Studi sperimentali e teorici hanno evidenziato come la conoscenza del contenuto di H2O e di CO2 di un magma sia la chiave per la comprensione delle dinamiche eruttive. In particolare, il processo di degassamento e flusso di CO2, CO2-flushing, è un processo diffuso che influenza gli equilibri di fase del sistema e quindi l'evoluzione chimica e fisica dei magmi immagazzinati nella crosta superiore. Esso ad esempio, gioca un ruolo importante nella produzione di eruzioni esplosive in molti sistemi basaltici (vedi Etna, Stromboli). L'obiettivo del progetto è quello produrre dati sulla variazione dei contenuti di CO2 e H2O di un magma basaltico primitivo alla transizione mantello superiore-crosta inferiore, al fine di valutare la porzione di CO2 essolta che può contribuire al processo di flushing. L'obiettivo sarà raggiunto eseguendo esperimenti di solubilità di un fluido a diversa concentrazione di CO2 a pressioni tra 500 e 1500 MPa, su un basalti alcalini provenienti da differenti vulcani italiani (Vulsini, Valle Latina, Campi Flegrei, Etna).
Il comportamento della frazione volatile (H2O, CO2, S, Cl, F, etc.) contenuta in un magma è la chiave per la comprensione di processi vulcanici, di petrologia ignea e di dinamica crostale profonda. I fluidi essolti dal magma in risalita, inizialmente ricchi di H2O, aumentando progressivamente il rapporto CO2/H2O cambiano la loro capacità come solventi per determinati elementi che possono andare ad arricchire il magma con cui il fluido è in equilibrio in quegli elementi mentre altri possono essere rimobilizzati; il trasferimento di massa di componenti volatili in ambienti ignei può quindi interessare elementi mobili producendo una "differenziazione volatile-indotta" del magma. La comunità scientifica che studia il vulcano Etna potrebbe avvantaggiarsi significativamente dell'avanzamento delle conoscenze derivanti dal progetto proposto. Il più grande vulcano europeo è alimentato in modo persistente da magmi primitivi ricchi in volatili, che possono raggiungere contenuti del 3.5 wt.% di H2O e 0.3 wt.% di CO2. Una particolarità di questo vulcano è che lave basiche eruttate principalmente dopo l'eruzione del 1971, mostrano un arricchimento in potassio (K2O max ~ 2.2 wt.%) non spiegabile con il solo processo di cristallizzazione frazionata ma nemmeno soddisfacentemente spiegato invocando processi di assimilazione crostale o cambiamenti nella sorgente del magma. Valori del contenuto di K2O relativamente elevati sono stati riscontrati anche in alcune lave del Mongibello (K2O 2.5-3wt.%) mentre i dati delle inclusioni vetrose in olivine dalle lave emesse durante le eruzioni del 2001 e del 2002, mostrano un contenuto di K2O costante nelle inclusioni intrappolate in un intervallo pressione tra i 500 e 100 MPa, che aumenta significativamente nei vetri intrappolati a pressioni inferiore ai~100MPa. Tale variazione è stata messa in relazione con processi di degassamento profondo a CO2, ma solo qualitativamente, poiché la solubilità dei volatili ad alta pressione, nei basalti alcalini, non è stata ancora indagata esaustivamente. Un altro aspetto importante dell'azione del degassamento profondo a CO2 è la relazione con l'innesco di terremoti di magnitudo elevate nell'Appennino. Importanti flussi di CO2 provenienti da corpi di magma profondo sono stati osservati in sistemi di faglie che non hanno alcuna espressione di vulcanismo attivo recente. Tuttavia, la geofisica indica la presenza nella crosta superiore e nella crosta inferiore sotto l'Appennino meridionale di estesi accumuli basaltici legati ad episodi di magmatismo anorogenico durante il Paleogene L' avanzamento delle conoscenze derivanti dal presente progetto sulla solubiltità di H2O e CO2 nei magmi basaltici alcalini ad alta pressione potrà contribuire significativamente alla quantificazione del degassamento profondo a CO2 (CO2-flushing) quale motore di eruzioni vulcaniche o terremoti.