La rendita come questione sociale
A partire da alcune proteste nei confronti dell’intervento pubblico di livello locale, si discutono le ragioni di quella che sembrerebbe una rinuncia all’ottenimento di benefici collettivi, quale una maggiore qualità dello spazio urbano. Rinuncia che appare paradossale, in particolare se - come nei casi che qui brevemente si presentano - si tratta di quartieri popolari, densamente abitati, che hanno sperimentato incuria, abbandono, progressivo impoverimento del patrimonio costruito, condizioni alle quali è proprio con l’intervento pubblico che si propone di dare risposta. Tra le ragioni delle contestazioni, solo raramente emerge in modo esplicito il tema della rendita urbana, ossia degli effetti di incremento di valore che tali interventi inevitabilmente producono, e di come questa sia prodotta, catturata e distribuita – con i relativi impatti e conseguenze. Eppure è proprio questa la chiave di lettura che sembra più convincente per spiegare l’emergere di interesse da parte di vari attori, inclusa l’amministrazione, su alcune aree e parti specifiche di patrimonio pubblico o collettivo, e quindi anche il motivo profondo dello scontento da parte della cittadinanza – che si manifesta spesso a prescindere dalla qualità dei progetti e della loro realizzazione. Per superare una potenziale impasse, quella del ‘non-intervento’ come soluzione all’emergere di conflitti e alle difficoltà di gestire politicamente le scelte pubbliche, non resta che mettere la questione della rendita tra le variabili progettuali e renderla tema esplicito della discussione pubblica sui progetti di trasformazione, nonché elemento chiave di valutazione dell’operato dell’amministrazione. Questa è la tesi che il contributo si propone di presentare, seppure delineandone solo le principali coordinate.