
Guardando al dibattito culturale, nazionale e internazionale, sulla geolocalizzazione e sullo spatial turn, nonché alle riflessioni degli studi umanistici, italiani e non, sul rapporto fra narrazione e spazialità, il progetto proposto intende gettare uno sguardo innovativo, per quanto concerne sia la ricerca in Italia che quella all'estero, sulla produzione letteraria italiana, prediligendo la rappresentazione di uno specifico spazio - quello urbano -, all'interno di un determinato genere letterario (il romanzo), in un arco cronologico compreso fra il 1840 e il 2010, cioè lungo un periodo che va dall'affermarsi della forma narrativa della contemporaneità, dopo l'edizione definitiva dei "Promessi Sposi" di Manzoni, all'inizio del terzo Millennio. Consapevole di quanto la teorizzazione contemporanea abbia sottolineato il collegamento tra figura della città e complessità dei soggetti produttori di tali immagini culturali, la ricerca intende coniugare la metodologia propria delle analisi spaziali con le sollecitazioni provenienti dai Gender, Cultural e Urban Studies, per favorire il più possibile - relativamente al periodo in questione - la ricostruzione di uno scenario geo-politico completo e stratificato, frutto della ricomposizione di quadri storiografici che contemplino le differenze di gender e di identità. Esito del progetto sarà il completamento di un regesto di modelli relativi alla delineazione degli spazi urbani e dei soggetti che li abitano, individuati all'interno di un corpus testuale di scrittura maschile e femminile, prodotto in aree geografiche italiane differenti. Corpus, risultati della ricerca e dell'analisi, modalità di interrogazione saranno inseriti in un data base, di cui si prevedono, dopo la fase di avvio e costituzione degli anni precedenti, l'implementazione e il completamento. Gli esiti del lavoro saranno resi noti alla comunità scientifica sia attraverso pubblicazioni a stampa ed elettroniche, sia attraverso un Convegno specifico.
Negli studi letterari, soprattutto in Italia, le riflessioni teoriche ricordate - così diversificate e pur parzialmente sovrapponibili - hanno prodotto, piuttosto che nuovi paradigmi interpretativi o ampi quadri storiografici, un numero cospicuo di lavori consistenti in studi di casi, volti per lo più ad individuare la rappresentazione di un certo tipo di spazio in un determinato testo o autore; oppure generici cataloghi spaziali (la selva, il castello, l'osteria, la pensione, ecc.), ricostruiti senza evidenza di dati, che consenta di collegarli ai diversi immaginari storici, sociali, culturali nelle differenti epoche, senza una modellizzazione che renda conto dei diversi usi nei molti generi letterari, ciascuno, come è noto, dotato di regole e criteri specifici di funzionamento e di costruzione, soprattutto in anni più vicini a noi, in cui la contaminazione e l'ibridazione sono prassi del fare letterario. Non esiste cioè, allo stato attuale degli studi, un panorama comprensivo che guardi almeno ad un particolare tipo di testo, in una fase significativa della sua crescita e sviluppo, tenendo conto dei differenti soggetti che l'hanno prodotto e delle diverse situazioni geo-politiche sociali in cui è nato.
Infatti, la rinnovata attenzione in ambito letterario per la spazialità, non si è quasi mai contemporaneamente avvalsa delle indicazioni provenienti dalla prospettiva con cui i Gender e i Cultural Studies hanno guardato alle società complesse, ai soggetti che abitano in esse gli spazi disponibili e alle modalità con cui le percezioni relative ai luoghi contribuiscano alla delineazione delle differenti identità.
La ricerca si collega inoltre, in certo senso, ad un tema particolarmente caro al dibattito nazionale e internazionale relativo alla spazialità letteraria, quello che si è lungamente interrogato su come un testo produca nel lettore l'effetto di realtà dello spazio: Roland Barthes, facendo proprie alcune osservazioni di Lacan, sosteneva che esso si ottiene in un testo mediante l'introduzione di dettagli inutili nell'economia del senso della storia ("L'effet de réel", «Communication», 11, 1968); mentre l'approccio generativo lo fa risalire alla creazione di reti coese di elementi. L'approccio metodologico che proponiamo, introduce un terzo elemento, quello che Sandra Cavicchioli ha definito "effetto di profondità" ("I sensi, lo spazio, gli umori e altri saggi", Milano Bompiani, 2002): la leggibilità dello spazio è assicurata dalla coerenza delle varie "profondità" degli elementi dello spazio rispetto al soggetto osservatore. In ambito narrativo, ciò significa sostanzialmente interrogarsi sul punto di vista, sull'insieme dei saperi di cui è portatore, sugli immaginari culturali da cui muove, sull'identità che lo contraddistingue, sulla declinazione di gender di cui è latore.
L'arco cronologico prescelto è infatti quello in cui l'incremento delle possibilità di accesso alla cultura e alla formazione per le donne favorisce la produzione propria delle scritture femminili. Di tale periodo sono oggi sicuramente conosciute e studiabili le figure a noi più vicine (per intenderci quelle che hanno operato dagli anni Sessanta del Novecento al Terzo millennio), ma ancora fortemente neglette permangono le personalità più significative che hanno operato fra la metà dell'Ottocento e la metà del secolo scorso, anni in cui compaiono figure di spicco, molte delle quali ancora da recuperare al canone, azione che questa ricerca contribuisce a fare.
Ma anche la produzione romanzesca a firma maschile presenta delle importanti e significative lacune di analisi complessivamente e specificatamente per il tema che ci interessa. Ad esempio è quasi del tutto assente la considerazione dei testi prodotti dalla Scapigliatura, il movimento letterario del Secondo romanticismo, attivo nell'ultima parte dell'Ottocento, movimento che, al contrario, per primo ha dato voce alla realtà dell'industrializzazione e dell'urbanizzazione nella letteratura italiana contemporanea. Testimone significativo è il romanzo "Fosca", scritto da Iginio Ugo Tarchetti, nel 1869. Ma sorte non dissimile è stata riservata anche alla produzione romanzesca del più noto Antonio Fogazzaro, autore che contrappone allo spazio cittadino quello delle ville e delle residenze signorili, nell'intento di delineare per la prima volta l'identità e l'ambiente in cui si muove l'Italia post-unitaria. Proficuamente questi modelli urbani vengono accostati a quelli aristocratici della Roma di D'Annunzio; o alla città "politica" propria degli scenari dei "I vecchi e i giovani" e ai moderni quartieri del "Fu Mattia Pascal" di Pirandello.
Da tutto ciò deriverà alla comunità scientifica una migliore conoscenza dei quadri storiografici del periodo in questione e delle potenzialità metodologiche delle teorie adottate, nonchè un data base per ulteriori approfondimenti e analisi. Importante, infine, la ricaduta sul piano didattico, della formazione e della trasmissione del sapere.