Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2674469
Anno: 
2021
Abstract: 

Il cancro è una delle più diffuse malattie non trasmissibili, fortemente correlato all¿ambiente ed allo stile di vita. Numerose evidenze scientifiche denotano che il processo di cancerogenesi possa essere di origine chimica, cioè innescato da sostanze che rientrano nell¿ampia gamma degli inquinanti ambientali. Tra questi, gli ¿organoclorurarati¿ sono una famiglia di composti eterogenea e ampiamente diffusa, includendo pesticidi, componenti delle plastiche e la diossina, sicuramente il più noto. Il progetto di ricerca si focalizza sul beta-esacloroesano (beta-HCH), uno degli inquinanti più diffusi a livello mondiale con 7 milioni di tonnellate disperse in tutto il pianeta
Dal 2015 il nostro gruppo di ricerca studia il beta-HCH ed ha dimostrato, in modelli cellulari normali e tumorali (ormone-dipendenti e non), la sua capacità di attivare molteplici vie di segnalazione STAT3 mediate, di agire come interferente endocrino, di indurre stress ossidativo ed effetto Warburg e, su cellule normali, di attivare le 3 fasi della cancerogenesi.
STAT3, principale target cellulare del beta-HCH, è una oncoproteina che mediante i suoi pathways canonici e non canonici è responsabile dei processi di cancerogenesi in molti tumori. Essendo coinvolta in molteplici pathways recettoriali (fattori citochinici, di crescita e chinasi non recettoriali) potrebbe essere anche la causa della chemioresistenza indotta da beta-HCH, già evidenziata in nostri studi preliminari. Lo scopo di questo studio è ricercare sostanze bioattive, note come inibitori della STAT3, e verificarne la loro attività come modulatori delle risposte cellulari innescate dal beta-HCH. Questo è un buon punto di partenza per approcciare lo studio cellulare come blueprinting degli inquinanti ambientali e la nutraceutica come possibile strumento di difesa. Così le popolazioni esposte a rischio ambientale potrebbero assumere tramite opportuna dieta, o direttamente come integratori, composti protettivi di origine naturale.

ERC: 
LS1_10
LS3_5
LS1_2
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_3440408
sb_cp_is_3536579
sb_cp_is_3485940
sb_cp_es_459308
sb_cp_es_459307
sb_cp_es_459309
Innovatività: 

L'innovatività di questo progetto sta principalmente nello studio degli effetti del beta-HCH, un composto organoclorurato molto impattante sul nostro pianeta, ricordando sempre che ci sono 7 milioni di tonnellate distribuite in tutto il globo di questo OCP come prodotto di scarto della sintesi dell'isomero gamma ad attività pesticida. Il beta-HCH proprio per questa sua storia di produzione era poco noto alla comunità scientifica fino alla fine del secolo scorso, e l'attenzione è stata sempre rivolta verso l'isomero gamma, la cui resa percentuale nel processo di produzione è pari solo al 14%, mentre il rimanente 86 % è rappresentato da isomeri di scarto. Il beta-HCH per le sue caratteristiche chimico fisiche, risulta essere l'isomero più stabile, più lipofilo e quindi più bioaccumulabile, con un tempo di emivita molto più lungo degli altri isomeri. In base a questa stabilità chimica è possibile definirlo come un "isomero fossile" e testimone di sciagurate produzioni di pesticidi sintetici, e a conferma di ciò è ancora rintracciabile nel sangue delle popolazioni residenti nei territori inquinanti. Un esempio è la Valle del Sacco, territorio a Sud di Roma, dove nel 2005 il beta-HCH venne alla ribalta poiché ritrovato nel latte prodotto dalle aziende di questa località. Lo studio di sorveglianza sanitaria lo rilevò anche nel plasma degli individui ivi residenti, e questo studio è stato per noi il punto di riferimento per determinare la concentrazione di beta-HCH da utilizzare nei nostri esperimenti "in vitro". Poco era noto sulla azione del beta-HCH come agente cancerogeno, ma i nostri studi su modelli cellulari hanno evidenziato tutte le sue nefaste proprietà. L'altra innovatività è la potenziale correlazione tra la contaminazione da beta-HCH ed i fenomeni di chemioresistenza che può innescare. Se i risultati di questo studio confermassero i dati preliminari, sarebbe di enorme importanza sensibilizzare il personale medico ad avere maggiore attenzione nella cura dei pazienti oncologici residenti nei territori contaminati per prevenire i molti fenomeni di scarsa risposta alle terapie e usare piani terapeutici alternativi. L'identificazione del linguaggio molecolare di questo OCP, ovvero in che modo espleta la sua azione a livello cellulare, ci permetterà di proporre l'uso di specifici composti bioattivi presenti nei nutrienti, con attività modulante le proteine coinvolte nella risposta al beta-HCH, e così esercitare un potenziale effetto protettivo, antitumorale o chemiosensibilizzante. Infine il beta-HCH può rappresentare un modello di studio per altri inquinanti subdoli come ad esempio il DEHP (Dietilesilftalato), un altro OCP cancerogeno presente tra l'altro anche nei presidi sanitari, come cateteri nasali o vescicali, sacche da trasfusione o per stomia ecc.

Codice Bando: 
2674469

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