenzialmente emotiva e poetica. Analizza, quindi, alcuni dei suoi progetti: la Cité du Refuge de l’Armée du Salut a Parigi, il padiglione svizzero nella città universitaria di Parigi, l’Unità di Abitazione di Marsiglia. Il giovane Pierre rimane affascinato anche dalle capacità organizzative e comunicative del grande maestro svizzero, dai suoi slogan, dalle sue formule; si tratta, però, di un atteggiamento ammirato ma certamente non di cieca e acritica approvazione. Le Corbusier nutre, però, atteggiamenti diversi nei confronti di Pierre, durante i loro numerosi incontri si mostra a volte cordiale, alcune volte accigliato, qualche volta sgradevole. È evidente che, dopo la controversia con József a proposito del concorso per la Società delle Nazioni, Le Corbusier manifesta un rancore riflesso per Pierre, purtroppo mai sopito nel tempo.

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