
Dato il recente dibattito internazionale da parte dei regolatori, delle istituzioni finanziarie e del mondo accademico sul problema dell'instabilità del sistema finanziario globale e degli enormi costi non solo economici ma anche sociali legati ad eventuali future crisi sistemiche, questa ricerca si pone come obiettivo quello di valutare analiticamente le caratteristiche peculiari del rischio sistemico al fine di proporre sia alle istituzioni finanziarie che alle autorità regolamentari efficaci strumenti di stima e di gestione di tale rischio, alternativi alla metodologia regolamentare basata su indicatori di bilancio adottata attualmente dalle Autorità e concordata dal Financial Stability Board, dalla Banca dei Regolamenti Internazionali, dal Fondo Monetario Internazionale e dal Comitato di Basilea sulla Vigilanza bancaria internazionale.
In un contesto attuale, caratterizzato da rallentamento della crescita economica e della produttività soprattutto in Europa e, in generale, nei Paesi Occidentali cosiddetti avanzati, esiste la concreta possibilità che si manifestino rischi di natura macro o sistemica che, se non opportunamente monitorati, potrebbero minare pericolosamente la stabilità del sistema finanziario con conseguenze molto gravi per l'economia reale e la stabilità sociale. Il sistema finanziario si è dimostrato molto vulnerabile al fenomeno della propagazione degli shocks che originano in settori specifici dell'economia reale e/o del sistema finanziario stesso e che, inizialmente, sembrano avere una natura circoscritta. Tuttavia, il forte grado di interconnessione soprattutto tra gli intermediari finanziari cross-border, in virtù delle forti esposizioni reciproche, rende il sistema nel suo complesso molto vulnerabile al fenomeno del contagio. Per tali motivi diviene strategico fare chiarezza sui concetti di "importanza sistemica" e di "contributo al rischio sistemico" di ciascuna istituzione finanziaria partecipante al sistema finanziario globale.
La metrica di rischio sistemico più nota è la Marginal Expected Shortfall (MES) proposta da Acharya et al. (2010) e calcolata come derivata prima del rischio aggregato rispetto alla posizione di una società finanziaria sul mercato. La MESi riflette quindi la sensitività del rischio complessivo del sistema alla variazione di una unità nella posizione di un'istituzione. La MES non prende in considerazione alcune caratteristiche specifiche della società quali, per esempio, la leva finanziaria e l'ammontare delle passività totali, poiché rappresenta solo il contributo marginale di una società alle perdite totali del sistema. Una conseguenza di questo limite per la MES è che una società piccola e con bassa leva finanziaria potrebbe apparire più pericolosa per il sistema di una società grande e pesantemente indebitata.
Inoltre, la somma dei MES di ciascuna istituzione del sistema finanziario non è uguale alla perdita aggregata del sistema misurata dalla sua ESm.
Browlees e Engle (2012) partono dallo stesso marginal approach di Acharya et al. (2010) ma, per superare i limiti del MES, prendono in considerazione alcune caratteristiche specifiche della società finanziaria proponendo così la misura del Systemic Risk (SRISK) che quantifica la perdita di capitale del sistema finanziario causata dalla crisi di una data società.
A differenza degli autori sopra, Banulescu e Dumitrescu (2012) per superare i limiti del MES, propongono un metodo basato su un approccio component, anziché marginal, per la misurazione del rischio sistemico e l'individuazione delle società sistemicamente rilevanti (SIFI).
Questo metodo component-based include per definizione il peso della società nel sistema finanziario permettendo inoltre di scomporre il rischio del sistema aggregato, misurato dalla sua ESm, con evidenti vantaggi nella successiva gestione del rischio.
Per analogia con il Component VaR di Jorion (2007), Banulescu e Dumitrescu (2012) propongono come misura di rischio sistemico la Component ES, il CES, al fine di quantificare il contributo di ciascuna società finanziaria al rischio complessivo del sistema misurato dalla ESm.
A giudizio degli autori, il CES presenta alcuni vantaggi interessanti: per prima cosa, permette di selezionare le società più rischiose sul mercato ordinandole secondo il loro livello di rischiosità sistemica. Inoltre il CES può essere normalizzato per la ES totale così da riflettere il contributo percentuale di ciascuna società finanziaria alla perdita complessiva del sistema finanziario. Poiché il CES fa riferimento a dati pubblicamente disponibili con alta frequenza (giornaliera), questa caratteristica lo rende più adatto alla previsione del rischio sistemico rispetto a misure di rischio alternative ma alimentate da dati a più bassa frequenza poiché relativi a variabili di bilancio (trimestrali, semestrali ed annuali). Inoltre il CES ci permette di valutare la struttura di correlazione delle banche e la presenza di potenziali effetti di spillovers in tempo reale. In sostanza, il CES di Banulescu e Dumitrescu (2013) dipende sia dall'ampiezza della società, data dal rapporto tra la propria capitalizzazione di mercato e quella dell'intero sistema finanziario, che dalla perdita attesa della società quando il sistema è in uno stato di stress (o crisi). Inoltre il CES può essere utilizzato non solo per valutare il contributo di una data istituzione al rischio sistemico ad una data precisa (in campione), ma anche per prevedere il suo contributo al rischio in un certo periodo futuro (fuori campione).
Dato l'interesse verso questa misura sperimentale del CES,
l'innovatività del nostro progetto di ricerca consiste nell'utilizzare un impianto analitico avanzato, poiché basato sulle proprietà delle funzioni copula e sulla solidità statistica della Extreme Value Theory, all'interno del quale testare il grado di performance dei due approcci alternativi component e marginal nella misurazione del rischio sistemico e nell'individuazione delle SIFI con particolare attenzione alla misura del CES.
Inoltre, l'utilizzo di un modello di network del mercato interbancario, basato sulla teoria dei grafi, dove i rendimenti delle attività delle banche appartenenti al network sono correlati positivamente dovrebbe permettere di studiare due importanti fonti di alimentazione del rischio sistemico: la correlazione ed il contagio.
I risultati scaturiti da questo studio ci aiuterebbero ad individuare come migliore previsore di rischio sistemico quella metrica all'interno dell'approccio marginal e component suscettibile di cogliere maggiormente questi due aspetti peculiari del rischio d'instabilità del sistema finanziario globale.
Il conseguimento di tale obiettivo ha come scopo finale la proposta di una nuova misura di rischio sistemico di tipo market-based con un alto grado di performance alternativa a quella indicator-based adottata dalle Autorità regolamentari.