Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2148129
Anno: 
2020
Abstract: 

L'incidente stradale può essere considerato l'evento traumatico più comune nel mondo moderno, e rientra a pieno titolo nelle "micro-emergenze" ossia, una situazione emergenziale di piccola scala o che coinvolge singoli individui. Nonostante l'incidenza del fenomeno sia enorme, emerge una generale mancanza di attenzione rivolta alle vittime dirette e indirette della strada.
Per sopperire a questo, è nata la necessità di sviluppare e proporre un modello di intervento rivolto alle vittime della strada con la volontà di offrire supporto e sostegno psicologico. A tal fine, nel 2017, è nato il progetto ANIACARES, promosso e finanziato da Fondazione Ania in collaborazione con Sapienza Università di Roma. Un team di psicologi selezionati per le loro competenze in psicoterapia e in psicotraumatologia, e ulteriormente formati per l'applicazione del protocollo di intervento ANIACARES, intervengono per offrire assistenza alle vittime nel momento del trauma, fattore fondamentale per arginare le possibili conseguenze psicologiche a breve e a lungo termine e che, spesso, possono spiegare le cause della morbilità post-traumatica. Nonostante, gli psicologi ANIACARES siano stati selezionati per le loro competenze e siano stati ulteriormente formati alla pratica di un modello di intervento, hanno una formazione differente e anni di esperienza diversi.
Lo scopo del presente studio è verificare se l'orientamento dello psicologo ANIACARES (cognitivo, dinamico, integrato, ecc.), gli aspetti controtrasferali e lo stile decisionale influenzano le scelte operative e l'efficacia dell'intervento nell'azione di sostegno alle vittime. È, quindi, interessante studiare una popolazione di psicologi dell'emergenza abituati a lavorare in un setting diverso da quello in cui si svolge la psicoterapia classica e in cui il lavoro non è sempre e solo un "rapporto a due" tra clinico e paziente ma vi è la presenza di altre figure che possono incidere nello stesso rapporto di cura.

ERC: 
SH4_3
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2720582
Innovatività: 

La ricerca presentata sarebbe la prima ad indagare le caratteristiche di una popolazione specifica di psicoterapeuti che intervengono in emergenza ed in particolar modo con vittime specifiche quali vittime dirette e indirette della strada. Una conoscenza approfondita delle caratteristiche dei terapeuti e delle loro competenze permetterebbe di costruire programmi di formazione con focus specifici sull'argomento e costruire momenti di supervisione adeguati a supportare i terapeuti stessi.
Saper andare oltre i confini del setting è una delle caratteristiche a cui deve sapersi "adattare" uno psicologo dell'emergenza; e ormai c'è un consenso abbastanza diffuso sui tempi e modi di agire che deve avere uno professionista che opera nei contesti di emergenza (Sbattella, 2009). Quello che è chiaro è che in un contesto emergenziale l'intervento dev'essere svolto in un'ottica bio-psico-sociale tenendo in considerazione la complessità dell'azione e gli effetti della propria azione su tutti gli altri livelli e figure coinvolte (Sbattella, 2009).
Chi opera in contesti di emergenza deve essere preparato a svolgere per le vittime: accoglienza, informazione, interventi clinici e psicosociali. Questi interventi sono rivolti prevalentemente a persone "normali" che reagiscono a una situazione che, invece, è da considerarsi "anormale" (Cimbro 2006; Giannantonio 2005; Lo Iacono e Troiano 2002; Young et al. 2002; Giusti & Montanari 2000).
L'intervento dev'essere orientato ad un processo di identificazione attiva dei bisogni della vittima, riconoscendo le differenze e le specificità delle singole persone coinvolte (Callina, 2014). Da non sottovalutare è il ruolo del tempo nei contesti d'emergenza, infatti, uno psicologo deve sapere che i tempi dell'intervento devono essere rapidi: già dal primo contatto deve riuscire a creare e a gettare le basi per una relazione terapeutica compressa temporalmente (Callina, 2014). Lo psicologo dell'emergenza deve inoltre comprendere il significato che l'evento o gli eventi assumono per il soggetto favorendo la ricerca di senso alle proprie reazioni e realizzando così un intervento che possa far elaborare e integrare l'esperienza come parte significativa dell'esistenza della vittima (Sbattella, 2009). A questo proposito è quanto mai fondamentale che lo psicologo non generalizzi a priori il vissuto della vittima e anzi, favorisca l'istaurarsi di una relazione sinceramente empatica; deve favorire, nella vittima, la ricerca di un senso e di un significato all'evento e all'esperienza traumatica legata al vissuto catastrofico. La ricerca ha dimostrato che la relazione tra gli eventi stressanti e catastrofici della vita e lo stress percepito dal singolo individuo non è lineare; l'effetto degli stressor sarebbe, infatti, fortemente mediato da variabili individuali (Cassidy, 1999); molto dipenderebbe dal modo in cui i soggetti percepiscono, classificano e "significano" gli eventi (Sbattella, 2009); ed evidentemente l'interpretazione dell'evento è del tutto personale e risponde alle caratteristiche di unicità individuale.
Vi è il tentativo di ricostruzione di routine quotidiane spezzate dall'evento traumatico (Axia, 2006) e che, in situazioni normali, farebbero da mediatori alle esperienze personali e alla realtà organizzando sistemi di significato (script cognitivi), infatti, quando la routine è spezzata le persone avvertono un senso di smarrimento, non potendo più sperimentare le motivazioni all'azione (Axia, 2006).
La capacità e sensibilità dello psicologo che deve lasciare da parte il "senso di onnipotenza terapeutica", riconoscendo i limiti imposti dalla durata dell'intervento, non potendo instaurare rapporti di natura affettiva profonda, e consapevole del setting emergenziale (non strutturato come il classico setting clinico; Napoli, 2003), deve quindi essere orientato a un intervento che sia quanto più personalizzato, ispirato a tecniche specifiche ma che possano essere flessibili e la relazione terapeutica sia improntata alla ricerca di una "giusta-distanza" tra vittima e psicologo.

Alla luce di quanto sostenuto dalla letteratura, ci attendiamo di trovare delle differenze statisticamente significative nell'efficacia dell'intervento messo in atto sulla base dell'orientamento dello psicologo, dell'età dello psicologo e soprattutto, degli anni di esperienza maturati specificatamente nel settore della psicologia dell'emergenza. Inoltre, ci aspettiamo di trovare che maggiore sia la gestione ottimale delle dinamiche controtrasferali del terapeuta, maggiore sia l'efficacia dell'intervento svolto con la vittima. Inoltre, ci aspettiamo di trovare delle co-occorrenze frequenti nelle relazioni dei casi clinici dei terapeuti con stesso orientamento e, per concludere, che ci sia una relazione fra stile decisionale del terapeuta, scelte operative messe in atto durante l'intervento e dinamiche controtrasferali.

Codice Bando: 
2148129

© Università degli Studi di Roma "La Sapienza" - Piazzale Aldo Moro 5, 00185 Roma