Il cimitero degli stranieri nella Roma pontificia. La storia, tra conservazione e trasformazione, di un giardino sorto ai piedi della Piramide
A Roma, nei pressi di Porta Ostiense, all’ombra della piramide di Caio Cestio si trova il “Cimitero dei Protestanti”.
Lontano dal luogo d’inumazione degli impenitenti al Muro Torto, dove erano raccolti uomini eretici appartenenti a classi moralmente e socialmente più infime, al Testaccio, all’ombra del sepulcrum Remi, così la piramide era segnalata nei Mirabilia Urbis Romae, si trovano le tombe degli stranieri di ceto elevato che erano in contatto con le corti italiane. Si tratta in genere di aristocratici presenti a Roma per il “Gran Tour” e desiderosi di partecipare con pienezza al mondo dell’alta società romana. Questo luogo, amato e rappresentato dai vedutisti tra XVIII e XIX secolo per il senso di profonda melanconia che profonde, raccoglie tutte le contraddizioni di un popolo accogliente, ma al contempo intollerante verso uomini di credo diverso. Sia negli anni della Roma Pontificia, sia al tempo del Governatorato, il luogo dell’inumazione degli stranieri morti fuori dalla loro patria è vissuto come un territorio rinnegato, dimenticato finanche dalla pianificazione urbana, la cui sopravvivenza è il frutto di mediazioni e alleanze politiche, non già del rispetto degli uomini che vi riposano.