Nome e qualifica del proponente del progetto: 
sb_p_2003617
Anno: 
2020
Abstract: 

Background: l'infezione da Sars Cov2, responsabile del COVID 19, ha causato nel mondo oltre 380.000 morti principalmente con insufficienza respiratoria. La prognosi peggiora con obesità e diabete, caratterizzati spesso da un aumento del tessuto adiposo viscerale che può eccedere anche in persone con Indice di Massa Corporea ai limiti della normalità. Fra questi, importante è il grasso epicardio (EAT), noto per la sua stretta correlazione con il grado di infiammazione cronica e di insulino-resistenza.
Obiettivo: studio del grasso epicardio (EAT) in corso di TC polmonare in pazienti affetti da COVID 19 in relazione agli outcomes clinici come possibile marcatore precoce di severità dell'infezione.
Metodi: verranno inclusi nello studio 218 pazienti giunti al pronto soccorso dell'Ospedale S.M.Goretti di Latina, ospedale n°3 del Lazio per COVID-19, per sintomi suggestivi di infezione da Covid-19 confermata al tampone naso-faringeo e da diagnosi di polmonite interstiziale con TC torace.
- durante la TC verrà anche effettuata la quantificazione dei parametri: volume del grasso epicardico (EAT, cm3), volume del grasso viscerale toracico (VAT, cm3) e percentuale del VAT (%)
- verrà strutturato un database con tutti i parametri clinici ematochimici, respiratori e di gravità d malattia;
- verranno dosate citochine ed adipochine infiammatorie su siero/plasma in ogni paziente già storato a - 20°C;
Risultati attesi : possibile ruolo del EAT come marker precoce di severità dell'infezione COVID-19 importante per orientare in futuro al più adeguato trattamento farmacologico per l'infezione COVID-19 al momento della diagnosi..
Parallelamente, verranno effettuate biopsie del grasso viscerale addominale in tutti i pazienti indirizzati alla chirurgia addominale elettiva, compresa quella bariatrica, presso ICOT, contagiati dal COVID-19 (IgM/igG positive) per la ricerca del virus nel tessuto adiposo, dimostrandone la capacità di reservoire come avvenuto per il virus HIV.

ERC: 
LS4_8
LS7_1
LS4_5
Componenti gruppo di ricerca: 
sb_cp_is_2694136
sb_cp_is_2519749
sb_cp_is_2520790
Innovatività: 

La pandemia COVID-19 per la sua stessa rapidità di contagio e gravità si è rivelata un'infezione senza precedenti nell'ultimo secolo, evidenziando ancora di più la fragilità di alcune categorie di soggetti. Cionondimento, durante questa epidemia sono deceduti soggetti affetti da COVID-19 che apparentemente non mostravano altre comorbilità e neppure un'età avanzata, generalmente più frequente in questi pazienti.
Pertanto la ricerca di possibili marcatori precoci di gravità dell'infezione da COVID-19 riveste tuttora una priorità importante vista la persistenza, seppur notevolmente ridotta dell'infezione che potrebbe avere anche una ripresa nel prossimo autunno, secondo il parere degli esperti.
Partendo dalle considerazioni che vedono la presenza di uno stato infiammatorio, seppur lieve, cronico come quello associato a molte patologie fra le quali l'eccedenza di tessuto adiposo che si è verificata in articolar modo nelle ultime decadi anch'essa a livello definito dal OMS "pandemico" abbiamo ritenuto opportuno indagare questo aspetto puntando sull' aumento del tessuto adiposo epicardico (EAT).
La scelta di questo tessuto nasce da una serie di considerazioni che prendono vita dall'esperienza diretta con i pazienti COVID-19 nei quali spesso per la gravità della possibilità di contagio anche da parte del personale medico-sanitario ricevono misurazioni antropometriche incomplete e facilmente quindi si può sottostimare la presenza di eccedenza ponderale di una persona, soprattutto nel caso di un incremento del grasso viscerale. La possibilità di poterlo stimare utilizzando la TC toracica necessaria per la diagnosi di polmonite interstiziale facilita enormemente l'orientamento diagnostico concernente lo stato infiammatorio cronico del soggetto che è presumibile possa condizionare l'evoluzione della malattia. Tutto questo, al momento della diagnosi e dell'avvio del trattamento farmacologico.
Prevediamo quindi che la presenza di una maggiore quantità di tessuto adiposo epicardico, come espressione dell'adiposità viscerale del paziente obeso e soprattutto non obeso, rappresenterà uno dei principali fattori di rischio per una serie di condizioni associate, tra cui la sindrome da ipoventilazione, una ridotta risposta immunitaria con un conseguente aumento dello stato infiammatorio ed infettivo con relativa insufficienza respiratoria e maggior ricorso all'ossigeno-terapia in tutte le sue forme comprese quelle più gravi, quindi assistite. Inoltre, l'effetto locale a livello miocardico di una maggior quantità di EAT potrebbe anche comportare alterazioni della funzione e del ritmo cardiaci per un effetto paracrino delle citochine stesse, essendo il grasso epicardico a stretto contatto con il miocardio stesso.
E' quindi ipotizzabile che la maggiore quantità di EAT si correli al rischio più elevato di sviluppare una forma più grave di infezione da COVID-19 e presentare una prognosi più sfavorevole.
Pertanto, sia adesso che in futuro laddove il coronavirus, così come anche altri virus SARS-CoV-2 dovessero colpire nuovamente l'uomo, i risultati di questo studio potrebbero consentire di sviluppare e suggerire un approccio precoce per la migliore strategia terapeutica per ridurre l'infezione e le sue spesso drammatiche conseguenze.
Ulteriore obiettivo incluso in questo studio è stato quello di ricercare il virus nel tessuto adiposo viscerale addominale nei pazienti che dovranno effettuare interventi chirurgici in elezione, compresi gli interventi bariatrici, e dovranno quindi effettuare il dosaggio sierico delle IgM/IgG specifiche prima dell'operazione. Nei pazienti con documentata pregressa infezione da COVID-19, verrà effettuata una biopsia del grasso viscerale per la ricerca del virus che se trovato presente nel tessuto adiposo, confermerà il ruolo di reservoire del virus da parte degli adipociti, in analogia a quanto già avvenuto in passato per il virus del HIV.

Codice Bando: 
2003617

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